martedì 12 gennaio 2016

LA DODICENNE STUPRATA: DI CHI LA COLPA?

Caro Direttore,
Ritengo che le insinuazioni espresse dal signor Albino Michelin nei confronti delle donne sono inqualificabili. L'auspicio è che siano le donne a rispondere a costui, che parrebbe nutrire lo stesso pensiero del mufti australiano, e trovare pure la soluzione alle non poche violenze sessuali o carnali commesse dagli extracomunitari provenienti da certe zone, il quale, come scrive il Corriere della Sera dichiara: «Se porti fuori della carne nuda ... e i gatti arrivano e la mangiano ... di chi è la colpa, dei gatti o della carne lasciata scoperta? La carne nuda è il problema. Se la donna rimanesse nella sua stanza in casa con il velo non ci sarebbe problema». Alle dichiarazioni del mufti, benanche parrà folle, è bene che il signor Michelin sappia che il versetto 223 della sura Il° del Corano dice: «Le vostre mogli sono per voi come un campo da arare, aratelo quando lo desiderate...». Quale la conclusione? Che quando non possiedi un campo da arare e carne da mangiare, ara un campo qualsiasi e sfamati con un pezzo di carne che trovi in strada. Detto ciò, con meraviglia apprendo che il signor Michelin si scandalizzi che la dodicenne si sia inventato lo stupro, in una società ove da anni i genitori sono obbligati a delegare la televisione ed estranei per l’educazione dei figli che non possono scendere in strada, perché ad ogni angolo c'è il peccato capitale. Per cui una risposta avrebbe potuto trovarla tra le oscenità trasmesse dalle reti pubbliche e private. Ma soprattutto ciò che mi è difficile comprendere è il fatto che egli non si sia posto il problema che la dodicenne, ossia che la bambina è imputabile perché dalla legge è ritenuta incapace di intendere e di volere. Infatti l'art. 85 del Codice Penale dice: «Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se al momento in cui lo ha commesso non era imputabile. E' imputabile chi ha la capacità d'intendere e di volere». Mentre l'art. 97 dice: «Non è imputabile chi nel momento in cui ha commesso il fatto non aveva compiuto i quattordici anni». Significando che l'incapacità di intendere e volere è la ragione per la quale la bambina s'è inventata lo stupro. Ma perché incolpare un marocchino? Semplice, perché le reti televisive in quei giorni mandarono in onda notizie relative a stupri commessi da extracomunitari «marocchini». Motivo per il quale è ingiusto ch'egli abbia criminalizzato e deriso la stragrande maggioranza del Popolo d'Italia, reo d’inscenare fiaccolate dopo violenze sessuali, vere o presunte, quando il sospettato è un marocchino. Quel signore non ha compreso che  la  gente  da  molti  anni  percepisce una  connessione  tra  la propria  insicurezza e l'immigrazione, anche marocchina; che in certi quartieri gli stranieri sono gli italiani, che nei quartieri  periferici  o direzionali al calar della  sera la gente ha paura ad uscire di casa; che i rappresentanti dell'ordine non si  arrischiano  a perlustrare quei quartieri dove delinquenti e criminali importanti li hanno trasformati in  rifugi inviolabili; che oltre il 50% dei furti consumati in Italia è opera di extracomunitari; che  anche nelle rapine improprie ossia quando la violenza viene esercitata dopo che il bene è  stato sottratto, per  esempio l'impedimento di essere fermato è di oltre il 50% ad  opera  di  stranieri; che solo qualche anno fa a Bologna oltre il 70% dei detenuti per droga erano stranieri; che a Torino e Milano era il 70%; che il 60% dei detenuti minori rinchiusi nelle nostre carceri sono extracomunitari, che tre marocchini furono arrestati perché con le rapine terrorizzavano le farmacie. Che dal Corriere della Sera ho appreso che un marocchino tenta di violentare la sua ex fidanzata. La ragazza lo denuncia e lo fa arrestare. Il marocchino le dice: «quando esco ti ammazzerò»; che un marocchino clandestino e senza documenti ha violentato un bambino di 10 anni; che un algerino ospite d'una comunità (somigliante ad un marocchino) aggredisce una bambina a passeggio con la mamma per le vie del centro, la bacia sulla bocca e fugge, viene arrestato con l'accusa di violenza sessuale. Che umiliati trattati come bestie, costretti a stare in fila indiana con le ginocchia per terra, al buio e senza fumare. Tutto per una dose. Così i buoni «marocchini» clandestini e spacciatori di morte trattavano i tossicodipendenti. L'elenco di gravi reati, comprendente i più efferati delitti commessi dai marocchini richiederebbe molto tempo. Tuttavia non posso non ricordare il dolore della mamma che la sera del 31 dicembre del 2001, un minorenne marocchino con un coccio di bottiglia gli ha ucciso il giovane figlio.
Caro direttore, riferisca al signor Michelin di non indignarsi che un giovane marocchino sia stato denunciato ingiustamente da una bambina. Semmai lo faccia per il peccato capitale che marocchini e non hanno piantato agli angoli delle strade di un’Italia governata da gente sempre più cieca e sorda verso i suoi figli. In questi giorni leggo l'Eneide e sono rimasto colpito da queste parole: «Eolo, a te il padre dei Numi e sovrano degli uomini concede di placare i flutti marini e turbarli col vento; or naviga il mare Tirreno, una gente a me avversa a porta in Italia i vinti Penati; imprimi ai venti vigore, schianta immergi le navi, sperdili, e scagliane i corpi in mare!
(Franco Blumetti-Berna).

Risposta dell’autore

“Cominciamo a bonificare il nostro ambiente, cominciamo da noi”
L'intervento del Signor Blumetti merita una risposta attraverso una pacata analisi, allo scopo di evitare polemiche poco costruttive. Il dibattito culturale può elevare il livello di un giornale o settimanale, la polemica invece lo abbassa. Peccato che il lettore non abbia sotto gli occhi il mio testo originale: «Dodicenne stuprata dal marocchino» pubblicato su Rinascita il 27.10.2006. Il Blumetti giudica inqualificabili insinuazioni le mie nei confronti delle donne. Ad una attenta lettura si converrà che io mi pongo solo degli interrogativi sul fatto, sul movente, sulla famiglia, sui media, sulla TV, sul retroterra culturale della ragazzina che si è inventata uno stupro. Orbene, oggi che siamo in crisi di pensiero e di interiorità, interrogarsi potrebbe essere segno di onestà intellettuale, di rispetto verso se stessi, di ricerca della verità, supposto sempre che una verità possa esistere. Altri atteggiamenti potrebbero essere segno di superficialità e arroganza.
Primo punto: che il Corano mi dica che «la donna è un campo da arare a piacimento del contadino di turno» non mi sembra molto rispettoso della donna. Espressione che manifesta l'insolenza maschilista perpetrata lungo i secoli, e alla quale oggi le donne si sono ribellate. Con un'accelerazione affrettata anziché con una maturazione richiesta dalla gradualità. E per di più con una certa aria di trionfo. Come la Lory del Santo che in TV il 2.11.06 raccontava baldanzosa di uno stupro subito a Londra anni or sono, quasi fosse un trofeo conquistato al treno dei desideri. D'altronde a quel tempo o nel periodo della formazione del Corano, anche presso i cristiani esisteva un linguaggio insolente nei confronti delle donne. Persino qualche santo si peritava di affermare che la donna è un sacco di sterco e che le donne non hanno l'anima e che le donne vanno poste al tredicesimo rango nella scala dei viventi, subito dopo i pesci. E con ciò? Se questo avvenne non fu certo in nome di Gesù Cristo o di Allah ma nonostante i loro sublimi messaggi.
Secondo Punto: «La dodicenne non è imputabile di reato anche se ha inventato uno stupro perché minorenne» quindi incapace di intendere e volere. Nulla da eccepire su questo comma della legge. Però anzitutto a me interessa distinguere il fatto legale da quello morale. Cioè non perché un gesto, un atto è protetto dalla legge allora anche automaticamente diventa morale, onesto. E qui il discorso si potrebbe ampliare sui contenuti di tutte le costituzioni di questo mondo, sui codici e codicilli, che rendono in nome di una certa legge legale ogni illegalità e tutti i crimini più mostruosi del mondo. Nel caso della dodicenne invece io mi pongo dal puro punto di vista morale, cioè dell'educazione alla coscienza, alla lealtà. In effetti non è leale condannare una persona (marocchino o meno) come mio aggressore se in realtà non lo è stato. E qui ovviamente si chiamano in causa i genitori, coloro che hanno ricevuto come dono dalla vita (o da Dio, veda Lei) una creatura che per la sua innata fragilità abbisogna di accompagnamento, di esempio, di motivazioni, e anche di un minimo di controllo. Piuttosto che delegare i figli a terze persone o alla Tv, caro Blumetti, i figli lasciamoli dove sono, non mettiamoli al mondo. Avremo meno gatte da pelare, o meno grattacapi. Può darsi che Lei consideri i figli una benedizione di Dio, come può darsi che li consideri frutto dell'impulso umano per l'istinto di una permanenza e di una sopravvivenza del proprio io sulla terra. In questo caso, faccia come me, non metta al mondo dei figli. Ci sono altri modi per sentirsi importanti e utili in questo mondo.
Terzo punto. «Il marocchino». E dagli con questi marocchini. La lista di delinquenza a carico degli extracomunitari da Lei citata risponde a verità, nulla da eccepire sul dato quantitativo. Né io sono così facilone e pacioso da lasciare aperte le porte a tutti i vandali, e che se uno ti percuote una guancia offrirgli anche l'altra. La Legislazione in merito all'immigrazione deve essere severa, e va fatta rispettare. Però poi il discorso va umanizzato. Ad esempio io ho avuto la fortuna di passare la mia vita sempre a servizio degli immigrati. Sono in Svizzera, quindi per gli immigrati italiani, e appartengo all'Ordine Scalabrini, un gruppo di missionari che in tutto il mondo seguono la realtà immigratoria, prima quella italiana oggi quella multietnica. Persino al centro del Brasile. È ovvio che con questo tipo di formazione il mio approccio è sempre di comprensione verso lo straniero, ieri l'italiano oggi un chicchessia. E mi ricordo ancora quando in Svizzera i marocchini e gli albanesi eravamo noi. Certo, date le leggi qui esistenti, non si compivano atti di macrocriminalità, però delle intemperanze, illegalità ed altro sì. In maggioranza frutto del disagio sociale. E appena alla Migros scompariva una cassetta di birra si gridava subito: «sono stati i cincali»! Eravamo i capri espiatori. Nel mio articolo in discussione volevo sottolineare che sarebbe anche opportuno valorizzare quei pochi o consistenti gesti di altruismo e di onestà compiuti dagli extracomunitari e perché no anche dei marocchini. E' la piccola semente che fa crescere la pianta, il male si vince con il bene non viceversa. Con il suo intervento non so dove l'interlocutore mi vuole collocare. Glielo anticipo: amo fare l’opinionista, cioè descrivere un fatto, analizzare le conseguenze prodotte nella società, esporne gli aspetti positivi-negativi, dare una mia opinione al più possibile motivata e fondata con argomentazioni ragionate. Comunque se il Signor Blumetti mi ha letto qualche volta (collaboro da diversi anni su Rinascita) si accorgerà che non sono un tipo allineato, né salto sul carro del vincitore di turno, ma sufficientemente appassionato per cogliere in tutte le vicende umane l'essenziale, il prioritario, e se possibile porre anche un po' di Vangelo che non sia l'oppio dei popoli, come ieri, né un pretesto elettorale dei politici come oggi. E se mi permette, caro Signor Blumetti, oltre che battere in testa ai soliti marocchini, guardiamoci anche noi italiani. In questi giorni Napoli è un Afghanistan, un Iraq fratricida, non fra sanniti e sciiti, ma tra i figli dello stesso sole mio. Sono i fondamentalisti devoti di S. Gennaro non di Allah, portano impresso il tatuaggio di P. Pio sul loro petto, non di Maometto. Eppure si ammazzano, violentano, stuprano, si fanno giustizia sommaria fino alla terza e quarta generazione. Non sono marocchini, sono napoletani siamo italiani. Cominciamo a bonificare il nostro ambiente, cominciamo da noi.

Autore:
Albino Michelin
17.11.2006

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