Maggio è il mese delle rose, della primavera in fiore, e
delle mamme. Il mio intendimento qui non è quello di elogiare questa figura
materna quanto piuttosto di rilevare il ruolo che ha avuto il
"femminile" nella storia, nelle religioni, nel cristianesimo. Il
ruolo che ha e che dovrebbe avere in futuro. Ai nostri giorni il
"femminile" si è fatto strada in diversi modi e settori: un po' per
concorrenza, un po' per restituirsi il mal tolto. Ma spesso ciò avviene
maldestramente. La donna oggi è attiva, cavalcante, rampante, velina,
protagonista nei media e nell'internet, manager. Può anche disturbare, perché
il troppo storpia. Conviene fare una riflessione oggettiva. Da sempre abbiamo
avuto il predominio del maschio (o del maschile) in tutti i settori, anche nel
rapporto con la divinità, con Dio. In effetti Dio viene definito
"Padre" e nel 1978 quando Papa Luciani, rimasto tale solo per un
mese, si peritò di chiamare Dio "madre" venne subito spiazzato perché
pochi lo accettarono. Anzi il suo secondo successore Ratzinger mise subito i
puntini sugli "i", e ci fece ritornare all'invocazione tradizionale,
quella maschilista. Però si farebbe un torto alla verità delle cose, a
cominciare dalla preistoria, se continuassimo come maschi a tenere in pugno il
mondo e ad interpretarlo secondo il nostro schema unilaterale. Non
dimentichiamo che il primo scheletro umano, ritrovato in Etiopia 3 milioni e
mezzo di anni fa, appartiene ad una donna, Lucy. Prendiamo la notizia come
curiosità, perché col tempo si potrebbe rinvenire uno scheletro maschile di più
lunga data. Insopprimibile comunque il fatto che le prime divinità
preistoriche, cioè antecedenti di molti anni al cristianesimo e all'origine del
mondo (che la Bibbia fa risalire a 5 mila anni fa) erano femminili e purtroppo
non maschili. Ad esempio si ha qualche documento sulla Dea Mater, Madre Terra,
ma non di un Dio Padre, Creatore. E' il caso anche dei paleoveneti, o veneti
antichi, una tribù proveniente dagli indoeuropei, circa 2 mila prima di Cristo,
che avevano per divinità suprema una Dea, chiamata Reitia. E quando vi
succedettero i romani, sia pure accanto al Dio maschio Giove, vigeva il culto
verso un'infinità di divinità femminili che guarivano e sanavano le varie
infermità. E quando si diffuse il Cristianesimo, fu il turno di Maria, che al
di là di ciò che essa fu storicamente nell'arco della sua vita, nei secoli
successivi venne innalzata al ruolo di divinità, anche se dal punto di vista
teorico o teologico al vertice rimase posizionato Dio Padre, con le
caratteristiche del maschio. E Maria venne decorata di titoli e di dogmi. Nel
431 dopo Cristo Madre di Dio, nel 533 Vergine prima, durante, e dopo il parto.
Nel 1854 Immacolata Concezione, cioè concepita senza il peccato originale
tramandato da Adamo a tutti i neonati. Nel 1950 Assunta in cielo con anima e
corpo.
Le divinità femminili
pagane sostituite da quelle cristiane
E sempre per quanto riguardo il cristianesimo, aspetto
particolare delle religioni mondiali, lentamente si sono cancellate le divinità
greche e romane, confiscato il loro nome, e attribuito pari pari a Maria. Così
abbiamo la Madonna dell'acqua (al posto della dea Artemide Diana), la Madonna
delle rose, la Madonna dell'Olmo, la Madonna del Frassino, la Madonna del Monte
Carmelo. Una miriade di Madonne. Qualche volta anche in contraddizione fra di
loro o con il messaggio dell'amore universale fra nemici di un tempo. Come a
Montebelluna (Treviso) dove possiamo ammirare un tempio meraviglioso, anni
1920, chiamato Santuario della Madonna delle Vittorie, per celebrare la
vittoria degli italiani contro gli austriaci (Guerra del 1915-18). Non si sa
però come gli austriaci la vedono questa Madonna, patrona dei vincitori. Ma qui
la pietà (o l'empietà?) popolare non va molto per le sottili. E per riprendere
il filo storico precedente: a Costantinopoli (oggi Istanbul) le divinità
femminili romana Rea e Fortuna furono rase al suolo e sostituite con un tempio
alla Madre di Dio. Anche qui si noti, ad una divinità femminile non seguì
quella maschile del vero Dio, ma l'esaltazione devozionale verso una donna. E
dal 1500 specie dopo la riforma protestante, la varietà delle Madonne si è
ancor più moltiplicata. Si può dire che non esiste paese o circondario in cui,
leggenda o storia, non si racconti di qualche apparizione mariana, con i
relativi santuari fra cui Lourdes, Fatima, Medjugorje, per limitarci ai più
noti. Queste espressioni di fede in una donna (nel caso Maria) nasce dal
bisogno umano di abbinare il femminile al divino, quasi il disagio di avere a
che fare solo con un Dio "maschile". Sintomatico di questo bisogno è
quel proverbio di qualche secolo fa: "Dio bastona, Maria perdona".
L'istituzione cioè di una specie di patrocinato intermedio fra Dio e l'uomo, il
Padre eterno che decreta la condanna, la creatura che si sente perduta. Ma ecco
l'intermediaria: Maria che tenta il condono, si adopera per placare Dio e il di
lui braccio punitivo attraverso il suo sentimento amoroso. Questo tipo di
procedimento, diffusosi dopo la caduta dell'impero romano, si chiama pure
clientelismo, specie al popolo italiano molto comune. Di qui anche uno fra i
tanti motivi del rilevante culto mariano in Italia. Indubbiamente le cose non vanno
così semplificate, il discorso andrebbe molto più in profondità. Cioè
l'androcentrismo, ossia la sopravalutazione dell'uomo maschio nel contesto
religioso ci spinge a ricorrere al femminile come ammortizzatore. E questo non
solo nel Cristianesimo, ci si scusi la ripetizione, ma in tutte le religioni.
Apparizioni di "Dee" si registrano dovunque, in ogni parte del globo,
pensiamo alla città di Benares in Birmania, luogo sacro degli Indù dove vediamo
gli stessi fenomeni e "miracoli" dei nostri santuari. Con ciò si
dimostra il solito ritornello: Dio viene accettato a condizione di un
supplemento femminile. Lo prova anche ad esempio la Trinità degli Egiziani: Iside,
Osiride, Horus. Padre, madre, figlio. Sì è posto una donna madre, accanto ad un
maschio padre. Qualcuno lo definisce in modo sommario politeismo. Se è così
politeisti lo siamo un po' tutti, anche se come filosofi e teorici tentiamo di
spaccare un cappello in quattro e difendere il nostro monoteismo pulito.
Pensiamo a tutto il nostro stuolo di Marie e di sante definito dagli agnostici
"Pantheon degli idoli".
Chi fu veramente
Maria dal punto di vista storico.
A questo punto vogliamo meglio restringere le nostre
considerazioni alla Maria nel nostro cristianesimo. Partendo cioè da un'analisi
storica: chi era la Maria nel suo tempo, nel suo ambiente. Certo allora non si
chiamava 'Madonna", poiché questo appellativo dal significato "Mia
donna" si rifà dal 1400 in poi. Il nome di nascita era 'Miryam' (goccia
d'acqua) che col tempo si tramutò in Maria. Una ragazza ebrea, del popolo, vissuta
in un paese povero, Nazareth, “che cosa può venir fuori di buono da Nazareth”,
si dicevano i contemporanei di Gesù, sotto un dominio straniero, quello romano.
Negli scavi operati recentemente non si è trovato reperti di strade lastricate,
nessun rudere di monumenti, quindi Nazareth paese di poco conto. Maria ha vissuto
la vita di tutte le coetanee. Aiutava al frantoio dell'olio, al torchio del
vino, portava la brocca d'acqua dalla fontana. Ha sperimentato una gravidanza
difficile, pellegrina da Nazareth a Betlemme, pure rifugiata in Egitto. Al
mattino iniziava con la preghiera, comune a tutte le ragazze "Signore, sia
fatta la tua volontà". Questa disponibilità al progetto di Dio è stata
interpretata come l'obbligo della donna al silenzio, alla sottomissione,
all'ossequio. Le deviazioni di una lettura maschilista della Bibbia. Che Maria
fosse un carattere forte, pronta a cambiare il corso della storia e a sollevare
a dignità delle donne, lo dimostra nel canto del Magnificat, quando dice: "Il
Signore depose i superbi dai troni ed ha innalzato gli umili". Sembra
un'anticipazione del femminismo sessantottino di mezzo secolo fa. E nelle nozze
di Cana riemerge il suo carattere deciso quando rivolge uno sguardo ed
un'ingiunzione a Gesù in un matrimonio, dove venne a finire il vino: "Non
hanno più vino” e convinse Gesù ad un intervento (un segno simbolo interpretato
come miracolo), per evitare agli sposi una brutta figura. E il coraggio, senza
piagnistei e senza strilli di prefiche, di rimanere sotto la croce di Gesù che
stava per esalare l'ultimo respiro, dimostra la forza d'animo di stare là dove
le situazioni sono drammatiche. E dopo la morte di Gesù, il fatto di accettare
il ruolo di animatrice del gruppo apostolico e della prima comunità cristiana
testimonia il suo impegno a progettare uomini nuovi. Che lungo i secoli poi i credenti,
come detto, l'abbiano adornata di titoli e di dogmi, è perfettamente comprensibile.
E' stato il riconoscimento del genio femminile nel cristianesimo e nella
chiesa. Di qui la venerazione, l'esaltazione al cielo, il sedere al fianco del
risorto suo figlio alla destra di Dio. Per l'intuito dei fedeli essa era
riuscita a rendere Dio più femminile.
Poco spazio femminile
oggi nella chiesa del Signore
Qui la domanda conclusiva: la chiesa lungo i secoli ha dato
spazio sufficiente al femminile? Oppure ha continuato con una gestione
maschilista dell'istituzione, coprendo tutti gli spazi, in primis quelli del
culto? Purtroppo si. Così non solo ci è mancato e continua a mancarci un volto
più femminile, con un po' di affettività e di sentimento. Che la nostra chiesa
sia stata e lo sia ancor oggi così dogmatica e poco misericordiosa, è anche da addebitarsi
all'assenza della donna, alla sua estromissione, costretta portare museruola e
mordacchia. Recentemente un gruppo di donne cattoliche inglesi fece la proposta
di aggiornare il rito del battesimo. Dall'espressione "Io ti battezzo nel
nome del Padre, del Figlio, dello Spirito santo" alla seguente: "Io
ti battezzo nel nome del Creatore, Redentore, Consolatore". Respinta
dall'apposita Congregazione romana perché l'espressione 'creatore' deve specificarsi
con Dio 'Padre', e non lasciare il dubbio di un Dio 'Madre'. Fece molto
discutere il caso di quella bambina di 9 anni, che a Recife in Brasile venne
violentata dal patrigno e rimase incinta. Un parto difficile, per evitare la
morte della madre si dovette procedere all'aborto dei due gemelli. Il Vescovo
John Sobrino la colpì di scomunica, mentre il violentatore circola a testa alta
e senza un cenno di biasimo. Gli bastò forse confessarsi dal prete in due
minuti e tutto si aggiustò. Domanda: sarebbe stato possibile tale castigo se al
posto di un vescovo maschio ci fosse stato un vescovo donna? Queste pure sono
le conseguenze di una morale solo maschilista. Oggi si discute tanto che la
chiesa è in pericolo d'estinzione, causa la mancanza di preti maschi. Un
contributo alla soluzione può essere facile: basta permettere il sacerdozio
alle donne. Siamo chiari: esiste una proibizione di Dio e di Gesù Cristo,
oppure una decisione attinente solo la gerarchia da sempre maschilista? Una
questione da affrontare a viso aperto e senza reticenze. Un messaggio
conclusivo lo lasciamo alla Madonna, Maria del Vangelo: "non hanno più
vino, Gesù". La Madonna e tutte le donne oggi devono prendere la parola e
gridarci: "non c'è più acqua in tante parti del mondo, non c'è più pane,
non c'è più cultura, non c'è più sanità, non c'è più solidarietà con i paesi poveri,
non c'è più misericordia nella chiesa..."
Dopo millenni di maschilismo noi uomini registriamo un mezzo fallimento.
"Donne, madri, coniugate, o single, il futuro è nelle vostre mani”
Autore:
Albino Michelin
30.03.2012
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