mercoledì 6 gennaio 2016

NELL’ANNO DEI RIFUGIATI, A PARMA OCCUPATA UNA CHIESA

Il 2005 è stato dall'Onu dedicato come l'anno dei senzaletto. Dopo quello della donna, del bambino, dell'acqua, del riso e quant'altri obiettivi questo ci sembra abbastanza originale.  Orbene a Parma, città fra le più opulenti d'Italia e passata agli onori della cronaca per il crac del latte, la parrocchia di S. Cristina è stata recentemente occupata da un gruppo di immigrati. Il fatto ci riporta indietro con gli anni e precisamente al 14.9.1968 quando una quarantina di giovani entrò nella cattedrale della città, dispose le sedie a cerchio e si mise a discutere temi allora brucianti sul Concilio, sulla povertà della chiesa, sulla gerarchia e autorità partecipata, sui compromessi della chiesa con il potere costituito, ecc. Tutti argomenti che oggi non sono superati ma giacciono insabbiati. Venne dato a questi giovani l'interdetto di partecipare alla messa, poi irruppe la polizia in assetto di antisommossa, in un blitz sgomberò la cattedrale dai pacifici occupanti. Seguì una denuncia per vilipendio alla religione di stato. Dopo qualche decina d’anni un cambiamento positivo c'è stato se non altro nel modo di gestire questa nuova occupazione e nelle proposte di soluzione. Le cose sono andate così. Il 18 gennaio 2005 venticinque immigranti, di cui 14 con regolare permesso, stavano ricoverati in una vecchia cartiera alla periferia della città. Altro blitz dei vigili urbani che li obbligarono a sloggiare. Questi neri si sentono, umiliati ed offesi, in loro scatta l'impulso ancestrale di appellarsi al diritto di asilo nello spazio sacro. A Parma hanno trovato una felice eccezione: la chiesa di S. Cristina, comunità aperta ed   accogliente, sostenuta dal parroco L. Scaccagha, quello stesso che dopo il dissesto della Parmalat sostenne pubblicamente che le chiese dovevano restituire le donazioni lautamente ricevute dal Patron dell'industria e devolverle a tutti i risparmiatori che si trovavano sul lastrico a causa del fallimento. La comunità S. Cristina ha accolto i miserabili sotto le navate della chiesa con i loro fagotti e i loro materassi. Quell'occupazione è diventata condivisione. Ed è stata celebrata anche la messa, non tanto per convertire quegli inquilini al cattolicesimo, ma per riconciliare il sacro con il profano. Cioè ricuperare il senso dell’ultima Cena di Gesù quando disse: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo” Praticamente era nella logica della sua predicazione e testimonianza: "questo pane è l’affamato, il pellegrino, il prigioniero, il torturato, l'abbandonato. Ognuno di questi è il mio corpo". L’identificazione fra il pane ed il Corpo di Cristo diventa l’Identificazione fra il Corpo di Cristo ed il povero. In questo senso la chiesa ambiente ricupera il suo significato storico originale come casa dell'uomo. L'affermazione non puzza di eresia se pensiamo che Gesù celebrò la sua cena in una sala di amici situata al primo piano, se la messa nei primi secoli veniva celebrata nelle case, se solo dopo il terzo secolo si cominciò a celebrare l'eucarestia nelle basiliche romane, che da aule imperiali furono riciclate a edifici di culto cristiano. Però in fondo non rinnegarono e non perdettero mai la loro funzione di casa di accoglienza, casa protettiva per l'uomo, soprattutto quello in stato di pericolo e di difficoltà.
                                    La Chiesa da sempre casa degli uomini.
Anche leggendo la storia noi troviamo che persino nel secolo XlII in Francia la gente si portava giacigli e pagliericci nella cattedrale di Chartres, gioiello d'arte gotica nazionale, per ripararsi dalle intemperie e passare la notte al caldo. In quei tempi e in quei luoghi le messe duravano ore ed ore, dal momento che il popolo non avendo né televisione, né sale di teatro, né stadi per il calcio, in chiesa e nelle cattedrali trovavano ogni tipo di aggregazione di tempo libero, di cultura, di riposo. Da aggiungere che con gli anni le chiese diventarono anche luogo di rifugio per innocenti depredati dai ladroni e truffaldini. E per questi ultimi vigeva anche la punizione della scomunica se entravano nel luogo sacro a violentare e seviziare gli indifesi. La recente occupazione quindi della chiesa di Parma non ha nulla di sacrilego ma si pone nella linea di un servizio per i senza casa e senza tetto. Una buona notizia per gli schiavi moderni e per gli eretici, pretestuosamente considerati tali. Il discorso che si è fatto nella comunità di S. Cristina è il seguente: se la chiesa non è la casa dei più deboli, a che serve? Chi li deve accogliere? Una chiesa che non ospita i poveri che chiesa è? Il problema è sapere come ha reagito l'ambiente locale cittadino. Il Vescovo Bonicelli è rimasto prudente, a titolo personale ha contribuito con la somma di euro 500. La Curia ha preso un po' le distanze informando ufficialmente che questa è una scelta personale del parroco. Per la Parma dei cittadini resta comunque una provocazione lanciata alle istituzioni e alle autorità locali. Il parroco infatti da tempo aveva proposto la ripresa di una urgente politica edilizia popolare nella zona, la tassazione delle case sfitte, un limite agli affitti in funzione del reddito dei cittadini, la sospensione degli sfratti. Per altri invece le parole di questo prete sono suonate una vera e propria istigazione a delinquere. Comunque l'occupazione è finita dopo una settimana con una soluzione tampone avanzata dalla comunità per una sistemazione provvisoria nelle strutture cittadine, uno o due mesi, e in un dormitorio di frati in attesa di una presa di coscienza collettiva, di una legislazione che affronti il problema in tutta la sua dimensione umana. Quello che abbiamo visto ed esperimentato noi in Svizzera capita adesso ai neri in Italia. Preferiamo esseri umani da spremere a piacimento, senza diritti e senza futuro. Gli svizzeri ci predicavano negli anni 60: " braccia si, uomini no”. E in Italia facciamo attenzione al trabocchetto: assistenza agli immigrati sì, giustizia no? Vedremo. Il ruolo di una società politica, non è quello di demandare l'assistenza ai preti e ai frati, ma di creare strutture di giustizia ed accoglienza per tutti. L'occupazione della chiesa S. Cristina di Parma non è solo una provocazione, ma anche un messaggio altamente umanitario.

Autore:
Albino Michelin
25.02.2005 

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