lunedì 28 marzo 2016

KAROL, GLI EROI STRANIERI NON FANNO NOTIZIA

Sabato 29 agosto 2015 due malviventi fanno irruzione presso un supermercato a Castello di Cisterna in provincia di Napoli a scopo rapina e si avvicinano alla cassa, armi in pugno. Uno fra gli innumerevoli clienti lì vicino, certo Karol Anatoly, operaio edile di origine ucraina, si precipita per immobilizzarli e salvare l’impiegata. Al che i due gli sparano, gli affibbiano due coltellate e lo stramazzano al suolo. Accanto aveva con sé il carrello della spesa e insieme la figlioletta di due anni, spettatrice terrorizzata. L’operaio lascia la moglie e un altro figlio di 14 anni. Partito anche lui anni fa dalla sua terra in cerca di speranza è stato barbaramente derubato dei sui progetti e dei suoi sogni. E’ morto da eroe mostrando quel volto dell’emigrazione che fingiamo di non voler vedere, o al quale non sentiamo il bisogno di conferire attenzione, ma al quale dobbiamo tributare un profondo omaggio. E’ morto da eroe quando avrebbe potuto tornarsene a casa e passare il fine settimana con la famiglia, a farsi i fatti suoi. A parte qualche veloce lancio in TV e qualche riga sui giornali, nessun commento importante. Certo il paese di quello spicchio di Napoli ha dimostrato più cuore di quanto si pensasse: subito una sottoscrizione per la costituzione di un fondo a favore della famiglia, una raccolta di firme per il conferimento della medaglia d’onore al valore civile, una giornata di lutto cittadino in sua memoria. Desolante però è il pensare che se a rapinare fosse stato un ucraino, un profugo, un extracomunitario saremmo ancora lì a sbraitarci contro per settimane in tutti i canali televisivi. Non andiamo troppo lontano con il tempo. Quando agl’inizi di febbraio di quest’anno nel paese di Nanto in provincia di Vicenza un giostraio vicentino, Alberto Cassol, appartenente ai rom, tentò una rapina in una gioielleria e la vita dell’impiegata correva seri pericoli, certo Stacchio benzinaio accanto gli sparò col fucile da caccia e lo tolse dalle spese. Non si disse che il criminale fu un vicentino, ma un rom, cioè la feccia della terra. Una sarabanda mediatica che dura ancora oggi. Si precipitarono a congratularsi con il salvatore della patria i politici per la maggiore, Salvini, Meloni, Zaia, Moretti. Il sindaco di un paese vicino, Joe Formaggio detto sceriffo, organizzò turbolenti riunioni con gli amministratori del territorio e cortei di protesta a dimensione regionale. E tutto perché l’assassino era un rom, un extracomunitario, secondo la loro ignoranza, chiedendo venia per l’attributo. Vicino a Karol accostiamo anche un altro degli innumerevoli casi di stranieri che salvano degli italiani. E cioè a Lendinara di Rovigo il 21.7.2015 prese a bruciare la casa di una coppia di novantenni. Due giovani maghrebini si sono lanciati tra le fiamme per salvarli e ci riuscirono. Ma i vicini di casa non mossero un dito. Eroismo sobrio, ma innegabile. Però solo qualche straccio di notizia. Il “Resto del Carlino” di Bologna si limitò a titolare a mezza voce: ”merito di una sorta di miracolo questo salvataggio ”. Cioè merito del Padre Eterno e non dei due stranieri: miopia inaccettabile. Lunga sarebbe la serie di immigrati eroi. Tempo fa Dragan Cigani bosniaco ti va a salvare due bambini italiani che stavano per annegare nel mare di Jesolo, capitale della Lega. Lui purtroppo muore ma i bambini vengono tratti alla riva. Nessuno ne ha parlato, neanche il prete in chiesa si è ricordato di una preghiera per il povero defunto. Si sa, era uno straniero, ha compiuto un atto dovuto. Iris Palacio, ventisettenne badante honduregna, nel mare dell’Argentario mette in salvo un bambina affidata alla sua custodia, ma lei non ce la fa, scompare tra i flutti. All’inizio di quest’anno una donna in auto sbanda e finisce nel fiume Bacchiglione di Vicenza. Un rom accortosi si tuffa vestito invernale nella corrente gelida e limacciosa e la estrae. Ai tentativi di ringraziamento risponde:” era un mio dovere come uomo”. Ma per lui solo un trafiletto nel quotidiano locale. Però quando a compiere un gesto insano è uno straniero, allora sono guai. Lo si suona e lo si canta, si fa parlare la pancia nazionale e montare l’odio collettivo, non la si smette più. Vedi il caso di Palagonia di Catania, successo recentemente, dove un diciottenne ivoriano uccide una coppia di pensionati, all’anagrafe Solano. Non solo la figlia Rosita, e lo si può capire, ma tutti i politici con a capo il ruspante Salvini al ritornello:” Colpa dello Stato assente, qui deve rispondere”. Più convincente invece il discorso del Vescovo Peri alla cerimonia funebre:” Quando il male arriva è perché gli onesti dormono”. E di un caso come questo la fantasia popolare si sbizzarrisce e caccia su internet siterelli tipo:” Tutti i crimini degli immigrati”, inventando le bufale più impensate come quella di uno straniero che stupra una bambina di 7 anni, il padre gli taglia i testicoli e glieli fa ingoiare. Tutto fa brodo per amplificare o inventare notizie che mettono in cattiva luce lo straniero, nascondendo invece quelle che dimostrano le ricchezze e i valori da lui apportati. Un’osservazione non ci deve sfuggire: vi è una buona parte dell’opinione pubblica che di fronte a casi come quello di Karol alza le spalle:” poteva farsi i fatti suoi”. Il farsi i fatti propri talora può essere segno di viltà di fronte al bene comune, perché non aiuta a ribaltare l’immagine negativa. Queste sono testimonianze che vanno valorizzate. Il farsi carico degli altri è costitutivo della sensibilità e dell’etica umana. Dio alle origini ha chiesto a Caino dove fosse suo fratello Abele. Al che la risposta:” sono forse io il custode di mio fratello”? (Gen.4,9). E nella parabola del samaritano (Lc.9,26) su quel tale caduto nel fosso, Gesù dice che un sacerdote lo scorge, passa oltre e fa i fatti suoi. Così un secondo, un religioso passa e va oltre per i fatti suoi. Ma un terzo, uno straniero, ha compassione, si ferma, lo carica sul cavallo e lo porta all’albergo. Non ignoriamo certo che gli immigrati sono maggiormente tentati alla micro e macro criminalità dei residenti, e che nelle carceri il 36% dei detenuti sono stranieri a fronte del 7% di connazionali. Lo stesso però succedeva a New York da parte dei primi immigrati italiani alla fine del 1800. Ma con adeguate leggi e con il necessario tempo di convivenza le due etnie sono diventate un solo popolo solidale.

Autore:
Albino Michelin
29.08.2015

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