sabato 12 marzo 2016

TEMPO DI CRISI O DI BENESSERE: LA CHIESA RINUNCI AI SUOI PRIVILEGI

A seguire gli innumerevoli interventi sulla crisi finanziaria che attanaglia un po' tutto il mondo, specie l'Europa e l'America, e le manovre di rigore e sangue imposte ad ogni singolo cittadino ci sentiamo obbligati a fare il punto e a riflettere. Si sa che a soffrirne di più sono le fasce deboli cioè i poveri, i pensionati, quelli del reddito basso, i bisognosi della sanità, i giovani in cerca di occupazione, gli scolari, gli studenti, gli universitari privati dei diritti alla cultura, alla formazione, alla ricerca. Non ci sono soldi, quindi si esigono lacrime e sangue da tutti. Recentemente in un dibattito Tv fu chiesto agli uditori di esprimere la loro opinione sulla domanda: "La chiesa dovrebbe essa pure rinunciare a dei privilegi per concorrere al risanamento della situazione?". In un quarto d'ora sono piovute risposte di oltre 13 mila persone, al 99% con un chiaro e preciso sì. Lettere poi ai giornali di varia estrazione su quest'argomento vengono pubblicate ogni giorno. Certamente la Gerarchia della chiesa, che sull'esempio di Gesù predica la carità, l'amore del prossimo, l'uguaglianza, i diritti dell'uomo, la scelta dei poveri e degli ultimi non deve infastidirsi a tali proposte, né considerarsi vittima di complotti anticlericali. Per cui varrebbe la pena ogni tanto dibattere sui vantaggi e sugli svantaggi dei privilegi ecclesiastici non solo in TV, ma anche sulla stampa, nelle sale parrocchiali, e perché no? anche dal pulpito. Si chiarisca senza irritarsi quanto la chiesa riceve dallo Stato, meglio quanto i cittadini attraverso lo Stato devolvono alla chiesa, con una conseguente riflessione sull'impiego che essa ne fa, sempre che se ne abbia l'esatta informazione. Risultato che non si consegue attraverso i succinti volantini alle porte delle chiese, e le inserzioni pubblicitarie sui vari canali televisivi. Di qui a ripetizione la domanda: dovrebbe o potrebbe la chiesa "testimoniare" (non solo proclamare dall'ambone) la condivisione delle sue ricchezze con i poveri? Per evitare fantanumeri in merito prendo dati e mi riferisco a risultati analizzati da: Ares (Agenzia ricerche economie sociali 2006), B. Ballardini (Gesù e i saldi di fine stagione), M. Politi (J. Ratzinger, Crisi di un Papato), F. Pinotti (La Lobby di Dio), V. Mancuso (lo e Dio). Ognuno potrebbe apportare correttivi se i miei dati risultassero imprecisi.
                                      L’8 per mille un’operazione tranello.
Nel 1929 si è stipulato un concordato Italia-Vaticano attraverso cui l'Italia risarcì al secondo circa 5 miliardi di euro (attuali). Nel 1984 l'accordo fu rimodellato. Senza qui quantificare i contributi annuali, nell’ intesa Craxi, allora Capo del Governo e il Cardinale Casaroli segretario papale, il tutto fu rivisto e aggiornato con l'introduzione dell'ottopermille. Cioè con dichiarazione annuale dei redditi di ogni cittadino tale aliquota viene passata alla chiesa italiana. La legge però, assai birichina, prevede che qualora non si dichiari il destinarlo (né la chiesa cattolica, né altra confessione religiosa, né lo Stato) praticamente va alla chiesa cattolica, essendo maggioritaria. Anche qui vale il detto: "taci e paga". Quindi coloro che affermano di non volerne con l'otto per mille sapere né dello Stato, né della chiesa, di fatto versano a quest'ultima. Se desiderano altro destinatario lo devono citare per iscritto espressamente. Nel 2009 la sede Centrale dei Vescovi ha incameralo un miliardo e nove milioni di euro, che sono stati così suddivisi: 42% ad attività di culto e pastorali, 38% al sostentamento (mensile) del clero, 20% ad attività sociali e caritative. E’ su quest’ultimo aspetto che molti cattolici pongono le loro riserve, ed alcuni hanno inizialo a preferire la chiesa valdese, che devolve tutto o quasi ad attività sociali, rendendo pubblico un resoconto ampio e dettagliato. Di qui si spiega anche come recentemente l'ammontare alla chiesa cattolica sia in fase calante. Ma non è finita. A questa cifra del miliardo all'incirca di euro annui vanno aggiunti contributi per le scuole cattoliche, cappellani militari dell'esercito, delle carceri, infinite agevolazioni come l'esenzione dall'lci alle attività a scopo commerciale, a patto che accanto vi sia annessa una cappellina per pregare.
                                Mussolini e Berlusconi, uomini della Provvidenza.
In dettaglio: lo stipendio ai cappellani miliari. Non stiamo qui a giudicare se i soldati abbiano bisogno di un prete ad hoc, oppure non possano compiere i loro doveri religiosi nella parrocchia in cui la caserma è stanziata. Comunque si conceda pure legittima esistenza alla pastorale delle stellette. Il Vescovo militare viene equiparato al Generale d'armata con uno stipendio mensile di 9.500 euro, il suo vice (Vicario) equiparato al Generale di brigata con 6 mila euro. L'ispettore (Vicario economo) con gradi di tenente percepisce oltre 5 mila euro mensili.
Il cappellano semplice, equiparato ad un capitano, riceve 4.500 euro al mese. Il mantenimento dei 184 cappellani costa allo Stato 10 milioni di euro. Cifra a cui vanno aggiunti i fondi destinati a pagare le pensioni agli ex, che si avvicinano ai 4.500 euro. Età pensionabile 63 anni, cosi la chiesa può usufruire ancora del reverendo o del prelato spostandolo ad altro incarico dall'attività lucrosa. Pochi anni di servizio garantiscono un vitalizio rilevante. E’ il caso di Mons. Bagnasco, vescovo militare dal 2003 al 2006, poi arcivescovo di Genova e presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana). lnsomma una casta nella casta. Nel secondo dettaglio: scuole cattoliche. L'Italia non è uno stato confessionale, come certi paesi islamici, nel senso che il cattolicesimo, grazie al cielo, non è religione di Stato. L'art. 33 della Costituzione lascia ad ogni religione la libertà di costruirsi le proprie scuole, in primis alla cattolica, ma senza oneri per lo Stato. Quindi anche per quanto riguarda gli insegnanti di religione, ogni confessione si sovvenzioni i propri. E' discriminazione se un governo stipendia gli insegnanti di una chiesa e ignora quelli di un'altra, gli iman, i rabbini, ecc. In Italia invece nel 2003 Berlusconi, definito da diversi prelati ''uomo di Dio" (un po' come nel 1929 Pio Xl dopo il Concordato chiamò Mussolini "l'uomo della Provvidenza”), ha creato un organismo per 15 mila posti di insegnanti di ruolo, preti o laici non importa. Nemmeno importa se laureati. Tale decisione permette loro un successivo passaggio ad altre cattedre, mentre gli innumerevoli precari che ne avrebbero diritto attendono da anni l'assunzione a tempo indeterminato. Cosi nel 2004 (non abbiamo dati più recenti) furono stanziati mezzo miliardo di euro per gli insegnanti di religione, 260 milioni alle scuole cattoliche, 64 milioni alle università cattoliche. Aggiungi e arrotonda verso l’alto e si viaggia verso i tre miliardi di euro. Da sottolineare che gli insegnanti di religione non vengono scelti dallo stato, ma dai vescovi che possono dimissionarli da un momento all’altro, soprattutto se dotati di una cultura laica, di visione ampia, e non del tutto allineati al catechismo tradizionale, e all’impianto monoculturale del magistero antico. E allo Stato che cosa dice questa chiesa? ”Taci e paga”. Ed ancora allo Stato si batte cassa per contributi ai 504 seminari, alle 8.800 scuole (fra materne, elementari, secondarie) di proprietà della chiesa. Nella finanziaria 2012-2013 aggiudicato mezzo miliardo. Tagli ovunque, ma aumenti agli enti ecclesiastici. Questi nel totale sono 60 mila, gli immobili 20 mila per un valore di trenta miliardi. Senza i privilegi economici della chiesa, lo Stato potrebbe diminuire le tasse a tutti i cittadini. Altro dettaglio: per quanto riguarda l’Ici i comuni italiani perdono un gettito, valutato attorno ai 2 miliardi. Altro onere per lo Stato: circa 20 milioni per il mantenimento, la ristrutturazione, l’approvvigionamento delle acque del Vaticano. Somma e sottrai, alla fine lo Stato italiano dovrebbe alla chiesa qualcosa come 9 miliardi di euro annui, per cui si arriva a concludere che il tesoro della chiesa si aggira sul centinaio di miliardi. Aggiungi che in Italia alla Chiesa appartiene il 20% del patrimonio immobiliare, 50 mila edifici, di cui 30 mila non dedicati al culto. Ci darebbe accoglienza a tutti gli extracomunitari del passato, del presente, del futuro. Sul piano teorico dottrinale non è che la chiesa manchi di documenti concernenti la ricchezza al servizio del bene comune, la produzione al servizio dell’uomo. Citiamo ”Rerum Novarum” di Leone XIII(1891), la “Pacem in terris e la Gaudium et Spes” (Concilio 1965), la ”Populorum progressio “di Paolo VI (1967), la “Octogesima adveniens e la Centesimus annus di Wojtyla(1991), la “Caritas in veritate” di Benedetto XVI (2009). Belle formulazioni in solenne architettura letteraria, ma sui soldi non sempre ci arriva l’adeguata testimonianza. La gente desidera dalla chiesa anche gesti ed esempi concreti, come la rinuncia allo sfarzo, alla sontuosità dell’abbigliamento, alla spettacolarizzazione mondana dei viaggi papali nel terzo mondo, all’evasione fiscale.
                          Tasse per la salvezza dell’anima o per il bene comune?
Viene in mente l'osservazione di Prodi alcuni anni or sono, quand'era presidente del Consiglio: "lo finora non ho mai sentito in chiesa una predica che spieghi ai fedeli l'obbligo di pagare il fisco e le tasse". Al che rispose il Card. Bertone, segretario vaticano: "bisogna vedere se le tasse sono giuste...". Belle le encicliche, ma pietose le testimonianze degli addetti ai lavori. E le conseguenze ricadono sulla povera gente. Un altro aspetto in merito riguarda gli interventi della chiesa nei confronti della politica italiana. Dal momento che è a tutti noto come essa alzi la voce sui valori non negoziabili, ad esempio che la vita è sacra dal concepimento alla morte, ci si consenta un interrogativo: ”come mai la Chiesa non ha mai condannato lo spreco dello stato italiano sugli armamenti, diciassette miliardi annui per l’acquisto di caccia bombardieri F-35 da guerra, pardon per missioni umanitarie. E’ per caso sacra l’arma tesa a distruggere la vita umana? Qui ritorna alla mente il caso di P.Zanotelli che nel 1987 si permise di contestare sulla sua rivista “Nigrizia” le spese militari del nostro Stato. In un battibaleno Andreotti, capo del Governo, d’intesa col Vaticano fece spedire questo prete scomodo nel Congo a cambiare i pannolini ai pupi di una scuola materna. La forza delle amicizie potenti, il potere delle amicizie. Chiesa silente per timore vengano chiusi i rubinetti ai suoi privilegi. Ma chiesa silente anche quando si tratta di mettere in discussione i contributi statali a qualche "sua" istituzione dagli scopi discutibili. Come è il caso di Radio Maria che nel 2006 Berlusconi sovvenzionò con i soldi del Governo, cioè dei cittadini italiani, una emittente il cui direttore, prete religioso scolopio Livio Fanzaga, maleducato, sbruffone e arrogante tratta da "stupidi e imbecilli" (ricorda venerdì 2.12.11. in una delle tante trasmissioni ore 21) tutti coloro che, laici o teologi, non sono d'accordo con i suoi beceri canoni integralisti. Questi pure sono tagli che la chiesa e lo Stato dovrebbero operare a favore della gente in crisi. Non si può spendere il denaro pubblico a favore di un ente cattolico, quindi privato, che offende la dignità delle persone, le quali avrebbero tutto il diritto-dovere di costituirsi anche parte civile nei confronti di questo esagitato visionario apocalittico, sedicente devoto mariano e spacciatore di droga religiosa. Ci si ispiri un po’ di più al messaggio di Gesù: ”date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Non rubare allo stato per dare alla chiesa. Un Gesù che fa dei miracoli pur di permettere agli apostoli di pagare anche una sola moneta del tributo. Cito in riassunto un brano del Concilio Vaticano II (1965): "la chiesa non pone le sue speranze nei privilegi offertile dalla società civile, anzi rinuncerà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che iI loro uso potrebbe far dubitare della sincerità della sua testimonianza”.

Autore:
Albino Michelin
09.12.2011

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