mercoledì 6 gennaio 2016

REFERENDUM PROCREAZIONE ASSISTITA: L’ASTENSIONE E’ PIRATERIA

L'argomento «Procreazione assistita» implica diversi aspetti, alcuni di carattere generale la cui soluzione richiede tempo, studio, riflessione e altri di carattere particolare contingente e riguarda la scadenza del referendum in materia fissata per il 12 e 13 giugno 2005. E qui è necessario operare una scelta: o affrontare i contenuti dei 4 quesiti oppure la strategia dell'astensione propugnata da diversi settori istituzionali religiosi e laici. Preferisco la seconda problematica, però alcuni interrogativi di base non possiamo sorvolarli.  Ad esempio: la ricerca scientifica, cioè l’uso delle cellule staminali provenienti dagli embrioni congelati non utilizzati, il tutto allo scopo di rigenerare tessuti umani e curare malattie impossibili come morbo di Parkinson, Alzheimer, diabete, ictus, tumori ecc. Il dibattito spacca l'opinione pubblica in due schieramenti. Da una parte i cattolici i quali sostengono essere l'embrione già persona e quindi il suo utilizzo sarebbe un omicidio. Dall'altra uno schieramento trasversale che cita fra l'altro anche una espressione del Vangelo: “non c'è amore più grande di colui che dona la vita per il suo prossimo”. E quindi come è legittima, anzi gradita la donazione degli organi così non sarebbe per lo meno crimine la donazione di cellule staminali.  
                                      Mandare la gente al mare o aiutarla a pensare?
Altro argomento importante nel dibattito è quello concernente il terzo quesito che afferma: «Il concepito (embrione, zigote, unione sperma-ovulo) ha lo stesso diritto della madre» perché è persona, per di più indifesa. E di qui nasce la divergenza portata avanti da coloro che al contrario sostengono essere sì l'embrione una vita, ma non una persona, operando una distinzione fra le due realtà. Cioè l'embrione ha la capacità di diventare persona, è persona in potenza, ma non in atto, non nella realtà presente. Se ad esempio uccido un girino non uccido una rana. Oppure un scapolo è in potenza, in divenire un eventuale sposato. Ma finché non si sposa, non arriva aI matrimonio, coniuge non è. Un blocco di marmo è in potenza a diventare una statua, ma finché non compare la statua esso rimane pezzo di marmo. E ti portano avanti con una dovizia di simili esempi. Lo stesso S. Tommaso, il cui pensiero ha costituito il fondamento della teologia e della morale cattolica fin dal lontano 1200, fa distinzione tra vita e vita e persona. Secondo lui esiste una vita vegetale, una vita animale, una vita umana o personale. Il vegetale non è persona come non lo è l'animale, anche se, come si dice, a qualche cane e gatto manca solo la parola. No, ci manca molto di più. Il nostro teologo, chiamato sommo Dottore, argomenta quindi che il concepimento non si identifica con l’animazione, la quale, secondo lui, avviene solo quando il feto o embrione ha avuto già un processo di crescita iniziale (vegetale), progressiva (animale), e quindi a tale momento diventa disponibile a ricevere da Dio l’anima, cioè a diventare persona. Per lui, va ripetuto, non ogni vita è vita umana, anche i tafani e le mosche hanno e sono vita. Altri teologi cattolici oggi si spingono ancora più avanti e sostengono che l'embrione è persona solo quando ha l’autocoscienza, l’autoconsapevolezza, cioè la capacità di riflettere su stesso. Anche se questa autoconsapevolezza spesso è o può essere latente, come nel sonno, nel coma, o in stato avanzato nell'utero materno. Secondo questa teoria quindi trattare gli embrioni non è uccidere un uomo ma un futuro che oggi uomo non è. Forse valeva la pena riassumere queste posizioni contrapposte. Per completezza giova pure aggiungere che nello scorso autunno in occasione di un referendum molto simile effettuatosi in Svizzera dopo uno studio i nostri vescovi, certamente senza radicalizzare le posizioni con crociate politiche e guerre sante come in Italia, hanno dichiarato il loro dissenso nei confronti di questa materia, basandosi soprattutto sul fatto che nel dubbio non è lecito agire. Cioè se io cacciatore dubito che dietro la siepe vi sia una lepre oppure un uomo non mi posso permettere di sparare.  La legge in Svizzera è passata, in Italia non sappiamo ancora. In tutti i casi i cattolici contrari possono mantenere coscientemente le loro posizioni e non sono obbligati a servirsi della legge. Come fu per il divorzio e l'aborto: il credente non se li permette in coscienza anche se la legge li permette in codice civile, perché questi discorsi non li condivide. Di qui una conclusione di carattere universale: non tutto ciò che è tecnicamente fattibile diventa lecito sul piano morale.
                 Astensionismo, manovra per non arrivare al 50% e annullare il referendum.
Ciò premesso nel nostro caso del Referendum, andrebbe fatta una considerazione sull'invito all'astensione. Che invito poi non è, è astuzia, istigazione. Per quanto la legge referendaria abrogativa ammetta come scelta giuridicamente valida la diserzione dalle urne, nel nostro caso specifico e per il modo e per le istituzioni e per le persone che si sono messe in stato di guerra per distogliere i cittadini da questo voto è veramente penoso, ingiustificato e deplorevole comportamento. A soffiare sul fuoco o meglio a pilotare l'operazione «disertate le urne» si è messa anche la chiesa italiana tramite esplicita dichiarazione del suo Presidente Card. Ruini.  Non ci interessa qui il giudizio morale nei confronti dei parlamentari, garanti delle istituzioni, che si pongono per primi a boicottarle. Però una perplessità sull'intervento della chiesa italiana ci è ampiamente consentito. Soprattutto perché qui non si tratta di dogmi, di fede, di SS. Trinità. La chiesa ha il diritto di intervenire sulle scelte che riguardano il futuro dell'umanità? Senz'altro!  Però l'obbiezione che possiamo muovere alle gerarchie ecclesiastiche italiane non è sul merito ma sul metodo. Questo è il metodo tipico dello struzzo che pone la testa sotto la sabbia per non vedere né i pericoli, né la realtà. E tanto meno è il metodo migliore per formare Ia coscienza civica, quella che proviene dalla conoscenza dei problemi sul tappeto. Un folto gruppo nazionale, di religiosi, religiose, cittadini cattolici ha divulgato un appello per il rispetto della sacralità della coscienza in occasione del referendum del 12-13 giugno. In esso dichiarano inaccettabile la soluzione d'autorità, che cede alla tentazione del potere e riduce la chiesa ad una specie di partito politico contrapposto e più potente di tutti gli altri in concorrenza. Uso le parole di persone più autorevoli del sottoscritto. Don Zenga, ex direttore di Famiglia Cristiana: «Non votare è legittimo ma poco nobile. Non è giusto che un cristiano di fronte a scelte così importanti debba rispondere solo alle imposizioni della gerarchia, senza interrogare la sua coscienza. Non è dissenso, ma semplice buon senso: meglio sarebbe stato se l'episcopato italiano avesse aperto un pubblico dibattito all'interno della comunità parrocchiale, anziché invitarci tutti ad andare al mare». Fortunatamente che non tutta la gerarchia è così allineata, infatti dice G. Casale, vescovo emerito di Foggia: «quando ci tornava comodo abbiamo voluto i referendum. Stavolta invece li boicottiamo perché abbiamo paura della realtà. Perché non affrontarli invece e verifichiamo così la nostra gente faccia a faccia? Significa questo formare le coscienze? Questi tatticismi possono portare ad una vittoria momentanea, ma le conseguenze sarebbero drammatiche, la gente continuerà poi a fare come prima, peggio di prima. Turismo procreativo e figli in trasferta. Il Referendum ci costringerebbe invece a pensare».
                         La chiesa non è una caserma, e i credenti non sono militari
 Ecco: noi credenti dobbiamo individuare le fughe giuste con questi capitani coraggiosi per portare avanti il discorso pro senso civico, cosi carente fra gli italiani. Cosa che grava anche sulla coscienza dello stesso cattolicesimo: così invadente con devozioni e sacro turismo nei media, così debole sul piano spirituale, così spento sul piano della creazione culturale. Di fronte a questo referendum si è voluto spaccare la cattolicità italiana in due con le solite crociate. Da una parte Opus Dei, Comunione e liberazione, Falangisti di Cristo, Focolarini, Neocatecumenali, Rinnovamento dello Spirito, Azione Cattolica, Acli che ci predicano: «l'astensione è un modo di votare». Oppure sempre dalla stessa parte chi alza addirittura il tono come l’on. Cossiga che propina: «io seguo i vescovi, sono un cattolico bambino, non come Prodi cattolico adulto che segue la sua coscienza». Oppure Buttiglione che scomunica: «un cattolico che vota è stupido o è traditore». Questa è gente che ha imparato molto bene l'uso e lo sfruttamento politico del cattolicesimo. Preferisco stare dall'altra parte, con chi difende la formazione alla coscienza, l'educazione al voto, la testimonianza di lealtà civica. Sì sì, no, no, apertamente come il Vangelo ci indica. Nella nostra bella Italia, spesso penisola di pirati, l'astensione dal voto in questo referendum rappresenta un'ulteriore forma di pirateria, per di più benedetta da copiosa acqua santa.

Autore:

Albino Michelin
27.05.2005

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