martedì 12 gennaio 2016

LA DODICENNE STUPRATA DAL MAROCCHINO

Giovedì 21 settrembre 06 ad Angola, paesino a 15 km da Bologna. L'anno scorso era già successo in città, con una quindicenne violentata in un parco da due marocchini. Poi a novembre con una trentenne aggredita alla fermata dell'autobus, un solo sospettato, un magrebino. Poi nel luglio di quest'anno con una minorenne di 17 anni, anche qui un presunto marocchino responsabile. La penultima all'inizio di settembre con una donna di 33 anni sfuggita all'agguato del violentatore. Il caso ultimo, questo ad Angola, cambia la vittima ma non lo scenario. Verso le ore I7 del 21 settembre la ragazza torna a casa sconvolta, non riesce nemmeno a parlare, paralizata dalla paura e dallo choc. Ansimando biascica quattro parole: «...oh mammi ... mammi ... dopo la scuola ho attraversato il parco pubblico ... da retro un cespuglio sono usciti 4-5 marocchini… oh mammi, mi hanno acccerchiata, presa per la le braccia, gettata a terra, abbassato i   pantaloni,  mi tenevano incatenata. . . oh mammi, da dietro la pianta esce un altro maroc- · chino con una lametta in mano, che strazio, mi hanno rasato il pube e tutti mi hanno stuprata ... oh  mammi che dolore,  voglio morire, voglio uccidermi ... sono  rinvenuta in mezzo all'erba e tutti  erano  fuggiti...». La mamma ovviamente va fuori di senno, urla, diventa una lupa, una jena, si attacca al telefono, chiama la polizia, il pronto soccorso, la stampa, la televisione. Grida attorno allo stabile: «Ancora questi marocchini, mi hanno rovinato la figlia, violentata, povera bambina, mandiamoli tutti a casa, tutti in galera . . .». Ovvio, si mobilita tutto il circondario, arrivano squadre mobili, giornalisti, cineprese, telereporter. La bimba riesce a dare tra i singulti qualche connotato: «è un marocchino, sui 20 anni, con una maglietta Dolce e Gabbana». Scattano le operazioni: la traumatizzata viene condotta all 'ospedale Maggiore di Bologna. La polizia qualche ora più tardi rintraccia il marocchino Dolce Gabbana in piazza del paese, e lo traduce in questura. Il mondo dei media e stampa sbatte il mostro in prima pagina su tutti i giornali: «Nel Bolognese, ancora un marocchino stupra una dodicenne». Le notizie televisive serali sono tutte sul fattaccio, il popolo italiano reclama giustizia contro l'osceno figuro e contro tutti gli extra comunitari. Il giovane incriminato, all'anagrafe Mehdi, anni 21, sostiene tutta la notte fino all'alba che lui non c'entra, non era al parco, a quell'ora si trovava a fare il pizzaiolo. E si chiedeva: «Ma perché io?». Dall'altro lato della città la bambina ricoverata in stato confusionale, ma da tutti gli accertamenti non le riscontrano lesioni gravi né gli effetti di un rapporto sessuale consumato. Al test psicologico qualcosa comincia a non tornare più, la versione della fanciulla incespica, poi crolla. La dodicenne ha inventato tutto. E' stata vista in quel pomeriggio nel parco da un gruppo di amiche mentre si abbandonava a procaci effusioni con l'amichetto quindicenne. Il timore che esse lo andassero a raccontare alla mamma, con la previsione di passare dei brutti guai. Il giorno seguente sabato 23 settembre stampa e TV, il battage pubblicitario a smentire: non c'era nulla di vero, la ragazzina s'è inventata lo stupro, era uno scoop. Alla fine della telenovela restano dei seri interrogativi. Come mai una bambina a quest'età si può inventare la mitomania dello stupro?  Che razza di genitori e di madre ci stanno dietro? Sappiamo che molte donne vengono violentate da bruti e in modo brutale, ma l'astuzia femminile non ha anche dei limiti?  Spesso in effetti molte che si piangono come vittime risultano poi le vere impuntate. E' giusto che nel reato di violenza sessuale si sia "invertito " l’onere della prova? Cioè l'accusato debba essere lui a dimostrare la sua innocenza e non l 'accusatrice a dimostrare la di lui colpevolezza? E come mai si ricorre sempre al capro espiatorio, cioè al marocchino? Certo una bella fiaccolata di protesta contro gli stranieri stupratori (anche quando il porco è lo zio Ciccio) è sempre un bel vedere. Viene di certo la Tv e il telegiornale!
                                    Non dimenticare tutta una cronaca bianca
Marocchini ed extracomunitari che muoiono negli incidenti sul lavoro, o per salvare qualche italiano che diversamente avrebbe perso la vita. Chi mai ricorda o ha interesse di ricordare quel senegalese, Chiekh Sarr, morto a Grosseto il 14.8.04 per trarre in salvo un bagnante, sparito subito dopo il salvataggio senza nemmeno ringraziarlo, lasciando in Africa la giovane moglie e una bambina di 10 mesi. E come dimenticare quella ragazza di 27 anni, Iris Palacios Cruz, che sabato 26 agosto ‘06 non ci ha pensato due volte a gettarsi in acqua sulle spiagge di Livorno per salvare la nina Letizia Fiaschi di 9 anni? Aveva interrotto l'università, lasciato il suo paese per l'Italia e guadagnare qualcosa per la sua famiglia poverissima, ancora clandestina in attesa del permesso di lavoro, una delle tante badanti che si portano la morte nel cuore! Gesti di immenso eroismo, abnegazione, sacrificio. Non si meritano tanto una medaglia d'oro al valore civile, che forse l'avranno anche ricevuta. Costoro ed innumerevoli altri chiedono un'inversione di tendenza nella nostra mentalità. Sarebbe ora cioè anziché vedere in ogni persona un cittadino o uno straniero, apprezzare invece un essere umano, al di là della sua carta d'identità. E giudicare un essere umano non per la nascita o l'origine, ma per i comportamenti, Perché Tv, stampa, persino il «Corriere della Sera» nazionale sguazzano solo in queste fogne di dodicenni stuprate per smentire tutto un'ora dopo? Sono a servizio dell'informazione, della formazione o della sensazione? Il marocchino Mehdi, bravo ragazzo di 21 anni, onesto pizzaiolo in quel di Bologna disse: «ora pretendo le scuse, da questa ragazza, dai suo genitori e da tutti quelli che hanno inscenato questa diffamazione, e poi io islamico marocchino me ne andrò da questa Italia cattolica e razzista. Sì purtroppo Mehdi è ritornato per sempre in Marocco, lasciando a noi in eredità degli interrogativi pesanti.

Autore:
Albino Michelin
27.10.2006

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