lunedì 8 giugno 2015

CHE COSA DESIDERARE DAL NUOVO PAPA

Dopo i funerali di papa Wojtyla a concludere con un trionfo il suo pontificato (aprile 2005) forse è ora opportuno dare spazio ad un'analisi pacata di questo, da molti considerato fenomeno mondiale. Certo molta luce con qualche ombra che inducono a delineare quelli che ci sembrano i principali compiti del successore. Non è sufficiente aggregarsi fra coloro che si accontentano soltanto di pregare lo Spirito Santo affidandogli l’incarico di grande elettore, ma è opportuno accompagnarsi fra coloro che sentendosi parte viva della chiesa intendono portare il loro modesto contributo. La seguente è opinione strettamente personale e quindi niente affatto esaustiva. L’imput a ciò viene dal «Corriere della Sera» che nell'edizione di mercoledì 6 aprile ha sollecitato interventi sul tema: «Che Papa vorrei». Peccato che tali inviti ci provengano dai Media laici e siano invece totalmente assenti o quasi nei media di estrazione cattolica ed ecclesiastica. Quale introduzione pare rappresentativa la sintesi di alcune risposte raccolte in Italia da persone che per l’occasione si recarono a Roma, fecero la fila davanti alla salma di Wojtyla, assistettero ai funerali. Le domande potrebbero essere: «Come consideri globalmente questo Papa, la sua persona, la sua morte, la cerimonia funebre, e se tutto ciò ha aumentato la tua fede. La sintesi delle risposte: «questo è un Papa che ha affascinato, grande uomo, grande politico, planetario, ha unito il mondo, accomunato i popoli, aperto la chiesa a tutti, una speranza per il futuro. A Roma ci sono andato perché è bello sentirsi in tanti, poter dire c'ero anch'io, per un desiderio di aggregazione globale. Su fede e morale era un conservatore, ma ciò non mi disturba. lo sono divorziata ma nelle faccende di coscienza mi comporto come credo senza sentirmi in colpa né incoerente di fronte al suo rigido messaggio, che dentro di me non condivido. Che mi ha commosso è la sua umanità. La mia fede personale non è né aumentata né diminuita di fronte a questa figura e agli ultimi eventi, è rimasta quella di prima. Se ha avuto delle varianti ciò dipende da altri fattori intercorsi nella mia vita passata”. Un discorso a parte merita tutto quel cannibalismo televisivo che si è scatenato attorno all’evento, il gareggiare per arrivare primi a dare l'annuncio di morte. Siamo vittime di un circolo vizioso. La gente vuole lo spettacolo in Tv, la Tv lo crea e lo ingigantisce e così nasce un gioco infinito, poi un intrallazzo, quindi overdose, stanchezza, rigetto. Un po' più di sobrietà in tutta questa vicenda non avrebbe guastato. Il profilo di del nuovo Papa Joseph Ratzinger indubbiamente include un confronto con quello testé scomparso.
                                                                    Rappresentatività
Wojtyla era di cittadinanza polacca. Personalmente non interessa se il successore sia bianco, nero, olivastro, giallo, italiano, europeo, extracomunitario, progressista o conservatore. Il precedente Pontefice nella scelta dei 117 cardinali elettori del suo successore ha insistito sull'eurocentrismo. Solo 28 provengono dal Sudamerica dove i cattolici rappresentano quasi il 50% del totale, mentre sono maggioranza quasi assoluta dell'Europa la quale annovera solo il 26% della cattolicità. Uno squilibrio che dimentica la rappresentatività numerica universale e che dà ancora una volta al terzo mondo l'impressione di essere una colonia religiosa dell'Europa dopo di essere stata per secoli sua colonia politica ed economica.
                                                                    Spazio ai carismi.
Wojtyla dal punto di vista dei principi, della teologia, della bibbia apparteneva all’ala tradizionalista. Non vogliamo connotare ciò di qualifica negativa. E' solo questione di collocazione. Ha quindi rafforzato la sua linea per 26 anni con la scelta di vescovi, cardinali, nunzi apostolici, responsabili delle varie istituzioni ed università cattoliche strettamente conservatori: Opus Dei, Comunione e Liberazione, Legionari di Cristo ecc. riportando la chiesa ad un arroccamento identitario. Si vorrebbe che questo Papa magari sulla linea di Paolo Apostolo desse spazio a tutti i carismi, a tutte le legittime istanze, a tutti i soffi dello Spirito di Dio e quindi con una scelta di portavoce responsabili, appartenenti a tutto il mondo, che esprimano maggiormente la varietà approntando strutture che tengano in considerazione pure le chiese locali, le loro conferenze episcopali, i loro consigli pastorali.
                                                            Un Concilio Ecumenico III 
Wojtyla nei rapporti con l'umanità ed i popoli più lontani ha creato profondi legami di simpatia. Ci si è accorti che la gente più che di religione oggi ha bisogno di umanità. C'è troppa gente religiosa e disumana ad un tempo. Egli invece attraverso la sua fede ha irradiato rispetto e comprensione fra le razze più disparate. Ma all’interno della nostra chiesa si sono formati e consolidati dei blocchi contrapposti: indubbiamente il metodo di riunire le varie chiese ed i vescovi per continente ed aree geografiche, le une separate dalle altre, non comunicanti, ha portato alla conseguenza del “dividi e comanda”. Si vorrebbe una papa che secondo il desiderio espresso dal Cardinal Martini e da diversi altri prelati si adoperasse come Giovanni XXIII a convocare "un Concilio universale”, uscisse di casa e proiettarsi verso religioni lontane per ricucire l'unità dell'unica Chiesa di Dio, infrantasi lungo i secoli, e non sempre per amore della verità del Vangelo. Se l'esigenza di un "ONU" efficiente insegna sul piano politico, altrettanto dovrebbe essere per un Concilio Ecumenico III sul piano religioso.
                                                                    I diritti dell’uomo
Wojtyla ha sempre e dovunque difeso i diritti dell’uomo contro la fame, la guerra, lo sfruttamento, l'ignoranza con il diritto all'informazione e al rispetto delle opinioni. Ma all'interno della chiesa ha deposto e fatto deporre teologi, insegnanti, ricercatori, biblisti, studiosi dell'inculturazione cristiana nelle altre religioni, operazioni che non collimavano con il suo assetto mentale. Si vorrebbe un Papa che risuscitasse dalle tombe questi morti e richiamasse dalle catacombe questi prigionieri, che restituisse a chi si prodigò in buona fede per la libertà di pensiero e di ricerca, con un magistero preoccupato non soltanto del dogma ma anche delle anime. Ratzinger il 25.9.1997 a Bologna in una prolusione ufficiale disse che la chiesa non deve più fare martiri di casa sua. 
                                                                     Difesa della vita 
Wojtyla si è sempre battuto per la difesa della vita, specie dal concepimento, contro l'aborto, la manipolazione bioetica, ecc. E giustamente ha prospettato la castità come ideale per la preservazione dalle malattie. Ma con la proibizione assoluta dei contraccettivi sono morte e stanno morendo milioni di persone vittime dell'Aids. Si vorrebbe un Papa che proprio in base all'amore e alla difesa della vita affrontasse un ampio dibattito sul nostro bimillenario tabù cattolico: la funzione della sessualità umana. In riferimento all'amore, alla coppia, alla famiglia, agli omosessuali, alle sue varie devianze apparenti o reali. E sempre nel rispetto della vita si adoperi per l'abolizione della pena di morte (art.2266) dal catechismo cattolico firmato dal defunto predecessore.
                                                                    La misericordia di Dio
 Wojtyla ha ovunque proclamando la misericordia di Dio. Non abbiate paura. Ma in determinati settori della vita cristiana essa è stata posta dalla chiesa sotto controllo. Poco fu questa misericordia esercitata nei confronti dei preti usciti dall’istituzione e sposatisi, ancora meno verso le· coppie separate e divorziate cui viene negata la comunione.  Perdono per tutti, anche per i dittatori e ogni sorta di criminali, non per costoro. E' vero che molti hanno trovato e ricuperato la fede per merito di questo Pontefice, ma non si dimentichi (luci ed ombre) che alcuni di cui sopra l'hanno anche persa. Si vorrebbe un Papa che in base al Vangelo ripensasse la libertà di matrimonio al clero, la riammissione d'ufficio ai preti usciti e sposatisi e il divieto della comunione ai divorziati.
                                                               Il difficile cammino della donna
 Wojtyla ha manifestato un grande affetto vero il mondo femminile. Sul suo stemma: «Totus  tuus» (tutto tuo, Maria) e diverse pubblicazioni come «Dignità della donna» a suggello del suo interesse verso l'altra parte dell'umanità. Però volle chiudere definitivamente ed in modo irreformabile con il divieto della donna al diaconato e al sacerdozio, tollerando le bambini chierichette attorno all’altare solo con il consenso del vescovo diocesano.
 A Joseph Ratzinger, nuovo Papa, il nostro modesto augurio. In caso di malattia invalidante non vada in cerca dello Spirito Santo ma sappia dare le proprie dimissioni secondo le leggi di natura. Se il papa è il servo dei servi di Dio necessita anche di una buona salute per espletare il suo mandato, come ogni mortale.
Non cammini soltanto sulle scie del predecessore, ma intraprenda un nuovo cammino sulle orme di Gesù con lo sguardo rivolto a lui e alle nuove sfide di un mondo e di una chiesa in evoluzione, verso cieli nuovi e terre nuove.

Autore:
Albino Michelin
28.04.2005

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