Un
simile contrasto all'interno del mondo cattolico avvenne anche qualche anno fa
allorché Papa Wojtyla volle o acconsentì di beatificare Pio IX (al secolo
Giovanni Maria Mastai Ferretti 1792-1878). Anche allora la corrente dei
conservatori si sollevò imperiosa e sostenne essere stato questi un Pontefice
forte che si contrappose all'ateismo emergente, protesse la chiesa contro
l'egemonia delle scienze che ubriacavano il mondo. Oltre che ad essere personalmente
un santo, un devoto, di integerrimi costumi. Ma anche allora, cioè pochi anni
or sono, l'altra corrente, quella degli innovatori dissentì in tutti i modi
perché la considerò una beatificazione politica. Un servirsi dell'altare per
imporre silenzio a quell'altra parte che ha i suoi buoni motivi per dissentire.
Un pontefice, Pio IX, che scomunicò mezza Italia, la quale cercava faticosamente
la sua unità nazionale, quasi a vendicarsi dell'espropriazione dello Stato Pontificio.
Un Papa di questo stampo doveva essere lasciato in pace nei sepolcri vaticani e
non venire rimesso in circolazione e surriscaldare gli animi fra contrapposti
schieramenti. La contestata beatificazione di Pio IX non è servita a nulla.
Punto a capo. Si ritorna tali e quali nei confronti di Eugenio Pacelli (1976-1958),
eletto Papa con l'appellativo di Pio XII nel 1939 sino alla morte avvenuta 19
anni più tardi. Tutto il nodo della questione sta nella posizione di questo
Pontefice assunta di fronte alla Shoah, cioè allo sterminio egli ebrei. Si parla di 6 milioni in occasione
dell'ultima guerra mondiale (1939-45), perpetrato dal regime nazista di Hitler,
spalleggiato pure da quello fascista di Benito Mussolini. Ma fino a tanto che
la discussione rimane sul piano storico, della ricerca, di eventuali silenzi, o
segrete intese con i potentati di allora, nulla da eccepire. Ogni uomo, specie
chi detiene un potere politico religioso deve lasciarsi dalla storia giudicare.
No, la contesa sta altrove: lo si vuole far beato. E chi lo vuole? Una certa
chiesa, quella fatta dai cattolici nostalgici da sempre fegatosi nei confronti
degli ebrei, dei semiti, delle razze altre, e tifosi legati alle nostre “radici
cristiane”. Anche se la nostra Europa cristiana nell‘ultima guerra su citata
causò 60 milioni di morti.
Chi è
contrario alla beatificazione di Papa Pacelli?
Ovviamente
e prima di tutti il popolo ebraico. Si obbietterà che dichiarare qualcuno beato
o santo è affare interno della chiesa cattolica. Indubbiamente, se essa si
considera una parte o una realtà staccata dalla storia e separata dall'umanità.
Ma non deve essere così. Va fatta attenzione anche alle ripercussioni verso
l'esterno, non solo verso i cattolici. Attenzione verso gli uomini di ogni
cultura, religione, colore. Perché se la chiesa nel Concilio Ecumenico del 1965
si definisce "Lumen Gentium = Luce delle genti", una beatificazione
di Pio XII sarebbe uno schiaffo a molte genti, agli ebrei appunto, ma anche a
tutti coloro che si sentono parte di un'umanità più vasta che non sia quella
appartenente al settore cattolico. Un beato, o un santo ha da essere modello per
gli uomini in quanto tali, non solo per i credenti di una particolare
religione. Orbene il popolo ebraico rimprovera al Pontefice Pacelli di aver taciuto
pubblicamente durante la mattanza nazista nei suoi confronti. Durante
l'olocausto dei forni crematori ed altro il Vaticano sapeva che cosa stava
succedendo in Europa, ma rimase in silenzio. Beatificazione discutibile. Nel
1933 allorché Pacelli era segretario di Stato stipulò un ambiguo e discusso
concordato con Hitler. La condanna contro il nazismo preparata dal caro estinto
suo predecessore, pure ospitando e facendo ospitare negli istituti religiosi e
nei conventi singoli ebrei perseguitati e in difficoltà, rimase nel cassetto. Come
capo di una chiesa importante, di cui pure Hitler e Mussolini in qualità di
cattolici facevano parte, si rifiutò di denunciare pubblicamente la loro
politica criminale antisemita. La stessa Rivista "Civiltà Cattolica"
controllata dalla Santa Sede, in un recente articolo di Giovanni Sale,
definisce imbarazzante l'atteggiamento tenuto dalla Segreteria di Stato
Vaticana guidata dall'allora Papa Pacelli in occasione della promulgazione
delle leggi razziali fasciste. Negli anni 40 il rabbino capo di Palestina cercò
di convincere il Vaticano di estendere la sua protezione a tutti gli ebrei ungheresi.
Dal Pontefice nessuna risposta. Il 16 ottobre 1943 ebbe luogo un rastrellamento
a Roma, in primis alla caccia degli ebrei. Dal Vaticano nella porta accanto
silenzio di tomba. Il 9 ottobre 2008 il rabbino Cohen in occasione del sinodo-assemblea
dei vescovi a Roma ritornò sul concetto che il popolo ebreo non si sente di
perdonare, e quel silenzio papale durante la seconda guerra mondiale non può
essere perdonato. A riassumere tutto questo è affissa tutt'oggi una didascalia
a Gerusalemme nel Museo della Shoah Jod Vashem, "Eletto Papa nel 1939 mise
da parte una lettera di condanna all'antisemitismo preparata dal suo
predecessore. Anche quando i resoconti della strage raggiunsero il Vaticano
esso non reagì né con proteste né con scritti verbali". Da chi è quando
verrà rimossa questa didascalia? Certo fino a quando resta lì, i rapporti
Vaticano-Israele anche per un viaggio di Ratzinger a Gerusalemme sono progetti
e nulla più. Voler beatificare Pio XII sarebbe per gli ebrei un offesa, un
rispondere occhio per occhio dente per dente. Ma non solo per gli Ebrei. Anche
per molta parte di quel mondo cattolico che ravvisa in questa beatificazione un
gesto di sfida, un'affermazione di potere sul tipo "la Chiesa ha sempre
ragione".
Chi vuole beato papa Pacelli?
Tutti
gli altri che intendono in buona o dubbia fede dar ragione al silenzio di Pio
XII sulla vicenda. Il Pontefice di allora non fu né silente, né antisemita, ma
prudente. Nel senso che agì in modo segreto e silenzioso perché intuiva che
solo in tal modo si poteva evitare il peggio e salvare il salvabile, il più
gran numero di ebrei. Cioè costoro sostengono che se il Papa avesse condannato
pubblicamente il nazismo, questo si sarebbe ulteriormente scatenato nella sua
distruzione antisemita. Si permetta una domanda: ma dopo sei milioni di ebrei
finiti nei forni crematori che cosa si poteva aspettare di peggio? Se il
pontefice avesse avuto il coraggio profetico di denunciare apertamente, non
avrebbe forse mobilitato l’intera chiesa ed il mondo credente verso il popolo
ebraico ed incrinato alla base il sistema nazista? Si ribadisce piuttosto il
dubbio: si vuole la riabilitazione di un pontefice discusso. Non si aprono gli
archivi vaticani se non fra qualche anno. Cosi’ la verità non offenderà piu’ i
vivi perché saranno tutti morti. E la storia si porterà dietro un fardello di
polemiche irrisolte.
Papa Ratzinger in pendant
Certo
è difficile fare il Papa. In effetti l'attuale Pontefice non ha ancora fissato
la data delia beatificazione per non urtare certe "false"
sensibilità. Comunque anche dal punto di vista personale deve essere delicata
la sua posizione. Si sa che fino a 17 anni è stato arruolato nella gioventù
nazista. Per quanto fosse obbligato dalle leggi del tempo, quindi non per
scelta personale, tuttavia una riabilitazione di Pio XII potrebbe sempre sembrare
una difesa larvata dell'operato nazista contro gli ebrei. In secondo luogo
sarebbe una specie di rivalutazione del Concordato Vaticano-Germania del 1933.
A Ratzinger per queste difficoltà sottintese converrebbe archiviare il tutto. Un
dibattito tuttavia lascerebbe aperto un interrogativo: un Papa deve avere il
coraggio di prendere pubblica posizione contro le ingiustizie nel mondo e
contro (soprattutto) coloro che ne sono gli autori e programmatori oppure fare
silenzio come Pio XII? Papa Benedetto qualche mese fa in America ha incontrato
Bush. Scambio di rose e fiorellini nonché applausi da mondovisione. Però non
una chiara posizione papale contro la guerra in Iraq in cui Bush ha causato
fin'ora un milione e duecentomila morti civili. Alla fine di settembre di
questo 2008 il Pontefice si recò in pellegrinaggio a Pompei, raccomandò ai
napoletani di fare i bravi, di recitare il rosario e di essere cristiani senza
compromessi. Però una denuncia chiara contro la "Camorra", fabbrica
di morte e di sfruttamento, di arretratezze sociali, non una parola. Si dirà
che l'ha pronunciata nel 2007. Si, ma non si poteva gridarla piu’ forte oggi,
là dove tutto è peggiorato? Difficile fare il Papa, difficile prendere
posizione netta e precisa contro i potenti come lo si fa nei confronti dei
deboli (aborto, divorzio, eutanasia). Perciò l'impasse e lo “scontro"
sulla beatificazione di Pio XII si riferisce proprio a questo aspetto: il suo
silenzio nello sterminio del popolo ebraico.
Autore:
Albino
Michelin
07.11.2008
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