sabato 12 marzo 2016

PAPA WOJTYLA SANTO SUBITO: PERCHÉ TANTA FRETTA.

La domenica 1 maggio 2011 è stato beatificato Karol Wojtyla, polacco, classe 1920, diventato Papa il 16 ottobre 1978, deceduto il 2 aprile 2005. Processo di beatificazione iniziato il 28 giugno poco più di due mese dopo la morte. A bocce ferme, superata la fase estasi dei suoi devoti e ammiratori conviene porsi delle domande e cercare delle risposte. In effetti, una certa parte della cattolicità, supportata anche dalla pressione dei media specie di casa nostra, ha visto il fenomeno Wojtyla come "L'uomo che ha cambiato il mondo e la chiesa". Ma dovunque in humanis vi sono luci ed ombre, ed anche in questo caso non si offende né i devoti, né gli ammiratori, né la devozione popolare se si approfondisce il ruolo di questo Papa. Sempre convinti che va distinta la sua persona, la quale non si discute per l'onestà e la buona fede, dal ruolo che può invece prestarsi ad una analisi, consci di quanto diceva Gesù: la pianta si riconosce dai frutti. lso Baumer, teologo all'università di Friburgo, pone apertamente questo interrogativo nel Forum, quindicinale cattolico della diocesi di Coira-Zurigo. Appunto con "Perché tanta fretta?". Nel contempo sono usciti anche diversi studi e libri come quello di Micromega dal titolo: "Wojtyla, il grande oscurantista" e "Wojtyla segreto" di Pinotti. Il primo (anche se di esso non condividiamo il titolo alquanto corrosivo) è una raccolta di 16 pensatori, in parte laici, credenti, vescovi, però con toni diversi: una bella gamma di studiosi. Il secondo si sporge a dichiarare che Wojtyla più che un santo è un irriducibile condottiero, una star di scenografia, un eccezionale comunicatore. E quindi si dilunga nell'esposizione del divismo tipico di questo papa. Al di là di ogni esagerazione e riduzione, una precisazione dobbiamo farla. Le osservazioni all'istituzione Chiesa non sono necessariamente delle critiche eversive, né una rottura dell'unità della fede. Anzi possono essere un contributo alla sua credibilità. E in questo senso io stesso mi ci pongo. Perché le affermazioni oggi frequenti di certi ultras cattolici: "se non sei d'accordo con la chiesa, devi uscirtene", manifesta solo il sapore dell'arroganza, la grettezza del ghetto, la goduria del rogo medioevale, l'istinto della jad islamica, il "föra dai ball" dell'oltranza leghista-bossiana. Doverosa questa premessa.
                                                                         Evento mediatico.
La potenza oggi dei media di comunicazione è indiscutibile. Negli stessi giorni della beatificazione del Pontefice, attorno al 1° maggio, abbiamo osservato milioni di partecipanti al matrimonio inglese di Katy e Williams, nonché miliardi telespettatori, così avvenne alla morte di Bin Laden, altrettanto con l'evento Wojtyla. Cioè la capacità di globalizzare un avvenimento, di incuriosire tutto il mondo attorno ad esso. Il fenomeno "radunarsi" e aggregarsi è sentito come un valore in sé indipendentemente dal messaggio del mito attorno a cui ci si raduna. Anche i molti cattolici che sono andati in piazza San Pietro non è che fossero mossi tutti da un impulso religioso, ma anche da curiosità, dal bisogno di aggregazione, come dire: "è bello sentirsi in tanti, parte dell'universo". Il sentimento è positivo, terapeutico, cioè tu ti senti diverso, un altro, più sicuro. A livello di movimento popolare indubbiamente la chiesa italiana si è presa in ostaggio ogni televisione, con i corifei Vespa-Missori, con attrici e veline, diventate improvvisamente figlie di Maria. E qui pure nel rispetto verso la devozione popolare ci sia consentito di dissentire da qualche prelato che parlò di "Chiesa potente". La potenza della chiesa non consiste nella spettacolarizzazione del sacro, ma nella testimonianza dei suoi credenti, in cui gli ultimi (vedi Madre Teresa e tanti onesti) sono i primi: parola di Gesù. Perché tanta fretta? I promotori rispondono: a motivo del consenso popolare, che alla sua morte lo proclamò "santo subito". Si può rispondere che determinante non è il consenso popolare ma il fondamento su cui tale consenso si fonda: Anche attorno alla morte di Michael Jackson si mobilitarono tutti i giovani del mondo. E con ciò sembra che con questa fretta si sia strumentalizzato un certo consenso popolare, come strategia per ridare prestigio alla chiesa, oggi in calo di credibilità, di adesione, di identificazione. Un po’ di politica anche qui insomma. Per una serie di motivi di cui tutti sono a conoscenza: diminuzione del clero, calo di praticanti, aumento delle coppie "irregolari", occultamente della pedofilia del clero, ecc. Santo subito! Però la normativa vaticana dice che le cause di beatificazione vanno iniziate dopo 5 anni dalla morte del candidato. Invece nel caso Wojtyla si è data la precedenza ad un papa, mettendo in coda altri in lista di attesa, altri meno onorevoli e prestigiosi. Come dire che la legge non è uguale per tutti, e chi fa le leggi le può anche disfare. Il nostro autore Iso Baumer fa intendere che un uomo complesso come Wojtyla per i suoi rapporti con la politica, con la scienza, con le encicliche, con i viaggi, con i diritti dell'uomo avrebbe avuto bisogno non di 5 ma almeno di 50 anni per un esaustivo processo. Però Wojtyla ha già fatto dei miracoli ... Non entriamo in questo argomento, perché anche di questi tempi molti ne ha compiuto l'indiano santone Sai Baba, morto il giorno di Pasqua 24 aprile 2011.
Ben inteso che questi vanno interpretati secondo il movente, le modalità, le finalità, però non sono tout court determinanti per la santità di una persona.
                                                                  La fine del comunismo
Ma per parlare del personaggio, al suo interno e non attorno, citiamo una delle sue da molti considerate benemerenze: egli è stato l'artefice della caduta del comunismo. Che Wojtyla fosse un anticomunista viscerale è a tutti noto. Anche perché da bambino ha conosciuto, subito, sofferto la dittatura bolscevica. Però sostanzialmente il comunismo è crollato perché il suo apparato tecnico era decisamente inferiore a quello del mondo occidentale. La decadenza era già iniziata da un decennio. Indubbiamente Wojtyla ci ha dato una spallata, ma in sostanza ha ucciso un uomo morto. Forse nei primi anni del pontificato ha speso troppo per questo progetto. In effetti, ha sovvenzionato il sindacato polacco Solidarnosch con fondi dello lor (Istituto Opere di Religione), cioè della banca Vaticana, con intrecci poco chiari verso il Banco Ambrosiano, il cui direttore, Calvi fu trovato impiccato a Londra il 18.6.1982, con Marcinkus Cardinale dai facili maneggi, con il rifiuto di consegnare nel 1979 tale addetto allo Stato Italiano per il processo, con patteggiato risarcimento volontario. Un procedimento alquanto oscuro, smorzatosi poi con il licenziamento dello stesso cardinale. Certo l'anticomunismo di Wojtyla si basava sulla sua buona fede, ma i metodi furono alquanto machiavellici. Altra espressione del suo anticomunismo è stata la condanna della teologia della liberazione (28.1.1979) sorta nel Sud America. Un cristianesimo cioè che si fondava su un progetto di una liberazione dalla povertà e dalla miseria, in particolare del popolo brasiliano. Da allora nessun prete simpatizzante del movimento fu fatto vescovo e cardinale. E quelli aderenti furono allontanati. Altro aspetto: il rapporto di Wojtyla con la pace nel mondo. E' nota la sua condanna della guerra in Iraq. Mentre invece degli interrogativi restano aperti nella guerra dei Balcani dove egli fu incline ad un intervento armato. Con i dittatori usò il criterio di non escludere nessuno dai suoi incontri e così diede la mano a Pinochet apparendo sul balcone del parlamento cileno. Diede la mano anche a Fidel Castro dittatore comunista cubano, ma lasciò deluse le "Madri Piazza de mayo" cui Pinochet aveva trucidato non si sa quanti i figli (23.2.1999). Il Pontefice non le accolse in udienza. Innalzò agli altari Mons. Escriva, (2.6.2002), sostenitore del regime spagnolo di Franco, fondatore della potente Opus Dei, ma rampognò Mons. Romero, vescovo di S. Salvador, ingiungendogli di essere più ossequiente verso il Governo. Mons. Romero ucciso sull'altare il 24 marzo 1980 dalle forze militari, perché schierato per la giustizia a favore dei poveri. Per lui nessuna beatificazione. Il popolo tutto però lo chiama e venera San. Romero, anche se non è un santo romano.
                                              Prima i diritti del cattolico, poi quelli dell’uomo.
Per quanto riguarda il riconoscimento politico dei nuovi Stati, vediamo che dopo la scomparsa di Tito nella Ex Jugoslavia, Wojtyla caldeggiò l'autonomia della Slovenia e della Croazia perché cattoliche, (27.6.1988), mentre lasciò a se stessa la Serbia, e ai massacri che i croati le perpetrarono, perché etnia ortodossa non cattolica. E qui si innesta il discorso sui diritti dell’uomo. La richiesta di libertà e religione per i cattolici, meno esigente nei confronti degli altri. Come sopra detto, vedi Croazia e Slovenia. Netta fu la sua denuncia contro la mafia e la criminalità organizzata, ricorda nel 1984 quando tuonò ad Agrigento nella Valle dei Templi contro boss e malavitosi. Però nessun accenno di encomio o di beatificazione nei confronti di Don Diana, parroco di Casal di Principe (Caserta), eliminato dalla camorra il 19 .3. 1994. E così dicasi di Padre P. Pugliesi ucciso dalla mafia a Palermo il 15.9.93. Il rapporto con le altre religioni, a livello di dialogo, lo affrontò con grande apertura. Organizzò la marcia della pace ad Assisi nell'86, ha visitato il ghetto ebraico (ottobre 86) e moschee (13.4.86). D'altro lato il 6.8.2000 emanò l'enciclica "Dominus Jesus" in cui considera le altre religioni come "associazioni religiose". In pratica la vera religione resta il cattolicesimo che aspetta a braccia aperte il ritorno dei figli prodighi. In tutti i casi se all'esterno della chiesa tentò aperture, all’interno della stessa adottò e ritornò al più severo rigorismo. Egli ha chiesto sì perdono delle colpe compiute nei secoli contro la libertà e l'incolumità, però mettendole in conto ai singoli membri, non alla chiesa. Gli uomini sbagliano, ma la chiesa in pratica non sbaglia mai. Wojtyla è stato fedele alla sua educazione religiosa. E cioè il mondo attuale è impostato nell'errore, nell'antropocentrismo, frutto dell'illuminismo. L'uomo legge, e morale a se stesso. Wojtyla sposta il baricentro sul "Cristocentrismo". Senza Cristo il mondo e l'uomo non ha salvezza. Quindi senza Cristo non c'è umanesimo, senza cattolicesimo, senza Papa non c'è chiesa. Come si vede un disegno piramidale e autoreferenziale.
                                                                 Una chiesa sotto tutela.
Per questo Wojtyla non amava il pensiero "diverso", la ricerca teologica, le aperture verso il futuro. Di qui la sua emarginazione, deposizione, esclusione, allontanamento dalle cattedre di insegnamento di una serie di teologi di grande statura e preparati, circa una trentina, una vera epurazione. Di qui l'obbligo del giuramento a rispettare la voce del magistero papale nell'insegnamento e nella catechesi. Di qui la sua proibizione irriformabile del sacerdozio alle donne (Enciclica Mulieris Dignitatem del 15.8.98). Di qui il divieto della comunione ai divorziati. Praticamente all'interno della chiesa si è ritornati indietro di un quarantennio, pensiero e ricerca bloccati al periodo preconciliare. E anche l'aver coperto i crimini di pedofilia addebitati al fondatore dei Legionari (detti i milionari) di Cristo, Padre Dellogado Macial, in parte dipende dal fatto che per Wojtyla l'onorabilità della chiesa aveva la precedenza sui diritti dei bambini. La chiesa è nostra madre e non va imbrattata con la diffamazione.
Sotto ogni profilo Wojtyla ha preferito veicolare la religione cattolica più con il cuore che non con la testa. Cioè meno con la ragione, la discussione, il rendersi conto e più con il culto emotivo, devozioni, miracoli, apparizioni, giornate della gioventù, show di massa con il battere di tamburelli e il fischiar di pifferielli.
Che ci sia riuscito a cambiare il mondo? Difficile quantificare. C'è un fatto però su cui riflettere: molta gente che lo ha applaudito e osannato, poi nella vita si è comportata totalmente all'opposto. Pratica domenicale, coppie di fatto, i giovani e i preservativi, libertà sessuale, illegalità, mancanza di senso civico, rispetto dell'ambiente. Uno scarto inspiegabile. Wojtyla dunque uomo, papa, pontefice per 27 anni, un ruolo complesso. Un processo di beatificazione più scrupoloso e più prolungato nel tempo ci avrebbe dato una figura più limpida e più vera.

Autore:
Albino Michelin
20.05.2011

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