mercoledì 13 gennaio 2016

QUANDO LA PRIMA COMUNIONE DIVIDE LA FAMIGLIA

Il caso qui riportato è successo in una parrocchia di Tarzo (TV) e sono stato pregato di citarlo anche per rendere ragione ad una famiglia delusa. Si tratta di una signora residente in Svizzera, la cui figlia sposata si è trasferita in Italia e dopo Pasqua del 2007 ha celebrato la prima comunione della nipotina. Si tratta di una mamma separata perché qualche anno fa il matrimonio non si reggeva più. Il parroco le intima chiaro e netto: alla festa della bambina la madre non può accedere alla comunione perché separata, la sua situazione sarebbe di scandalo ai convenuti. Il ministro del culto è inflessibile, zelante tutore e guardiano della legge canonica: questa donna è pietra di scandalo!  Siccome non la si può lapidare per legge come ai tempi di Gesù, allora la si elimina moralmente e socialmente.  Ma pure questa è lapidazione. Secondo le usanze mercantili di buona parte della chiesa italiana tutti i bambini dovevano portare al prete una bustarella con dentro soldini per “opere di carità”. E ugualmente i genitori: una seconda bustarella, assai più sostanziosa, per la chiesa.  L'interessata pare abbia fatto qualche timida rimostranza: ma se mi rifiuta la comunione perché mi esige la .
bustarella? Logicamente dovrei essere esclusa da entrambe le incombenze. Ma quel parroco buon mercante del tempio da quell’orecchio non ci sentì e incassò tutto a gloria di Dio. Questi casi non sono rari, sono ancora frequenti nelle nostre parrocchie d’Italia. La risposta a questa sacrosanta osservazione esigerebbe una serie di analisi sia a livello evangelico, religioso, come psicologico, pedagogico, finanziario.
                                 Non è il prete a decidere l’usa e getta dei cristiani
Evangelico: in linea di principio la comunione non si dovrebbe rifiutare a nessuna persona. Non è il prete a decidere l’usa e getta dei cristiani che gli si presentano. Gesù dalla sua cena, prima messa, non ha cacciato fuori nessuno, non ha escluso dal mangiare il suo pane nessuno, nemmeno Giuda.  Sempre ammesso e non concesso che separati e divorziati siano da porsi sullo stesso piano di Giuda, il traditore, il che è assai discutibile. Sarebbe giudizio altamente offensivo e denigratorio. E poi il prete di Tarzo e quelli della sua corrente ferrea, inflessibile-talebana dovrebbero sapere che l’ultima norma di comportamento è la coscienza del singolo e non l’autorità della chiesa, per quanto questa sia importante e necessaria a formare la coscienza dei singoli. Affermazione che noi riscontriamo già nel 1967 da parte del teologo Ratzinger, poi Papa Benedetta o XVI, nel compendio documenti del Concilio Vaticano II. Questo concetto che alla fine è la coscienza del singolo l'ultima istanza del comportamento morale viene pure sottolineata dalla Chiesa cattolica svizzera, per cui è impensabile qui saltare la comunione ad un divorziato o separato, sia in una festa di famiglia come nelle messe normali. Nel   territorio di Vicenza   esiste un gruppo di divorziati credenti con il nome "Convocati dalla parola di Dio “in cui alcuni vengono tollerati a ricevere la comunione di nascosto, fuori parrocchia, in altra chiesa, magari di notte, dove e quando nessuno li conosce. E qui andiamo di male in peggio, perché questa è ipocrisia bella e buona, benedetta da Santa Madre Chiesa. Conclusione  intermedia: non tanto perché noi siamo in Svizzera,  o  perché la chiesa svizzera è diversa da quella italiana, o perché  troppe chiese  cattoliche in materia sono una babilonia, o perché ognuno può  interpretare  le  cose  a  suo  piacimento  fai da te,  o tirare l'acqua al suo mulino, ma  semplicemente  perché  partendo  dal  punto  di vista  del nostro Vangelo e della lettera di Paolo ai Romani questa signora di Tarzo - Treviso avrebbe potuto accostarsi alla comunione con la sua bambina e ricevere con ciò ulteriore forza morale per affrontare la vita insieme. Se la chiesa di Tarzo o altre parrocchie italiane dovessero negare la comunione a qualcuno, questo qualcuno potrebbe essere meglio rappresentato dai mafiosi, dai camorristi, dagli sfruttatori, dai pedofili (anche preti); dagli evasori fiscali, dagli avidi di privilegi (anche ecclesiastici) a scapito della povera gente.
                                                 Il punto di vista pedagogico
La prima comunione è l’occasione fra le più importanti che vede riunita tutta la famiglia. Riunita solo attorno ad una tavola imbandita, ad una porchetta, ad un albero di dolci, oppure anche e soprattutto attorno al Pane della cena del Signore, detta comunione, cioè comune unione?  In effetti che la bambina di Tarzo abbia potuto ricevere la comunione e da questa la madre ne fosse esclusa suo malgrado rappresenta per la piccola una specie di shock   penalizzante dal punto di vista educativo. Ogni bambino considera importante ciò che suo padre e sua madre fanno e vivono insieme con lui.  Diversamente egli si convince che messa, comunione, preti, chiesa, cerimonie religiose sono cose da bambini e che alla prima occasione, man mano che si diventa ometti e poi adulti, si possono tralasciare. Non seve a nulla consigliare un bambino di 9-10 anni: "tu fai la comunione, la mamma non viene con te perché è una peccatrice."  Espressioni del genere sono lesive alla pedagogia del bambino.  E non ha senso che la mamma si scusi presso il figlio con i motivi per cu i la chiesa l'ha messa in castigo, come a scuola si mandano i cattivi dietro la lavagna. Il ragazzino si fa l'idea che la chiesa è un regime punitivo di arresti domiciliari e non una comunità di accoglienza.  E lui si tira tutte le conseguenze del caso. La gente, divorziati, separati ecc. sanno già che alcuni si giustificano dicendo che vanno rispettate le leggi della della chiesa. Però sappiamo tutti che ci si può anche adoperare per cambiarle allorché si considerano ormai obsolete e superate. E soprattutto non va dimenticato che la legge, quella della chiesa compresa, è per l'uomo e non l’uomo per la legge. Seconda conclusione intermedia: quanto avvenuto nella parrocchia di Tarzo e quanto si ripete in molte parrocchie italiane è controproducente anche a livello familiare: la chiesa arrischia di separare ciò che la natura umana e Dio ha unito.
                                          Prima comunione, bustarelle a pioggia.
Infine c'è l'aspetto economico. Semplicemente scandaloso che un prete neghi la comunione ad una divorziata o sperata e contemporaneamente non rifiuti anzi esiga la bustarella pro chiesa. Una domanda però si potrebbe e dovrebbe porre a questa signora e a tutte coloro che si trovano nella sua situazione. Dov'è il vostro coraggio, la vostra dignità?  Prima di gettare la spugna, di tapparvi sdegnosamente la bocca, o di attaccare il clero dietro la schiena, perché non si affronta il prete o i preti direttamente, a quattro occhi, a viso aperto, e negare coerentemente la bustarella? Perché si abbassa la testa finti ossequienti davanti ai mercanti del tempio?  Si ricordi che Gesù dal Tempio non ha cacciato le coppie di fatto, i divorziati, le prostitute ma i mercanti. Qualcuno spesso ci chiede: come mai oggi la chiesa italiana si fa sempre più esigente, intrattabile, soprattutto su lla questione famiglia, coppie di fatto, divorziati, ecc. Non vi sono forse anche altri problemi morali più importanti come la corruzione negli affari ed innumerevoli altri settori della vita civica? Abbozzo una risposta: secondo me questo non è espressione di forza ma di debolezza, perché il cattolicesimo oggi non è un mondo che sta vincendo, come si era abituati a credere o illudersi nel passato, ma un mondo che sta franando. Per cui la chiesa dovrebbe proporre altri strumenti e metodi che non siano quelli della Prima Comunione di Tarzo se vuole riconquistare credibilità   e   ridonare fiducia e senso agli uomini del nostro tempo.

Autore:
Albino Michelin
01.06.2007

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