mercoledì 6 gennaio 2016

METTETE FIORI NEI VOSTRI CANNONI

Sono parole di una vecchia canzone e vengono in mente perché anche oggi qualche volta anziché fiori nei cannoni si versa acqua santa, come in una paradossale circostanza che mi permetto qui sotto di citare. Si sa che il popolo italiano è molto ghiotto di benedizioni, come del sugo negli spaghetti, del cacio sui maccheroni, dei fagioli nel minestrone.  Benedizioni dagli oggetti più laici a quelli più sacrali. Ferri di cavallo, anelli, borchie, catene e catenelle, tatuaggi, canili, porcili, pollai, stalle, banche, istituti di credito, bar, piscine, automobili, infine (e qui nulla da eccepire) sacelli, cappelle, chiese, cattedrali. E poi benedizioni sul tempo: se piove si impetra il sole, se salta fuori un calore come l'estate 2003 allora ci si rivolge ad Eolo, re dei venti, e a Giove pluvio. E benedizioni sulle persone: in occasione della nascita, del battesimo, del matrimonio, dell'estrema unzione (o unzione degli infermi). Nonché prima e dopo i pasti, nelle cerimonie di culto, al termine della messa. Ho tentato di elencare le più note, però dal punto di vista del senso vanno fatte le debite distinzioni.  Ad esempio la benedizione delle moto, delle autovetture lasciano una strana sensazione: indubbiamente servono a rimpinguare le casse di qualche prete zelante, ma se non si cambia la capoccia del conducente, se non gli si innocula il senso della responsabilità, il rispetto della vita, d'acqua santa possiamo gettarne anche un mastello, ma è lavare la testa all'asino. Gli incidenti sulle strade aumenteranno sempre di più. E la beffa del sacro continua. Benedire significa "dire bene" delle cose nell'uso adeguato, dire bene delle persone nelle relazioni e della tecnica sociale, dire bene anche del Dio in cui si crede, testimoniandone il messaggio con la vita. Pensare che l’acqua normale dopo la benedizione del prete muti le sue componenti e da idrogeno-ossigeno divenga sciroppo contro la bronchite è ritornare ad una mentalità prescientifica. Ovvio invece che l'acqua di fonte diventa oggetto di preghiera attraverso un rito sacro e può indurre la mia attenzione e la mia coscienza ad un'inversione di tendenza, quella che si chiama conversione del cuore. Questo è un sentimento diffuso in tutte le religioni, anche in quelle naturali, non si pensi sia una prerogativa del Cattolicesimo. Persino le antiche civiltà, come l'induista, molto prima del cristianesimo usavano croci, benedizioni con acqua lustrale e relativi simbolismi. 
                                       La benedizione della portaerei Cavour
Ciò premesso ci si permetta di citare un caso di attualità, non sfuggito a gente laica sensibile e magari osannato dai cattolici senza battere ciglio. Si sa che negli ultimi anni si è spesso contestato la nostra chiesa perché benediceva armi, eserciti e cannoni. E così si assisteva allo spettacolo di un clero italiano che benediceva mortai tricolori, quello tedesco i suoi panzer, quello francese le sue carabine per uccidersi a vicenda. Credenti nello stesso Dio, in nome suo, per meritarci il suo paradiso.  Aggiungiamo i mea culpa papali del passato: eravamo convinti non fossero un promemoria decorativo ma chiara condanna e presa di posizione per il presente a darci l'immagine di certa chiesa meno bellicosa. Ma in Italia non è ancora così. In effetti il 20 luglio 2004 a Genova alla presenza del Presidente della Repubblica Ciampi, del Ministro della Difesa Martino è stata inaugurata la nuova portaerei Cavour, la più grande della flotta militare italiana. Può caricare materiale per 27.000 tonnellate, ospitare 1.200 persone e trasportare velivoli a decollo verticale, caccia intelligenti, una sottostiva missilistica, cannoni e mitragliatrici. Al momento del varo il costo si aggira sui 900 milioni di euro. Alla dovuta inaugurazione è stata ricoperta di una bandiera tricolore di 700 mq. La retorica del cerimoniale ha inoltre previsto la benedizione della nave da parte dell'arcivescovo di Genova, Cardinale T. Bertone, già presidente della Commissione episcopale italiana Giustizia e pace. l cattolici che amano la religione spettacolo hanno applaudito e bene accolto l'accoppiata dignitario politico con quello ecclesiastico. Eh sì, perché in Italia dovunque compare un onorevole non deve mancare il porporato, come se Gesù non ci avesse messo in guardia dalla ricerca della visibilità e dei primi posti nella tavola del banchetto. Però questo ritorno a benedire le armi non lascia del tutto né tutti indifferenti. Non ricorriamo ai soliti discorsi proletari, che cioè un'opera del genere avrebbe potuto sfamare mezzo popolo burundo o sistemare meglio lo stato sociale e i pensionati italiani.  Una domanda però è consentita, proprio perché coerente con il vangelo (si benedice una portaerei anche se destinata a recare morte e distruzione, altro che a lanciare fiori ai bimbi del mondo) mentre ci si rifiuterebbe (e qui siamo d’accordo) di benedire una sala ospedaliera in cui si pratica l'aborto. No, non si dovrebbero mai benedire strumenti di morte. Tutte le vite sono uguali, sia di feti nell’utero materno, sia degli adulti indifesi. ll comandamento “non uccidere” esclude strategie. La solita obbiezione che la Cavour uccide solo per legittima difesa convince poco. Nel senso che anche certe donne incinte, piombate magari ingiustamente o per violenza nella disperazione potrebbero invocare la legittima difesa. Si sa che l'aborto è una delle ossessioni di certa componente ecclesiastica e talvolta a scapito di altri capitoli della morale in cui si dovrebbe essere più rigidi. Anche se la soppressione di un inizio di vita resta grave, è però meno grave dell’uccisione di una vita compiuta e vissuta come succede nelle guerre e come succederà con le armi del Conte di Cavour, più deleterie dei pur deplorevoli bisturi che interrompono una gravidanza. Un augurio dunque: mettete fiori (non acqua santa) nei vostri cannoni! Lo canta una vecchia canzone, ma è vangelo attuale.

Autore:
Albino Michelin
10.09.2004

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