lunedì 7 marzo 2016

ATEI ANCHE PER SFIDUCIA VERSO LA CHIESA

Gentile Albino Michelin,
Ho sempre letto e continuo a leggere con interesse i suoi articoli su "Rinascita', sui quali mi viene a discutere anche un conoscente di 80 anni. Soprattutto perché affronta i problemi di oggi, in genere quelli religiosi con passione e dà risposte adeguate al nostro tempo, e non le solite ripetitive e formali. E anche suscita nella gente l'interesse a seguire ed approfondire costruendosi una doverosa apertura mentale. Le dirò con franchezza che purtroppo io sono un ateo. Non nato così con il marchio di fabbrica, ma diventato nell'età adulta. E per tre motivi: Papa e cardinali e prelati che vivono nello sfarzo e nella ricchezza dell'abbigliamento in un mondo in cui si muore di fame. In secondo: l'arroganza della chiesa, che ha sempre ragione su tutti e su tutto. E poi l'abuso di attributi divini. Da dove salta fuori quella legittimazione che il Papa si chiama "Sua Santità", quando solo Dio è Santo? Non le sembra tutto questo una pomposa idolatria? E poi cose da non finire, per cui me ne sono andato. Sarei felice comunque e con me molti altri se sotto il patrocinio di "Rinascita" lei potesse organizzare anche qui a Berna o dintorni delle conversazioni su temi trattati sulla stampa. Vivi ringraziamenti. (Onori Augusto-Berna 10.3.2011).
Anzitutto mi sono permesso di citare per intero la firma dell'intervento, anziché le sigle iniziali. O.A. Questo per evitare il possibile dubbio fra i lettori che l'articolista si scriva addosso e inventi "lettere ai giornali". Poi la ringrazio di tutta una serie di complimenti: che qui tralascio, di cui però va tenuto conto, in quanto dimostra l'utilità di queste tematiche e la loro capacità di risvegliare la cultura, quale curiosità del sapere e delle motivazioni di fondo che ne fanno da sostegno. Ovvio, c'è gente per le quali non sono più sufficienti le prediche in chiesa. La gente ha bisogno di valori aggiunti, specie quella che non pratica più o fa delle comparse stagionali. In quanto poi ai contenuti dell'intervento, non intendo girare alla larga. Al primo punto: è vero che aumenta sempre di più la gente che ti fa con le buone o con le cattive questo discorso: "guardi che io sono credente, ma non praticante. Credo in Dio, ma non nella chiesa". Tali proferimenti si sono sempre sentiti e da sempre esistiti, ma oggi ti portano anche i motivi. Non sono più solo scuse, ma purtroppo spesso delle vere cause. Altri poi vanno ancora più avanti: dal momento che questa non è la chiesa, ma un potere, un apparato, una gerarchia, un regime. Le definizioni, sia chiaro, non sono mie, ognuno le può raccogliere dalla strada. E qui si inserisce l'aspetto abbigliamento delle gerarchie cattoliche. L'Onori si indigna anche per le scarpe "Prada" di Ratzinger. Il costo valutato dagli esperti di moda (si tratta di babbucce regalate o acquistate) va sui 3.000 euro. Certamente Gesù non si è vestito così ma povero, con il modesto e decoroso abbigliamento dei paesani del luogo. Quanto ne guadagnerebbe oggi la chiesa se si desse un bel taglio a tutti 'sti fronzoli, filatterie, e tube in testa.
                                            Una cosa è il decoro, altra cosa è il lusso.
Il Cardinale Cusching di Boston(1944-70) diceva che lui si vestiva di rosso per i carcerati e per i bambini. I primi perché si sentivano importanti, i secondi perché si divertivano un mondo, come quando arriva babbo natale. Ma per non menare il can per l’aia, intuisco che l’interlocutore vorrebbe sapere come storicamente è nata tutta questa sontuosità. Dirò subito che si tratta di una calcificazione plurisecolare, per cui per la chiesa è una seconda pelle. Dante nell’Inferno spiega bene(c.19) l’origine: ”Ah, Costantin di quale male fu matre non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo patre.” Traduciamo: Ah, imperatore Costantino, di quanto male fu causa non la tua conversione al cristianesimo, ma quella donazione che da te prese il primo papa Silvestro. Si riferisce al fatto che che verso il 315 d.C., alla caduta dell’impero romano, l’imperatore Costantino regalò al papato e alla chiesa la città di Roma con i dintorni, cioè tutta l’Italia del tempo. A parte il fatto che questa donazione è risultata nel 1444 con Lorenzo Valla un falso storico, però si è principiato dal IV° secolo e con tanto potere si è pervenuti per 17 secoli al nostro tempo. Molti studiosi cattolici arrivano a dire che il vero cristianesimo, sano e genuino fino a questo imperatore, si è poi in parte perso per la strada. In quel periodo di trapasso la chiesa si appropriò di tutti gli onori, titoli, abbigliamenti tipici degli imperatori stessi. Autori antichi asseriscono che la Grecia, conquistata dai Romani, finì a sua volta per riconquistare i romani stessi. E più di un teologo storico si permise di affermare che l’impero romano, convertito per tre secoli dalla chiesa, alla fine esso stesso convertì la chiesa all’impero. Forse un po’ di verità c’è. Ad esempio “Sommo Pontefice” era un’onorificenza riservata al sommo sacerdote pagano, che Graziano nel 380 abolì, ma fu subito rivendicata dal vescovo di Roma. Ed ancora “Vicario di Cristo” appellativo tenuto stretto dall’imperatore Costanzo d’Oriente(340), preteso poi dal papa. E il titolo “Eminenza” dei cardinali? Fino al Medioevo riservato ai re di Francia. Ed il titolo “Eccellenza” dei vescovi? Riservato ai sovrani ancora dal tempo dei Longobardi (VI° secolo). Veramente ci fu un sussulto di contestazione al concilio di Aix La Chapelle(816) in cui si dichiarò che l’umiltà del cuore per gli ecclesiastici lasciava molto a desiderare se la si metteva in paragone con la prassi superficiale del tempo. Parole sante, ma subito dopo si ritornò ai vecchi amori. E il titolo “Sua santità?” Versione sacrale e festiva dell’appellativo “Servo dei servi di Dio” a cui Paolo II nel 1470 vi aggiunse la tunica color bianco, con baciamano della pantofola e dell’anello, gesto tipico degli imperatori nei confronti degli schiavi.”
                                                Un po’ troppa troppa arroganza.
Significativo per tutti il “Dictatus Papae” (Dettato del Papa), documento di Gregorio VII(1075), quello davanti a cui si inginocchiò penitente e confesso Enrico IV a Canossa. Fra i 27 principi ne elenchiamo alcuni: al papa compete deporre gli imperatori senza appello e il diritto del bacio dei piedi. Più precisamente, il papa è il solo uomo a cui tutti i principi baciano i piedi (9). Le sue sentenze non possono essere riformate da nessuno, ed egli solo può riformare quelle di tutti (18). La chiesa romana non ha mai sbagliato e come attesta la Scrittura non potrà mai sbagliare (22). Il sommo Pontefice, se è stato ordinato canonicamente, diventa senza ombra di diritto santo per i meriti di Cristo, ecc. Insomma una bella interpretazione autoreferenziale dell'espressione di Gesù "Ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli", dimenticando la forte ingiunzione del Maestro: "ma voi non siate come i principi di questo mondo, siate come il Figlio dell'uomo che è venuto per servire e non per essere servito".
Infine, il nostro lettore lamenta che la chiesa sia troppo arrogante e che tale arroganza abbia costituito per lui una concausa al suo ateismo e al disinteresse verso la fede in Dio. Indubbiamente il ruolo della chiesa è quello di essere testimone e propositiva del messaggio evangelico. Probabilmente oggi la pretesa dell'assolutismo di infallibilità troppo conclamata di fronte a tutto il mondo non le fa un buon servizio. La gerarchia non dovrebbe dare l'impressione che solo i suoi valori non sono negoziabili e quelli dei laici invece si. Oppure che quando lei chiede scusa lo fa meglio di tutti gli altri. Anche il chiedere perdono degli errori di 500 anni fa è abbastanza facile e pubblicitario. Mentre il chiedere scusa dei "peccati" di oggi è più complicato. Molta gente, cosa a tutti nota, è uscita dalla chiesa e si è allontanata da Dio per il caso pedofilia del clero. Ma non ci sfugga un aspetto del comportamento. Le alte cariche vaticane hanno condannato fortemente questi abusi. Però ci si attende ancora la richiesta di perdono alla società per una certa omertà da parte delle supreme autorità stesse. In effetti nel 2001 (19 maggio) Ratzinger, allora prefetto della Congregazione della Fede, emanò il decreto "De delictis gravioribus" (dei delitti più gravi) in cui si proibiva di deferire i pedofili alla magistratura e si obbligava i vescovi al silenzio. In quanto l'onore della Chiesa sarebbe stato da anteporre al diritto dei bambini. Ecco un po' più di umiltà nel chiedere perdono di questo sbandamento attuale, le avrebbe dato più credibilità in quanto chiesa confessante e avrebbe perso meno adepti. E' quello che noi tutti ci auguriamo e che il recente documento di 230 teologi pure si augura per aprire una nuova stagione del dialogo e urgente rinnovamento.
                                   Incontri culturali sotto l’egida di “Rinascita”?
In conclusione il signor A. Onori propone che argomenti e tematiche sollevate dal sottoscritto su "Rinascita" possano essere anche organizzate nel suo territorio. Io farei una proposta: sotto il patrocinio di questa rivista e da essa promulgata, lanciare una serie di incontri con relatori (due-tre per ogni argomento) che aprano un po' alla cultura e alla discussione i nostri lettori o una più vasta platea. Dal momento che "Rinascita" non ha sponsor né laici, né cattolici, non è sostenuto finanziariamente né dalla chiesa svizzera né da quella italiana, ma dagli abbonati e inserzionisti, i relatori potrebbero o dovrebbero offrire gratuitamente le loro prestazioni. Anche questo sarebbe un bel gesto in favore della elevazione culturale del nostro popolo, quello per il quale le prediche in chiesa ormai stanno troppo strette, o perché troppo aeree, o perché il nostro "buon" popolo stesso in chiesa ci va sempre meno. E questo non è un motivo per abbandonarlo, ma per trovare metodi ed energia rinnovabile e riallacciare interesse e credibilità.

Autore:
Albino Michelin
01.04.2011

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