giovedì 4 giugno 2015

CATTOLICI E PROTESTANTI,UN RAPPORTO DOVUTO

Il 29 marzo mi scrive una lettera il Pastore della Chiesa Evangelica di lingua italiana di Zurigo, Matthias Rüesch. In considerazione del suo spirito ecumenico opportuno sembra farci una riflessione.

”È sempre con curiosità che apro Rinascita ... Quello che mi convince e leggo volentieri sono i tuoi articoli: Il tuo punto di vista mi è molto vicino, pure essendo, diciamo, della tua concorrenza. Anche se, horribile dictu, i tuoi colleghi ti hanno impedito di scrivere sotto questo titolo, sei l'unico missionario italiano che conosco che ha il cuore aperto a guardare anche oltre il proprio confine. Ti ringrazio per il tuo coraggio e di prendere sul serio anche noi protestanti al punto tale che siamo per te degli interlocutori, non dei fanatici eretici, increduli o cosa che siano, con cui meglio non scambiare le idee. Dell'ultimo articolo tuo che ho letto, quello sul film la Passione di Cristo di Mel Gibson, ti sono riconoscente. Secondo me hai trovato il punto, quello teologico. So che anche nel mondo evangelico fondamentalista (protestante n. d. r.), che su tante cose è molto vicino al mondo tradizionalista   cattolico, questa   "mattanza” come dici giustamente, viene purtroppo mistificata, se non divinizzata.  Teologicamente non possiamo negare il senso del sacrificio, neanche possiamo negare un certo valore educativo della sofferenza. Ma mistificarlo, mettendo in primo piano quello che viene dopo, mi pare blasfemo al punto tale che perdiamo di   vista. Il   centro   della nostra fede: l’amore divino che c’incontra In   Cristo.  Oltre alla teologia (medievale} del sacrificio del Figlio di Dio ci sono altre scie teologiche, molto più tenere, tranquille, sobrie. Insomma, teologicamente molto più vere. Siamo così sicuri che Dio voleva tutto questo?  Non lo volevano magari così solo gli uomini a cui piace tanto la "mattanza"? Nella brutalità di questo film (almeno così me lo spiegano i giornalisti), il sangue sparso a decine di litri come un torrente porta via il pensiero strettamente teologico che in Gesù di Nazareth c’incontra un Dio misericordioso che vuole la riconciliazione, il bene, l’amore. Se non mi sbaglio sono gli uomini a volere il sacrificio, non Dio. Magari è più semplice vivere così. Ma anche più triste. Ti saluto augurandoti buona Pasqua e a noi augurandoci ancora tanti articoli scritti con quello sguardo attento e quel pensiero libero. Con amicizia.“
(Matthias Rüesch)

Al di là del contenuto gratificante che ovviamente fa piacere e di cui a mia volta ringrazio, mi sembra che il punto centrale di quest'intervento sia quello teologico. Cioè, senz'altro la sofferenza e il dolore umano hanno un valore educativo, però metterlo al primo piano come ideale di vita significa spostare il baricentro del vangelo stesso. Per cui siamo d’accordo con Matthias sull’importanza del sacrificio allorché dà all'uomo il senso del limite e della provvisorietà e induce all'impegno di privarci anche del nostro per condividerlo con il prossimo. Però insistere come si fa ancora oggi in molti ambienti cattolici, insistenza rinnovata anche dal film su citato di Mel Gibson, sulla necessità del sacrificio per piacere a Gesù, sui fioretti e sulle rinunce personali per placare Dio Padre Onnipotente, per acquistarsi un po' di paradiso di qua e·di là, risulta chiaramente abuso di persona, ingenua cattura di benevolenza, religioso shopping compulsivo. In secondo luogo: questo pastore evangelico mi ringrazia per i.l. coraggio di prendere sul serio anche i protestanti e di considerarli come interlocutori. Penso però che un onesto rapporto di base cattolici protestanti non sia né una fuga dall'ovile, né un gesto eroico, ma solo un atto dovuto. Soprattutto per noi che lavoriamo alla base, in cui lo scambio di idee, spiegazioni, chiarificazioni storiche, iniziative pratiche deve precedere ogni documento del vertice, anzi ne deve costituire da stimolo. Perché purtroppo lassù ai vertici tutto è ritornato a retorica.  Conosciamo ed apprezziamo il documento papale di fine maggio 1995 "Ut sint unum" (affinché siano una sola cosa), in cui si augura un nuovo metodo di esprimere, partecipare, condividere l'autorità nella chiesa e nelle chiese. E si sa che il nodo principale per l'unità delle chiese cattolica-protestante-ortodossa è proprio il primato del papa. Finché i cattolici considerano il papato come monarchia centralizzata ed assoluta e gli altri (protestanti e ortodossi) un servizio frutto di sinoda lità e condivisione, dall'impasse non si esce. E non è vero sostenere nemmeno che i protestanti non credono al papa. Ci credono si’, ma con un ruolo meno dogmatico e più comunitario. Quindi si lascino le disquisizioni in alto e si tenti di operare nel basso con interlocutori fratelli. Un modesto esempio anche nell’ambiente locale: da qualche tempo le feste annuali dei popoli indette dalla Chiesa cattolica svizzera vengono organizzate in forma ecumenica e plurilingue. Se la festa dei popoli si riduce ai quattro cattolici nelle mura domestiche che senso di apertura e di. universalità si sta predicando? Però si sa che la resistenza della base italiana rimane ancora zoccolo duro. Noi ci portiamo dietro un’eredità dalla nostra Patria dove. Il protestante è ancora considerato come l'orso nero. Irritante risultò una trasmissione di Radio Maria, pulpito ufficiale rappresentativo della devozione   religiosa nostrana, allorché il suo direttore, certo Padre Livio Fanzaga, quello che al 25 di ogni mese riceve celesti messaggi dalla Madonna (Via Medjugorye)  si permise di bestemmiare in questi termini: "cari giovani, altro che dare credito alle cretinate di Lutero e di Calvino ...". Signor Fanzaga, controllare per piacere il tabulato di venerdì 15 agosto 2003 ore 22.1O. Mi chiedo come le autorità religiose italiane gli permettano e gli sostengano simili crociate offensive contro altri fratelli cristiani. Questa non è una scuola di devozione, di conversione, ma di perversione. E fatto inaccettabile è costatare come nessun vero credente si costituisca parte civile a difesa della dignità dei protestanti riformati, strapazzati in modo tanto maleducato. Per non dire poi dello spazio culturale che la TV pubblica italiana riserva alla Rubrica "Protestantesimo“, un’ora alla domenica, ma a notte fonda. In un'alluvione di cerimonie cattoliche, come dire le bricciole dalla tavola del padrone. Una ulteriore dimostrazione dell’arretratezza culturale italiana e della sua attuale incapacità di dialogare con culture e religioni diverse.  Difficile e lento dunque alla base il processo di convivenza e di collaborazione fra cattolici e protestanti.

Autore:
Albino Michelin
23.04.2004

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