domenica 28 giugno 2015

UTILI LE PROVOCAZIONI DEL CODICE DA VINCI?

In questa Rivista, datata il 26.5.06 il sign. R. Jorio riporta un intervento in materia del segretario dell'ex Santo Ufficio Mons. A. Amato, il quale deplora l’estrema povertà culturale di buona parte dei fedeli cristiani, una conoscenza incerta e confusa delle proprie tradizioni religiose. Al che l'articolista risponde: «Certo, essere ignoranti non è una colpa, lo è per chi ha permesso che tali si fosse» e lo si continui ad essere. E qui va colta l’occasione per chiedersi che tipo di frenesia sia quella di alcuni cattolici che si agitano e tracimano contro il romanzo “Codice da Vinci”, che definiscono venditore di panzane l’autore Dan Brown e calunnioso il contenuto del suo thriller. In merito ebbi già l 'occasione di un articolo su «Rinascita» del 27.10.05 per cui evito ripetizioni e batto altre piste. Anzitutto va premesso che l'autore si dichiara cristiano, quindi non ateo né infedele. Dimostra però un po' (o forse troppo) il dente avvelenato nei confronti della chiesa perché avrebbe organizzato una serie di complotti per nascondere la verità alla gente, ad esempio l'esistenza della dea madre, il ruolo e l’importanza del femminile nella vita di Gesù (Maria Maddalena). Browne non digerisce il fatto che la chiesa abbia occultato il ruolo della donna nelle religioni in genere e nel Cristianesimo in specie, dalla sua fondazione all’epoca attuale. E’ una delle tante idee portanti del romanzo e per non confondere i lettori vale la pena soffermarsi solo su questa. Un’idea resa fascinosa e accattivante attraverso un racconto letterario ben congegnato. Di qui il successo della vendita: circa 40-44 milioni di copie messe in circolazione. A leggere le reazioni di alcuni gruppi cattolici sembra trovarsi di fronte ad un sentimento di gelosia per un successo super top fuori di casa propria. Se pensiamo che “Famiglia cristiana” gira sul milione, si costata un forte divario. Altra probabile spiegazione potrebbe essere addebitata al bisogno di una risposta che non sia sempre evasiva ed archiviata con un sorriso di superiorità e con una pacca sulle spalle.  E' uscito nel gennaio 2006 un altro libro intitolato “Contro il Codice da Vinci" di Ullate Fabo, ovvero contro le menzogne del Codice da Vinci.  Però tanta e tale è la supponenza di avere dalla parte sua e nostra la ricetta sempiterna della verità che finisce con il dare dello scandaloso e dello scandalistico all'autore, archiviando così la pratica con la solita faciloneria e saccente predicozzo. Così si perde l’occasione per   confrontarsi e interrogarsi con la verità, e per capire se talvolta o dove la chiesa abbia agito o taciuto in base   all’interesse, alla paura, alla sete di prestigio. Siamo in humanis e può capitare, tanto sappiamo bene che il divino non è limitato alla chiesa o dalla chiesa. Secondo quell'affermazione che tutti dovremmo ritenere fondamentale, cioè che la fede è più ampia del cristianesimo, che il cristianesimo è più ampio del cattolicesimo e che il cattolicesimo è più ampio delle sue componenti, come gerarchie e magistero. Questa confusione mentale però che un po' tutti abbiamo in testa non ci permette una serenità di ricerca.
                                               Ci disturberebbe un Gesù sposato?
Ritorniamo all’espetto circoscritto dell’articolo: il rapporto della chiesa con il femminile in tutta la sua ampiezza. Brown sostiene che in ogni religione all’inizio vi era la credenza nella dea madre. Il che sarebbe un po’ in contrasto con la bibbia cattolica la quale all’inizio vedrebbe l’uomo creato da un dio padre. Orbene l’antropologia attuale, lo studio sul vissuto dell’uomo sosterrebbe che già prima di 10 mila anni fa con la scoperta dell’agricoltura compare il culto di una grande madre. Poi con il diffondersi della guerra la grande madre divenne il grande padre. Ad esempio nel Veneto la prima divinità dei paleo-antichi veneti fu la dea Reitia. Saltiamo a piè pari fino a Gesù, il fondatore della chiesa cattolica. Il suo atteggiamento è altamente contestatore nei confronti della mentalità maschilista allora imperante. Il fatto di discorrere a tu per tu con la samaritana al pozzo, di aver aggregato delle discepole, di tenere amicizia con delle ragazze che lo ospitavano (Marta e Maria sorelle di Lazzaro), di aver preso le difese di un’adultera sfidando i magnaccia a scagliare la prima pietra chi di loro fosse senza peccato, di essere apparso dopo la morte per primo ad una donna (la Maddalena) la dice lunga in merito. Il potere religioso e politico del tempo non gli hanno perdonato questa sfida, cioè di restituire alle donne parità di diritti. Certo anche Gesù in una società del genere ha fatto quello che poteva, pensato in grande e agito in piccolo, ma le linee operative erano chiare e visibili a tutti. Che poi Gesù si fosse sposato con la Maddalena o con qualche altra donna dal Vangelo risulta una forzatura e piuttosto lo si dovrebbe escludere. Certo Gesù non ha mai dato i suoi connotati anagrafici e civili, celibe o sposato, ma lo si desume indirettamente. Allorché gli apostoli gli obbiettarono (Matt.9,12) che se il matrimonio era talmente complicato, tanto valeva non sposarsi egli rispose che non tutti riescono a capire questo messaggio, ma solo quelli che hanno la passione del regno dei cieli. Cioè non tanto quella di andare in paradiso, ma la passione di realizzarsi in una famiglia piu’ vasta di quella carnale biologica, cioè in una società piu’ allargata, bisognosa di solidarietà, aiuto, cammino comune. Gesù avendo optato per questa seconda strada probabilmente non si sposò. Ma anche se si fosse sposato non farebbe scandalo, stante la serietà dell’Incarnazione. Cioè che Gesù si sia fatto uomo con fame, sete, sonno, ansie non sarebbe stato ignominioso se si fosse incarnato pure nell’amore di coppia. Purtroppo dopo la morte si è verificata una certa distanza fra Gesù e la Chiesa, probabilmente anche per esigenze pratiche. Con la conseguenza che i primi successori censurarono alquanto la visibilità femminile e forse anche gli evangelisti hanno un po’ troppo spinto sul silenziatore. La società apparteneva e doveva appartenere ai maschi. Solo i vangeli apocrifi (nascosti, tolti dalla circolazione) danno risalto alla forza organizzativa e a quella evangelizzatrice delle donne. Nonostante le loro esagerazioni, fuorvianze qualche aspetto positivo l’hanno pure avuto. I vangeli apocrifi sono un indispensabile complemento alla vita di Gesù.
                                    Apprezzamento della chiesa nei confronti della donna?
Con le dovute distinzioni. Esatto se ci riferiamo al fatto che essa ha dichiarato santi piu’ donne che uomini. Ha esaltato la figura di Maria arricchendola di diverse festività, sino a Papa Wojtyla che l’ha glorificata nel suo libro” Mulieris dignitatem”, Dignità della donna. Si’ tutto ciò però resta piu’ sul piano del romanticismo sacrale che non sul piano della concessione e del riconoscimento dei diritti innati del femminile, in effetti si si è santificato piu’ il silenzio che non la parola della donna, il suo nascondimento che non la sua valenza sociale, la sua sottomissione che non la capacità di rovesciare i potenti dai troni(Luca,1,52). A titolo di esempio si insiste molto su” Maria donna del silenzio”. Il silenzio però era la scelta obbligata di tutte le ragazze del tempo. Tant’è vero che al mattino i maschi pregavano dicendo:” Ti ringrazio o Dio per essere nato uomo e non donna.” Le femmine invece ripetevano” serva del Signore sia fatta di me secondo la tua parola.” Lasciamo le diatribe attorno al numero delle streghe bruciate nel rogo. Qui vi sono due fronti opposti ed inconciliabili. “Il libro nero del Cristianesimo” di J.Fo, uscito nel 2000, parla addirittura di 5 milioni di donne cosi’ finite dall’inquisizione, mentre il citato “Contro il Codice da Vinci” di Ullate Fabo tirandosi le bende sugli occhi sostiene che le malcapitate non superarono il numero di 59 (sic). Bella differenza, metteteli d’accordo i vari Fo con i vari Socci. Il discorso pero’ non sta tanto nella quantità ma nelle modalità. Le donne socialmente influenti, tipo levatrici ostetriche, venivano considerate eretiche perché trasgredivano il comando di Dio dopo il peccato di Eva. ” Partorirai nel dolore.” Che vengano eliminate una o mille persone per questo motivo, rimane sempre azione immorale. Certo con tutte le attenuanti della mentalità medioevale. Giovanna d’Arco il 30.6.1431 fu pure bruciata per stregoneria. E qui però tanto di cappello alla chiesa del tempo che ammise l’errore e la santificò il 18.4.1909, dopo 478 anni. In genere il discorso sulle donne per due millenni è stato il seguente:” fate le brave, state in silenzio, siate ossequienti in questa vita e noi vi premieremo portandovi sugli altari dopo la morte.” In questo quadro si potrebbero interpretare tutte le forzature del romanzo nei rapporti Gesù e la Maddalena. La chiesa secondo Brown avrebbe negato alla donna la sua partecipazione al divino, specie nell’esercizio dei diritti sacri, nonché civili. Di qui anche la sua rabbia. Va riconosciuto il merito del pugliese Salvatore Morelli (1824-80) con il suo libro, il primo apparso in Italia a difesa dei diritti della donna, il primo femminista battutosi per il diritto di famiglia, parità fra uomo e donna, abolizione della discriminazione tra figli legittimi e naturali. Non ebbe fortuna perché la chiesa del tempo lo bacchettò, ma ebbe ragione lui, profeta dissidente. Forse noi cattolici in tanto pluralismo e relativismo moderno dovremmo fare piu’ attenzione alle voci dello Spirito del Signore, che certamente si esprime anche nel campo degli “avversari” al di là della nostra barricata, dei non battezzati, dei laici, degli atei, degli arrabbiati. Non serve molto lanciarsi a tutto corpo contro il “Codice da Vinci”. Meglio assumerne le provocazioni e farne oggetto di studio, di approfondimento. Forse potremo ricuperare con ciò una maggiore statura religiosa e culturale.

Autore:
Albino Michelin
21.06.2006

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