domenica 13 dicembre 2015

GUERRE DIMENTICATE

Negli ultimi tre anni in particolare dopo il G8 di Genova, (20.7.2001), ha preso sempre maggior consistenza il movimento così detto pacifista che in determinate circostanze scende nelle piazze a contestare a volte la globalizzazione, altre volte le invasioni dei territori altrui, altre volte ancora il ricorso alla forza e alla guerra. Popolo di "Seattle", no global, Social-Forum non vanno confusi con il movimento pacifista anche se spesso aggregano o si mescolano al raggiungimento di obbiettivi comuni. Rilevante è stata la sua visibilità trasversale sabato 21 febbraio 2003 in occasione della marcia europea contro la guerra in Iraq, cui vi hanno aderito cristiani e laici, credenti e atei, politici di parte e liberi cittadini. Comunque gli incidenti avvenuti il 20 luglio del 2001 a Genova hanno indotto gli organizzatori a chiarire le motivazioni interne onde evitare strumentalizzazioni di minoranze male intenzionate e infiltrazioni di teppismo gratuito. Sappiamo che l'asse portante di questo movimento è di matrice cristiana con un forte apporto di missionari laici e del volontariato terzomondista. Sul fenomeno l'episcopato si è diviso ricorrendo a distinguo abbastanza complessi. I favorevoli all'intervento e alla permanenza Usa-italiana in Iraq parlano di un cattolicesimo che deve essere paciere e pacificatore (quindi anche armato) e non semplicemente pacioso, pacifista, che, secondo tale corrente, sarebbe solo ingenuo, passivo, rinunciatario. Specialmente nel caso Iraq il nostro movimento è stato accusato di essere antiamericano per scelta viscerale e di manifestare solo in favore di quel popolo dimenticandosi di protestare per tutte le altre guerre nel mondo dove l'America non c'entra. Oggi sappiamo che vi è in atto una chiarifica interna, soprattutto sotto la spinta della Rete Lilliput, animata dal P. Zanotelli, con lo scopo di qualificarsi nelle motivazioni, nelle modalità di intervento, nella scelta dei compagni di viaggio. Accusare comunque il movimento pacifista di essere solo antiamericano è gratuito e disinformante. Una volta terminata la guerra armata la Tv nazionale è ritornata ai soliti delitti di Novi Ligure, di Cogne, al solito Grande Fratello, alla solita Champions League. Le altre guerre esistenti nel mondo sono state dai media poste nel cassetto. Non si deve ignorare che da anni il mondo missionario, cattolico e protestante, si occupa di tante guerre dimenticate che affliggono il nostro pianeta. Il noto quadrunvirato: Usa, Inghilterra, Spagna, Italia cosi lesto a sistemare l'Iraq, a sedare le lotte tribali interne, a ricostruirlo (che sia vero?), ignora completamente o ha interesse ad ignorare una fra le tante, la guerra in Congo. Il silenzio dei nostri potentati di fronte a questo popolo è causato soprattutto da motivi di carattere economico e politico. Non basta affermare, ci dobbiamo spiegare. Il conflitto nella Repubblica democratica del Congo (fino al 1960 Colonia francese (Belga) è esplosa nel '97 con la salita al potere di certo Kabila, altro tipo alla Saddam Hussein. Fino ad oggi devastazioni in tutto il paese, con vittime a decine di migliaia. Motivi del conflitto: le risorse del territorio, soprattutto il coltan, minerale da cui si estrae il tantalio, un materiale pesante, resistente al calore, inattaccabile dagli acidi, ottimo conduttore. I condensatori al tantalio noi occidentali ce li godiamo nei computer, nei telefonini, nel play station. Senza il tantalio mezzo mondo europeo e americano si bloccherebbe. Ventinove sono le organizzazioni criminali interessate al controllo di questa e delle altre risorse, sempre in rapporto permanente con i vari trafficanti d'armi allo scopo di alimentare una guerra che faciliti i saccheggi. Armi leggere, facili da esportare, proprio di distruzione di massa, usate in 46 dei 49 conflitti che dal 1990 in poi hanno causato quattro milioni di morti, di cui 80% donne e bambini. Il 97 è stato l'anno del boom esportazioni italiane nel Congo. Le armi leggere sono sempre state il fiore all'occhiello del made in ltaly. Oltre al Congo i nostri clienti più affezionati sono Usa, Inghilterra, Francia, Russia. ln stretta fratellanza le guerre (che si vogliono) dimenticate sono un grande affare per tutti, non esclusi per noi italiani che con troppa retorica patriottarda ci conclamiamo missionari di pace ed esportatori di democrazia nel mondo. È anche questo che il movimento pacifista, in particolare rete Lilliput, nella prossima marcia della pace del 20 marzo vuole ricordarci. Perché la tentazione di contrabbandare la volontà di pace con la volontà di potenza è molto sottile. E i pacifisti in questo caso non sono antiamericani 'tout court, anche se gli Usa lo zampino ce lo vorrebbero mettere un po’ dovunque. No, vogliono testimoniare antiviolenza a tutto campo, contro ogni sfruttamento è ogni ingiustizia. Anche quella che sta alla base dei nostri computer, internet e telefonini: il tantalio del Congo.

Autore:
Albino Michelin
05.03.2004

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