martedì 15 marzo 2016

COSTANTINO IMPERATORE: LIBERTÀ RELIGIOSA SOLO PER I CRISTIANI (313-2013)

Questa celebrazione del diciassettesimo secolo può collegarsi al discorso del neoeletto Cardinale di Milano, Angelo Scola, pronunciato il 7 dicembre 2012 in occasione della Festa del Patrono S. Ambrogio (Vescovo 374-397 d.C.), il santo che ha fatto inginocchiare l'imperatore romano Teodosio, dopo una sanguinosa rappresaglia contro i Tessalonicesi. Il prelato non si riferì esplicitamente a questo fatto, ma vi si scorge un nesso abbastanza chiaro. Secondo il Cardinale, e in pratica secondo la gerarchia italiana, lo Stato dovrebbe rivedere il senso della laicità, della aconfessionalità, della neutralità. Deve passare da una visione pluralista ad una dimensione apertamente religiosa: alla nascita (contro l'aborto e la procreazione assistita), al matrimonio (contro le unioni di fatto e le registrazioni di coppie gay), al fine vita (contro l'eutanasia e il testamento biologico), all'educazione religiosa (sostegno finanziario alle scuole private cattoliche e insegnamento del catechismo). In pratica la chiesa avrebbe il potere di condizionare la società: neutralità e laicità sono un modello mal disposto. Un passo indietro nei confronti dei predecessori Card. Martini e Tattamanzi. Le reazioni a questo messaggio non si sono fatte attendere, per cui non sembri fuori luogo ricollegarsi al giubileo di Costantino che diede ai cristiani libertà religiosa dopo 3 secoli di persecuzione. Due aspetti ci interessano: 1) Come la chiesa lungo i secoli ha promosso la libertà religiosa e i diritti dell'uomo. 2) Qual è stato il contributo della società laica alla libertà religiosa della chiesa.
                                  Origine delle persecuzioni contro i non cristiani.
Ottant'anni dopo l'editto di Costantino abbiamo una smentita alla rovescia da parte dell'Imperatore Teodosio con un altro editto (392): "Chi rifiuta di essere cristiano o è un demente o è un sovversivo. Perciò oltre che con la giustizia di Dio deve fare i conti anche con la nostra". E di qui la chiesa in passato perseguitata diventerà in parte persecutrice. Si pensi alle solite cose note: alle crociate, ai roghi contro gli eretici, contro le religioni pagane che hanno visto la distruzione di antiche civiltà come dei Maya, Incas, Aztechi, e le conversioni coatte in Sudamerica e in Africa (o battesimo o morte). Perfino a Roma verso il 1860, tempi di Pio IX Papa Re, con i bambini ebrei sottratti alle loro famiglie di origine per farli cattolici. Per non citare documenti pontifici, come quello di Gregorio VI che nel 1832 definì la libertà religiosa un delirio, seguito da altri come quello di Pio IX (1870) e Leone XIII (1888): scomunica per chi si recava a votare dopo l'Unità d'Italia. Per quanto invece concerne il contributo della società civile alla libertà religiosa e ai diritti dell'uomo, onestamente in parte essa va ringraziata. Premessa una distinzione fra laicità (libera chiesa in libero stato) e laicismo (anticlericalismo fondamentalista e viscerale). Si pensi all'illuminismo, movimento filosofico europeo del 1700: spazio al lume dell'intelligenza, libertà d’uso della ragione, della critica, dell'autonomia di pensiero, della dignità della persona. Questo in contrapposizione al detto tradizionale ecclesiastico: "proibito capire, obbligato ubbidire". La rivoluzione francese, nonostante i suoi eccessi, a fine 700 inculcò "fraternità, libertà, uguaglianza". La Convenzione di Ginevra (1926) abolì la schiavitù. Nel 1948 la Carta dell’ONU sancì il diritto di libero pensiero, di religione e di cambiare religione. Da notare che come osservatore vi partecipò pure lo Stato Vaticano che non sottoscrisse però la parità dei diritti uomo-donna. Questo per evitare che la donna facesse ricorso all'aborto o si mettesse in testa di diventare prete come i maschi.
                                                 Da “finocchi” ad omosessuali.
E qui si potrebbe inserire un argomento assai dibattuto, nonché dai cattolici ridicolizzato con ironia e sarcasmo: la situazione e lo status degli omosessuali. Una legge del 390, settantasette anni dopo la libertà religiosa, concessa ai cristiani da Costantino, prevedeva la morte al rogo per chi praticava l'omosessualità. Dall'uso di bruciare piante aromatiche nei luoghi per coprire il puzzo della carne deriva il termine dispregiativo "finocchio". L'imperatore d'Oriente Giustiniano (550 d.C.) faceva evirare pubblicamente gli omosessuali col tacito consenso e talvolta aperto sostegno della chiesa. Il penitenziale di Papa Gregorio III (secolo VIII) imponeva l'ostracismo di 160 giorni contro il lesbismo. In Francia il codice prevedeva la castrazione al primo reato, il taglio di un membro al secondo, il rogo la terza volta. La stessa pena era prevista per le donne, ma non si è capito bene cosa succedesse le prime due volte. Da qualche anno gli omosessuali di tutto il mondo scendono in piazza a rivendicare la loro dignità. Che lo facciano in atteggiamenti e fogge carnevalesche e provocatorie può irritare le persone bon ton. Però non si coglie in profondità il grido di liberazione dopo secoli di umiliazione ed una vita da talpe.
Che la società civile in questi anni attraverso leggi di vari parlamenti abbia concesso visibilità, riconoscimento in quanto coppie fondate sull'amore, è stato per loro un ricupero di dignità dovuta. E questo grazie alla società civile, che potrà essere relativista, atea, amorale, ma per lo meno ha dimostrato in questo campo rispetto dell‘"altro". Con ciò non vogliamo tout court affermare che ogni rispetto significhi legittimazione di comportamento. La chiesa ci sta arrivando lentamente. Il primo ottobre 1986 J. Ratzinger, allora Prefetto Dottrina della Fede, scrisse: "va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e azioni violente". Un po' episodico l'intervento, perché si sa che poi si è ritornati ad una campagna denigratoria nei loro confronti, mettendo tutti nello stesso sacco, senza distinguere l'omosessualità innata e quella indotta. Il Cardinal Martini avrebbe fatto un discorso più comprensivo: "non è male in luogo di rapporti omosessuali occasionali che due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli ... ". E il Cardinale di Vienna Schönborn: "in tema di omosessualità si deve anche considerare la qualità di una relazione". Al momento queste sono ancora voci fuori dal coro. Un effetto sicuramente shock è stata l'approvazione delle nozze gay da parte del parlamento inglese agli inizi di febbraio del 2013. Al che Mons. V. Paglia, presidente del Pontificio Consiglio sulla Famiglia, pur ribadendo che questa è una realtà fondata sul matrimonio fra due persone di sesso diverso, ebbe a dire: "Coppie gay, pari dignità di tutti i figli di Dio" e si è augurato che si combatta anche nella chiesa la discriminazione di quella ventina di paesi nei quali l'omosessualità è considerata reato. Insomma una storia a tentoni, un passo avanti e due indietro e rieccoci.
Solo dopo 1.575 anni dal decreto di Teodosio si poté arrivare alla Costituzione "Dignitatis humanae" del 1965: dignità dell'uomo, rispetto delle diversità, della laicità (Concilio Ecumenico). E la chiesa ha dovuto più di una volta rimorchiarsi alle conquiste della scienza e della società civile, salire sull'ultimo vagone per non restare a piedi, cioè tagliata fuori dalla storia. Perciò sull'eterna questione "Chiesa-Stato in Italia" suggerimenti non sarebbero mai inutili. La chiesa dovrebbe evitare di fare l'acchiappatutto, leggi, privilegi, a suo favore. Svincolarsi pure dalle manovre politiche (dal 1994 sostegno aperto per Berlusconi, dal 2012 per Monti). E lo Stato con i suoi politici di turno evitare di fare il portaborse della chiesa. La politica è l'arte del possibile, senza servilismo verso nessuno, ma a vantaggio di tutti: del pluralismo etnico, culturale, dell'onestà, dell'anticorruzione. E questa è già religione, anzi ne è il fondamento.

Autore:
Albino Michelin
15.02.2013

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