sabato 12 marzo 2016

PRIMA VIENE L’ETICA POI LA RELIGIONE

Il titolo sembra avere il sapore di un manifesto laicista ed eretico, soprattutto se scritto da un prete cattolico. E come sempre accade bisogna spiegarsi con un po' di pazienza. Intanto per "etica" qui intendiamo: comportamento morale, rispetto dell'uomo, della sua dignità, dell'equità e tutto quanto si riferisce a questo presupposto. Subito la reazione: Ma ché? A Natale al primo posto ci sta il bambinello Gesù, la Sacra Famiglia. Dio che scende dal cielo a farsi uomo, l'adorazione dei magi. Rispondiamo ampliando l'orizzonte: non solo a Natale ma in ogni nostra stagione la priorità va data all'uomo e poi a Dio. Nel senso che non è l'uomo in funzione o al "servizio" di Dio, ma viceversa è Dio al servizio e in funzione dell'uomo. E quindi nell’identico modo non sono gli uomini al servizio della chiesa, ma è la chiesa al servizio degli uomini. Per cui se uno fra di noi è credente non deve scindere il binomio, ma comporlo cominciando dall'uomo. Ovvio mica solo a Natale. Questa è solo l'occasione per fare un certo tipo di discorsi. E qui mi riferisco a due libri interessanti: "Se non ora, adesso" di Don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di S. Benedetto in Genova, impegnato anche di notte nel ricupero degli emarginati. Reagisce a questo tempo di corruzione nel nome dell'etica e del bene comune. Il secondo libro da consigliare è del teologo, religioso dei servi di Maria, Alberto Maggi, dal titolo: "Versetti pericolosi e lo scandalo della misericordia". Naturalmente il riferimento è al Vangelo e al comportamento di Gesù. Nel mio dire mi muovo all'interno di questi due contesti.
                                Gesù non si vergogna della sua discendenza.
Anzitutto come impianto generale fa impressione la genealogia di Gesù, cioè la scheda dei suoi ascendenti ed antenati. Gesù non si è vergognato di annoverare e leggere in questa anagrafe storica della gente, tanta, di dubbia moralità e priva di ogni etica. Noi diamo molto valore al fatto o al dogma che Gesù sia nato da Maria, donna Madre vergine e da Giuseppe padre putativo illibato, cioè da una coppia bene, integra e virtuosa. Però non altrettanto si può dire dei suoi ascendenti. Leggasi il primo capitolo del Vangelo di Matteo. Da mettersi le mani nei capelli. Abramo? Santo patriarca che a Sara, moglie sterile, fece un bello sgarbo mettendo incinta la schiava badante Agar. Altro che santità del matrimonio e valori non negoziabili. Nell'elenco anche Raab, fior di prostituta in quel di Gerico, a tutti nota apprezzata "crocerossina", ausiliaria dei soldati nell'assedio alla città. E poi Davide re glorioso e potente, citato in tutti i salmi, che invaghitosi della moglie del soldato Uria, lo mandò a combatte in prima fila, lo tolse dalle spese, e si accasò con l'adultera neo vedova. Nella lista c'è pure Salomone, mecenate saggio e luminoso, che si foraggiava un harem di 300 moglie, altro che bunga bunga. E poi Manasse, un crapulone sanguinario, quello che per un pranzo squartò il figlio con un'indifferenza, nemmeno registrabile fra i boss di Corleone. Eppure Gesù non si vergognò di discendere da questa stirpe: Abramo, Raab, Davide, Salomone, Manasse ... Non li depennò dalla storia del suo blasone. Perché? Perché Gesù si e fatto uomo per condividere in tutto la razza, l'esperienza, la complessità, la miseria umana. Per aiutare ogni uomo, qualunque fedina penale esso abbia, ad umanizzarsi e quindi divinizzarsi. Per inciso aggiungiamo qui che uno fra i motivi per cui i cristiani protestanti non danno eccessivo valore alla verginità di Maria risiede nel fatto: quale importanza avrebbe che Gesù sia nato da un gettito di acqua pura, quando questa proviene da un plurisecolare canale ascendente di acqua in parte inquinata? Ma al di là di questa considerazione e prima di tutto c'è l'uomo con la sua miseria fisico-morale da sollevare e poi c'è Dio da adorare. Affermazione eretica? Solo all'apparenza. Gesù è lo scandalo della misericordia e della compassione. Gesù era ben conscio che spesso per onorare Dio si disonora l'uomo, ha quindi rovesciato la piramide affermando che quando si onora l'uomo si è certi di onorare Dio, perché l'uomo è la gloria di Dio. Di qui, tutta la sua distanza, per non dire polemica con gli scribi e farisei del tempo. Per loro Dio si manifestava attraverso la legge, l'osservanza dei 248 comandi e 365 divieti, il prestigio dell'istituzione religiosa, della casta sacerdotale. Gesù parlò di Dio in modo nuovo. Più l'individuo è umano, più manifesta il divino che è in se. Per Gesù il peccato è ciò che ferisce l'uomo, poi ciò che ferisce Dio. Per gli scribi sacra è la legge di Mosé, per Gesù sacro e l'uomo. I devoti, i turisti del sacro che si sentono più vicini a Di e ai santi, ignorando e sottovalutando l'uomo, di fatto sono da Dio i più lontani. Ed ancoro un rilievo: in Gesù non c'è l'invito alla santità, caratteristica degli scribi deI tempo e ammonimento ripetitivo che pure oggi scende dai pulpiti delle chiese. Sì, è vero che nel Vecchio Testamento si legge: "siate santi perché io sono santo" (Levitico 11,44). In Gesù invece si ripete un richiamo all'umanità, ai valori umani, etici: "Ero povero e mi avete dato da mangiare, straniero e mi avete accolto". Leggasi il brano di Matteo (25.21-31). Gesù non pone come traguardo la santità di Dio, ma la compassione per gli uomini. La vicinanza a Dio e alla sua benevolenza per Gesù non si testimonia con l'ortodossia, l'esatta dottrina, precisione dei termini, con la conoscenza dei canoni, ma nell'attenzione alle persone. E anche quando Gesù parla di verità (Vangelo dl Giovanni) non intende esattezza teorica ma fatti veri, gesti concreti, coincidenza tra il sapere-dire-fare. L'amore e la compassione che Gesù manifesta per gli uomini, non dipende dai loro meriti ma dai loro bisogni. Perciò l'assoluto della nostra vita non sta nella fede o nella religione, ma nella vita stessa, cioè nella relazione con gli altri. Gesù disse di essere venuto perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Non significa solo la vita dopo la morte, ma prima di tutto questa nostra vita concreta. Quindi se lui è in funzione di questa vita, motivo di più perché anche la chiesa sia al servizio di questa vita (e non viceversa). Anche la politica, l'economia, la finanza, la legislazione hanno da essere al servizio della nostra esistenza presente. Spesso di Gesù ci sfugge il criterio di fondo e globale che ha caratterizzato lo sua missione, mentre ci perdiamo in elucubrazioni bizantine su dettagli ed episodi marginali.
                                 Se Dio non esiste, tutto è possibile. Proprio vero?
Di fronte a questa logica apparentemente rovesciata qualcuno obbietterà che qui si scalza Dio, si fa solo dell'orizzontalismo, cioè del buonismo, si trascura il verticalismo, il rapporto con l'alto, cioè con il trascendente: Dio prima di tutto, Dio sopra tutto, Dio dopo tutto. Alla fine dei conti non è Dio il fondamento dell'uomo, del suoi valori, della sua morale, del bene? Se cosi è, mettiamo le cose in ordine: prima la fede e la religione e poi l'etica. E questo qualcuno, o questi molti potrebbero anche citarti Dostoevskij che nel suo romanzo "Fratelli Karamazov" scrive: "Se Dio non esiste, allora tutto è possibile ... " Rispondiamo che per molte persone, anche se Dio esiste tutto è possibile. lnfatti in nome di Dio si sono compiuti nella storia i più orrendi crimini. Invece molti atei in nome dell'uomo hanno saputo rinunciare eroicamente alla loro vita. Adagio dunque con le generalizzazioni. In secondo luogo, ogni uomo che segue la sua retta ragione, non falsificata, né manipolata, fin dalla nascita, sia esso battezzato o meno, sia esso credente o ateo, porta dentro di sé un principio universale comune e tutti gli uomini sotto ogni cielo: "non fare agli altri ciò che non vuoi facciano a te" oppure "fai agli altri quello che vorresti gli altri facciano a te". Ciò significa che il primo imperativo radicato dentro di noi è l'etica, il rispetto dell'uomo. Chi non lo sente è perché lo rinnega scientemente, o inconsciamente, o forzatamente. Se poi a questo imperativo vi accomuniamo anche Dio o una fede religiosa, tutto di guadagnato: è un valore aggiunto. Sempre che sia sincero, perché purtroppo c'è chi se ne avvantaggia a scopo strumentale, commerciale, di carriera, politico, elettorale, ecc.
                                      Di ogni persona valorizzare il meglio
Un caso che sembra abbastanza attinente con l'argomento è quello di una certa Erika De Nardo, nota al pubblico tramite l’informazione mediatica. Il 21 febbraio 2001 la sedicenne con il fidanzatino Omar uccise la madre con quaranta coltellate e il fratello undicenne con 57, uscita in libertà il 6 dicembre 2011. Ovviamente c'è gente che grida alla gogna, chi di spada ferisce di spada perisce, Erika per sempre all'ergastolo. L'ultimo periodo di ricupero essa lo passò nella comunità Exodus di Don Mazzi. Egli partì dalla comprensione verso questa persona, mosso dal principio che la pena nei confronti di un colpevole e di un condannato non deve essere rancorosa ma educativa (un abominio disumano la condizione delle carceri italiane), e disse: "per il tempo che dovrò stare accanto ad Erika, cercherò di tirar fuori da lei il buono che dentro le è rimasto". Un'espressione che sintetizza tutto. Don Mazzi non si è chiesto se la ragazza abbia o meno una fede in Dio, se lui stesso abbia preso questa decisione mosso dalla fede in Dio e dalla compassione verso di lei. Parte dall'idea che ogni persona e ricuperabile, bisogna fare di tutto per ricuperarla, e ridarle la gioia di una dignità che magari essa stessa non si è meritata.
Questo episodio, come innumerevoli altri, ci porta a rivedere tutta la nostra educazione, e formazione, religiosa o laica in merito. In Italia è stato costituito un dicastero vaticano chiamato "Nuova evangelizzazione". Ci auguriamo che accanto ad una programmazione per richiamare l'obbligo alla messa, alla confessione, al matrimonio ecclesiastico, all'abolizione del divorzio, dell'aborto, del testamento biologico si faccia una vera profonda capillare educazione all'etica, cioè alla carità e all'amore del prossimo. Un catechismo per imparare con gli altri il galateo, le buone maniere, la buona educazione, il rispetto della roba, la trasparenza, la sincerità nei bilanci, la lotta contro i privilegi economici a tutti i livelli. Forse al momento è più urgente incominciare da qui che incominciare da Dio. Siamo la nazione più cattolica del mondo, ma anche fra le più illegali, le più furbastre, le più lesive nei confronti dell'equità e dei diritti altrui. Per il momento e come ipotesi di lavoro, dopo 160 anni di Unità d'Italia incominciamo da qui: dall'etica! E poi andremo alla fede.

Autore:
Albino Michelin
23.12.2011

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