martedì 15 marzo 2016

PAPA FRANCESCO, FORSE È LA VOLTA BUONA

Mercoledì 13 marzo 2013 dai 115 cardinali riunitisi in Conclave nella Cappella Sistina del Vaticano è stato eletto Jorge Mario Bergoglio quale 266° Papa della Chiesa cattolica. Opportuno qui raccogliere le diverse opinioni provenienti da ogni dove e da ogni sito, metterle un po' in ordine e dare una risposta il più oggettiva e motivata possibile. Con il vantaggio di avere del neoeletto un profilo più organico e ordinato. Quali sono state le impressioni espresse all'affacciarsi di questa figura all'ambone della Basilica di S. Pietro? Ovviamente all'inizio tifo da stadio, tablet, telefonini lampeggianti. Poi subito le agenzie stampa e media: il Papa "buona sera", il Papa a tutti "fratelli e sorelle", il Papa del 3° millennio, il Papa dei poveri, il Papa venuto dalla fine del mondo. E avanti su questo tono.
                                      Il profilo anagrafico di Papa Bergoglio
Il padre è un emigrato piemontese (da Portacomaro-Asti) che nel 1929 con la valigia di cartone se ne andò a cercare fortuna in Argentina, come impiegato delle ferrovie. Là ebbe 5 figli. La madre Regina Sivori era pure italiana, di Genova. Jorge Mario è nato il 17 dicembre 1936, si è diplomato come tecnico chimico, si fece sacerdote a 32 anni dopo di essere stato fidanzato con Amalia alla quale disse: "se non ti sposo, mi faccio prete!". Gesuita, studiò in Cile, Spagna, Germania. A 35 anni era già superiore provinciale, cioè capo dei gesuiti della sua nazione. Eletto vescovo di Buenos Aires nel 1992, e cardinale nel 2001. Alla morte di Wojtyla nel 2005 fu il secondo papabile dietro a Ratzinger. Da giovane amava il tango e da sempre è tifoso della squadra calcistica della sua metropoli, il San Lorenzo, con la tessera nr. 88235.
                                       Di buon auspicio le prime impressioni.
Tutte ed in positivo, in modo particolare quella di apertura: "fratelli e sorelle buona sera". A ricordarsi di Wojtyla che nel 1978 si introdusse con tuonante "Sia lodato Gesù Cristo", qui ci si è sentiti in tutt'altro mondo. Non vuole imporsi con messaggio sacrale, ma proporsi come uomo fra gli uomini, un fratello. A dirci quasi che l'essere uomini è prioritario al fatto di essere credenti, praticanti o cattolici del proprio gregge. E poi quel presentarsi come "Vescovo di Roma", ribadito ben quattro volte. Mai pronunciata la parola "Papa, Pontefice, Vicario di Cristo ... ". Non è causale, si ricollega e si radica alla vera professione di fede dei primi Papi, che si definivano vescovi di Roma, quale sede che presiede alla carità universale. Un "Primus inter pares" (primo fra uguali), non il potente cui sottostanno tutti i regni e i sovrani della terra. Si riferisce ai primi padri della chiesa, tipo Ignazio di Antochia che definisce il papato "presidenza dell'amore". Come dire: niente di più moderno che tornare al "genuino" antico.   
                                     Al nome Francesco che significato dare?
Bergoglio ha recepito un’istanza latente nel popolo e ha voluto esprimerla appunto con la scelta di Francesco (+1220). Questo papa vorrebbe una chiesa povera, con i poveri e per i poveri, come San Francesco che in giovane età getta le sue vesti davanti al padre Bernardone, commerciante di stoffe, che indossa l'abito dei contadini, gli ultimi del tempo, che si innamora della natura, del creato, di "frate" sole e sorella acqua, degli animali. Con la brama di ricostruire una chiesa cadente sotto i vizi e le ricchezze dell'epoca, ti prende e ti comunica dentro vitamine di novità, pulizia, santità. Non credo che il neopapa si illuda di svendere e sbaraccare il vaticano, Stato Pontificio e tutto il barandam che sta d'intorno. Può cambiare il corso della chiesa, ma con piccoli gesti, segni eloquenti. Anche perché l'entourage della corte pontifica si porta dietro una sclerosi secolare. Nel primo saluto alla folla Bergoglio si è posto a pregare in modo alquanto inconsueto. Preghiera con altri contenuti. Si è messo in ginocchio davanti alla gente (non davanti a Dio o al crocefisso), ha creato momenti di silenzio, ha invitato a pregare per lui e in modo particolare con la benedizione "prego il Signore che attraverso di voi benedica me".
                       Un cardinale proclama l’indulgenza plenaria. Con quale significato?
Cimelio storico. Se non si sta attenti, si rischia di confondere i credenti anziché formarli. Vorrebbe dire che per la circostanza viene concesso il perdono di tutti i peccati dei presenti e di quelli che stanno alla TV. Da quel momento diventano tutti puliti e santificati. Se meritavano l'inferno adesso, (se morte ne incoglie) vanno tutti in paradiso. Questo è l'unico neo, abra catabra, che la presentazione di Papa Francesco ha dovuto subirsi da un cerimoniale millenario, che a torto identifica il Papa con Dio. Gesti e segni nei primi giorni furono innumerevoli. Che non siano stati studiati a tavolino ed esibiti a scopo pubblicitario? No, sembrano in coerenza con la persona, nessun esibizionismo. Anche in Argentina egli viaggiava in autobus come i popolani, cucinava per se, abitava in un appartamento anziché in episcopio. Nelle cerimonie della settimana santa lavava i piedi ai drogati e malati di Aids. Ed ora come Papa si manifesta quale fu: dopo l'elezione ritorna in bussino con i cardinali all'albergo, paga di persona la permanenza. Per la messa del giorno seguente al cerimoniere che gli presenta la mozzetta di ermellino e la croce d'oro: "questa la metta lei". Sotto la veste bianca spuntano i pantaloni dell'uomo civile, indossa scarpe di cuoio al posto delle rosse Prada, croce pettorale di ferro. Il 19 marzo, primo giorno di pontificato, fa pubblicare al suo portavoce: "inizio del ministero petrino del vescovo di Roma". Abolita l'espressione” intronizzazione”, incoronazione. Parlando con i giornalisti e al sermone nella Chiesa di S. Anna resta in piedi e non seduto in alto sul trono. In piazza tra la gente che saluta, bacia ed abbraccia, benedice pure un cane Labrador, la guida di un non vedente. Questi alcuni dei gesti e segni che hanno colpito il popolo. E nella mentalità di questo spesso segni e gesti sono più importanti delle prediche, delle dottrine, delle parole.
                   Bergoglio primo papa dall’America del Sud. Inversione di tendenza.
Anzitutto un po' di geocentrismo non disturba, anzi è necessario. II 50% dei cattolici oggi risiede nelle Americhe di cui il 29% nel Sud. La nostra religione ha bisogno di una rappresentanza più decentralizzata. In questo contesto non aveva senso un Papa italiano. Ha un po' disturbato tutto quel tam tam pubblicitario condotto dal salotto di Bruno Vespa, dai canali della TV italiana devota, dalla falange di Comunione e Liberazione in favore del Cardinale Scola di Milano. Al dire dei giornalisti addetti al Conclave (anche se erano esclusi, ma i segreti filtrano sempre), Scola entrò con un pacchetto di 40 voti su 115 cardinali. Ne occorrevano 77, ma a tale quorum italiani ed europei non ci arrivarono, perché gli extraeuropei hanno spostato l'attenzione verso l'altro mondo. E così Bergoglio fu eletto alla quinta votazione con circa un centinaio di sostenitori. Però, come si vede, la politica italiana con i suoi media si era cacciata dentro ancora una volta rompere le uova nel paniere. Con un Papa italiano saremmo rimasti al palo: politica e privilegi!
                         Un papa più della discontinuità che della continuità.
Solito discorso: di destra, di sinistra, conservatore, riformatore? Speriamo sia un Papa realista, come lo dovrebbe essere ogni prete ed ogni credente. Realista significa attento all'evoluzione della storia, aperto allo spirito del tempo e non abbarbicato alla lettera del passato. Quindi a tempi nuovi risposte nuove, pure premettendo fedeltà alle costanti religiose ed etiche. Alla Tradizione, e non semplicemente alle tradizioni. Si sa che come educazione egli è (stato) rigorista su alcuni aspetti della morale tradizionale: Possibilista alle unioni civili delle coppie gay e ai diritti degli omosessuali, ma contrario ai matrimoni gay, alla contraccezione, al ruolo della donna nella politica. Ma questo non dovrebbe disturbare più di tanto. Cioè avendo manifestato una forma mentis (riferita ai suoi primi interventi papali) aperto alla conciliarità, alla sinodalità della chiesa, è probabile che egli sulla linea del Cardinal Martini lasci, anzi induca a parlare, a studiare i problemi di oggi in vista anche di soluzioni locali. Così dicasi del libero celibato preti, del sacerdozio delle donne, ecc. Finora tutto ciò era sotto catenaccio, impensabile tabù, intoccabile. La vera rivoluzione che ci auspichiamo sia questa: che Papa Francesco, primo fra uguali, lasci parlare la voce di Dio dall'interno di tutti gli uomini e di ogni coscienza.
                                         I punti essenziali del suo messaggio.
Nel quadro dello spirito francescano che intende vivere e proporre le linee portanti sono: "Dio è misericordia, non stanchiamoci di perdonare e di chiedere perdono". "Il potere è servizio e anche il Papa per esercitare il potere deve guardare al servizio umile". "Ai capi di Stato il 19.3.2013: ”Vorrei chiedere per favore a tutti i responsabili di buona volontà che siamo custodi del disegno di Dio iscritto nella natura. Custodi dell'ambiente, degli altri, della famiglia, degli ultimi, dei diversi". Ai giornalisti qualche giorno prima, il 16.3: "Siccome, alcuni di voi non sono credenti, in un momento di silenzio ognuno può chiedere a Dio la benedizione per se stesso". Ciò significa per noi la fine dell'intolleranza religiosa verso gli atei e le altre fedi. Cessa il proselitismo, si inaugura a tutto campo testimonianza, tolleranza, rispetto. Nella messa iniziale bando all'anello d'oro (solo d'argento dorato), la comunione in piazza distribuita dai diaconi e non dal prete pontefice, nessun corteo. A dire che la messa dovrebbe essere meno rituale e ripetitiva più comunicativa, conviviale, creativa. Personalmente mi associo all’opinione espressa da molti teologi e pensatori cattolici, anche se un po' critici come Hans Küng: "la migliore scelta oggi possibile. Il suo nome è simbolo di lotta contro la sopraffazione, il potere, l'ingiustizia. Ci farà scoprire l'umiltà e soprattutto la gioia di essere uomini". Forse è la volta buona.

Autore:
Albino Michelin
28.03.2013

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