mercoledì 6 gennaio 2016

UN PARROCO DI CALABRIA: CARO PAPA, DIMETTITI

Don Giorgio Rigoni, parroco della Matrice di Petronà, un paesino di 3'000 abitanti fra Catanzaro e il declivio Sud della Sila, è animatore spirituale di questa comunità da 25 anni. Di formazione religiosa Rosminiana, non è uno spretato, né un sospeso dalla sua missione. Premettiamo questo perché nella chiesa in genere chi dissente viene da una certa sua componente considerato disfattista, distruttivo, dissacratore. Don Rigoni si sente corresponsabile, sa che la chiesa è pure lui, come sono pure tutti i credenti: la differenza sta nel fatto che lui il coraggio per dire e costruire la verità ce l'ha, altri invece si nascondono dietro il conformismo, che spesso amano definire obbedienza. Il suo intervento è stato divulgato dall'agenzia Ansa il 9 marzo 2005 e il giorno seguente in tutta la stampa europea. Io lo estrapolai da "Le Matin “, quotidiano della svizzera Romanda. Premesso un colloquio telefonico con l'estensore pensai opportuno rendere noto il suo documento anche attraverso "Rinascita" con alcune precisazione personali da aggiungere alla fine. Di seguito, in corsivo il testo.

 «Caro fratello Giovanni Paolo, da tempo avrei voluto scriverti. La tua malattia, la ricaduta ma soprattutto l’enfasi esagerata con cui mass media, ben coadiuvali da zelanti cortigiani si 'preoccupano' di tranquillizzarci e rasserenarci sulla tua permanenza alla guida della Chiesa, mi spingono ad esprimerti quello che, forse una parte silenziosa vorrebbe dirti. Domenica 20 febbraio 2005 hai ricordato le parole di Gesù: "Pasci le mie pecorelle ... ma quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Molti si chiedono se qualcuno ti stia portando dove tu non vuoi! Personaggi che con parole adulatorie ti circondano di incenso perché tu non possa vedere la realtà di una Chiesa che sta andando alla deriva. Registi occulti che hanno trasformato la vita della Chiesa in un reality show (vedi la stessa malattia e l’uscita dal policlinico) e che nulla hanno da invidiare a quelli del Grande Fratello. Nel tepore delle loro belle stanze vaticane non sentono certo il bisogno di un “cambiamento”. Il culto della tua persona che più o meno subdolamente ma scandalosamente si è alimentato in tutti questi anni fa si che una gran parte della chiesa, al solo pensiero che tu possa venire a mancare, cada nel panico dimenticandosi che il timoniere della navicella non è il Papa ma lo Spirito di Dio! Non mi sembra bello che un Papa, nascondendosi dietro le parole di Gesù, faccia intuire di essere indispensabile. Sono parroco in un paesino della Sila, terra di pastorizia: quando un pastore non ha più le forze per seguire le sue pecore sotto il sole, la pioggia, il vento e la neve passa il bastone ad un altro proprio perché ama le sue pecore e le vuole al sicuro. Non è mia intenzione farti la predica né tanto meno ce l'ho con te che tanto hai fatto per la Chiesa: è lo sfogo di un povero prete stanco di sentire sempre gli stessi tromboni, giornalisti e vaticanisti e non che ad ogni occasione ti osannano e che non ”vogliono” usare un po' di senso critico (ma ne sono capaci?). Personaggi a cui dubito interessi un'unghia il bene della Chiesa. Chiesa che al suo interno, dopo il Concilio Vaticano Il, mai ha conosciuto cosi poca possibilità di dialogo e di confronto come sotto il tuo pontificato. Penso alle migliaia di preti “costretti” a vivere “fuori” dalla Chiesa! “Alla fine della giornata devi dire: servo inutile sono” e a chi se non per primo al Papa vengono rivolte queste parole di Gesù, considerato che si è sempre fregiato del titolo di servus servorum Dei? Il linguaggio “clericale”, tu lo sai, dietro a parole come missione, sacrificio, abbandono, fiducia in Dio, volontà di Dio, può nascondere ben altro! Se la (democrazia è un valore umano allora e di più è un valore cristiano e la Chiesa deve ancora entrare in questa terra promessa: Fratello Carol carissimo, mostra il tuo coraggio e la tua forza, lascia spazio allo Spirito di Dio e per amore della Chiesa di Dio dimettiti. Affettuosi auguri per una pronta guarigione e un forte abbraccio.
Sogno un papa che oltre a gridare Pace e giustizia gridi al mondo anche il nome dei guerrafondai e dei terroristi» occidentali e orientali, cristiani e musulmani (non lo sa che la guerra dell’Iraq l'ha voluta Bush?).• Che oltre a difendere i diritti “fuori della chiesa” difenda anche i diritti “dentro la Chiesa”.• Che zittisca gli Osanna al suo nome durante le spettacolari Eucaristie e qualsiasi altro incontro di preghiera.• Che chieda perdono a tutti i preti che, “lasciata” la chiesa, sono costretti loro malgrado a vivere “fuori” dalla legge di Dio e che li accolga come l'unico padre ha accolto il figlio nella parabola.• Che permetta almeno di discutere e confrontarsi sul tema del celibato libero.• Che per l'amore dell'unità dei cristiani abbia il coraggio di mettere in discussione il primato petrino.• Che dia spazio e non solo a parole alla donna discutendo anche la possibilità dell'ordine sacro.• Che si liberi dalle sirena dei mass media e non faccia della vita della chiesa un reality show.• Che sia meno ossessionato dal sesso: forse è l'ora che la smettiamo noi uomini della Chiesa di fare i guardoni e di entrare nelle camere da letto delle persone. Che riveda il sistema scandaloso di elezione dei Vescovi fatti quasi sempre a sua immagine e somiglianza (del Papa). Che “riscopra” la collegialità e la democrazia della Chiesa. Che non cacci gli insegnanti di teologia dal loro posto di lavoro. Che a parole non difenda gli ultimi per poi mettere capi di diocesi reazionari e conservatori legati al potere». Don Giorgio parroco di Petronà (Catanzaro)

A Don Rigoni dopo questa lettera aperta a Papa Wojtyla, quasi disabile a causa della malattia, posi alcune domende, le cui risposte voglio pure elencare. Perché ha divulgato questo proclama? «Non tanto per la gente del posto, in genere fatalista, silenziosa, non reattiva. Ma piuttosto per gettare un sasso nello stagno. Per creare un confronto con le alte gerarchie». Ha messo in conto le reazioni del clero? «Ovvio che esso parta in offensiva. Ma è ipocrisia quella di tenere il popolo ignorante per paura che si scandalizzi. Il popolo va educato con la giusta informazione». Non teme la sospensione d’ufficio da parte del suo vescovo? «La chiesa alta fa subito scattare il coprifuoco di fronte a queste prese di posizione. Comunque il nostro è un vescovo intelligente e non teme questo tipo di interventi a confronto».
lo pure penso che Don Rigoni non andrà incontro a drastiche misure, soprattutto perché quanto esprime lo rivolge in forma amichevole e confidenziale. Non è un bombarolo, ma un uomo preoccupato delle sorti della chiesa.
                                                Modello per anziani cercasi
Intorno alla malattia, dimissioni, ecc. del Papa Wojtyla malato ci facciamo troppo baraccone e dimentichiamo l’essenziale. Baraccone lo fanno in primis coloro che sostengono come il Papa non possa dare le dimissioni a nessuno, in quanto capo della chiesa. A costoro vada un brano del Vangelo quanto Gesù dice a Pietro: “Tu sei Pietro e su questa Pietra io edificherò la mia chiesa". Un Papa può dimettersi, può venire pure dimesso (Concilio di Basilea 1415), le dimissioni le dà alla Chiesa o ad una rappresentanza di essa. Perché chi edifica la chiesa sono "io" dice Gesù non il Papa. Per questo vale e non offende il detto "morto un Papa se ne fa un altro". Peccato che fra i cattolici manchi un dibattito chiaro e aperto: una rondine che speriamo faccia primavera sono le due pagine apparse sul "Corriere della Sera" di sabato 26 marzo 2005. Questo papato visto da due angolature. Quella rappresentata da Hans Küng che lo indica come un periodo di contraddizioni costringendo milioni di credenti ad una drammatica crisi di speranza. L'altra angolatura rappresentata dal jolly cattolico Vittorio Messori, uomo colto e letterato, che parte però sempre dall'asserto: un papato polacco ci ha salvato dal comunismo, dal protestantesimo, dal laicismo. Interessante sarebbe avere queste due correnti a confronto nei nostri media.  Ma al di là dei dibattiti teorici molti sognano un Papa che aiuti vecchi e anziani ad accettare e prepararsi alla morte. A distaccarsi dal posto dagli incarichi, dalle cariche, dagli onori. Che li aiuti a rispettare la privacy a non vedersi in pasto a tutti con folle di penitenti a pregare per la loro guarigione o immortalità sulla terra. Sognano gente che li aiuti ad accettare la legge di natura, la morte, perché quaggiù non esiste né immortalità, vita eterna. Vorrebbero progettare così quanto di vecchiaia loro resta. Giustissimo. Io non so se ci riuscirò. In caso contrario anch’io sarò vittima della mia debolezza. Ma le dimissioni di un Papa 85 enne aiuterebbe tutti gli anziani a vivere con più speranza e meno apprensione il loro futuro. Di queste riflessioni va ringraziato il sacerdote Don Giorgio Rigoni, parroco di Petronà in Calabria.

Autore:
Albino Michelin
01.04.2005

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