martedì 16 giugno 2015

MISS MONDO IN NIGERIA: UNA SFILATA DI SANGUE

In una vera mattanza si è trasformato in Nigeria il concorso di Miss Mondo la domenica 24 novembre 2002. In un fuggi fuggi generale le 90 reginette di bellezza rappresentanti 130 paesi sono volate in aereo destinazione Londra. Era scontato che se fossero rimaste nel salone delle feste qualche kamikaze avrebbe fatto saltare in aria hotel, ospiti e lavato il tutto in un mare di sangue. E il mare di sangue anche se non lì, nei dintorni c'è stato. Una reazione fanatica di fondamentalisti islamici, principale religione del paese che conta 60-70 milioni d'abitanti, ha lasciato sul campo 215 morti, 1125 feriti, con il bilancio di 11 mila sfollati e chiese cristiane date alle fiamme. La scintilla dell'esplosione va fatta risalire ad un articolo apparso su un quotidiano locale a firma di Julia Morley, l'organizzatrice, la quale scrisse che Maometto si sarebbe sposato volentieri una concorrente di Miss Mondo. Questa laggiù (paese che vai, usanza che trovi) è chiaramente una blasfema provocazione: "scherza con i fanti, e lascia stare i santi". E' come se un nigeriano venisse in Italia ad insultare la nostra santissima Trinità: cioè il Papa, la Madonna, Padre Pio. A sputi in faccia e sotto un carico di legnate finirebbe. E' il sangue della tua storia che dentro ti ribolle.
                                          Blitz inopportuno dei modelli occidentali
Il secondo aspetto del t riste episodio. Conscio che nel 2001, quale Miss Universo è stata scelta una nigeriana, il presidente di quello stato allo scopo di sviluppare il turismo ebbe la nobile pensata di trasferire l’anno seguente il concorso nell'Africa centrale, sulle rive dell'atlantico. Egli per primo sapeva o era tenuto a sapere che la Nigeria è tuttora un paese turbolento, a rischio di colpi di Stato, con elezioni sempre a finire in ribaltone, con i vari gruppi etnici, Huassa, Yoruda, Fulbe, lbo ecc. a tendersi ogni giorno delle imboscate, con' una maggioranza islamica filo-araba ai limiti della tensione con quella cristiana filo-occidentale. In un quadro politico sociale del genere non si va a soffiare sul fuoco. Una prima miopia che cade sotto la responsabilità di quel presidente. Non meno grave però l’irresponsabilità di chi ha accettato l’invito, la Morley appunto, forse per Interesse, certo con ingenuità. Essa non doveva ignorare che un paese dove è prevista la lapidazione alle adultere, la sharia per le donne che sorridono ad un uomo, l'infibulazione, il taglio delle mani per chi ruba una pianticella di cacao una tale sagra del nudismo femminile avrebbe provocato un finimondo. Nonostante gli inglesi fino al 1960 e per alcuni secoli siano stati padroni o i colonizzatori, troppo poco appresero della psicologia di quel popolo.  Esso ha ancora il dente avvelenato contro questi occidentali e ogni occasione è buona per rivangare la vendetta. Allora non svegliare can che dorme. Non vi è nessuna necessità per il momento di invadere nuovamente questi territori con i nostri usi, costumi, mentalità, sesso a gogò. Importazioni che vengono dai destinatari recepiti e solo come imposizioni. Sarebbe come se noi volessimo entrare negli Usa e imporre loro l'abolizione della pena di morte, perché legge contro i diritti umani e di sapore medioevale. E' purtroppo cosi. Cioè che anche le civiltà ritenute più evolute hanno delle enormi sacche di arretratezza culturale e le civiltà apparentemente più arretrate possiedono aspetti di dignità civile insospettati. Certe fughe in avanti presso quelle tribù, come le nigeriane, si pagano col sangue perché considerate atti di violenza. L'inculturazione di nuovi modelli va sempre lentamente. Abbiamo visto in Afghanistan, dove neanche le bombe americane sono riuscite a togliere il burka dal capo delle donne islamiche. Gorbaciov, il presidente dell'ex Unione Sovietica, anni fa è stato folgorato da un colpo di genio quando affermò il diritto di ogni popolo all'autodeterminazione. Un errore, a mio giudizio, aver voluto autodeterminare la Nigeria dall'esterno con questo blitz delle veline occidentali.
                                            Gli equivoci del corpo femminile
E’ l'ultimo aspetto di questa tragedia. In quegli ambienti il corpo femminile viene considerato più come cantiere o pregiata ditta produzione figli, mentre nei nostri è diventato o deteriorato in oggetto quasi meramente commerciale. Se non altro così attraverso i media e Tv viene fra di loro esportato. L'abbigliamento femminile non è solo un modo per coprirsi, ma per sembrare attraenti, diversi, questo sotto ogni cielo. Però sotto quello occidentale è un modo per farsi intravedere, per sedurre, per consumare, per vendere, per produrre in un processo a spirale senza fine. Quindi l'abbigliamento del corpo femminile è diventato uno status simbol che fa emergere, oltre al concetto diverso di pudore, le discriminazioni poveri-ricchi, terzomondismi occidentali. A ciò aggiungasi l'abuso del nudo femminile. Da noi donne nude in tutte le copertine, in tutte le salse, donne nude per la pubblicità di un pneumatico o di una coca cola quale bandiera di libertà e di democrazia. Donne nude che si dichiarano morali perché non posano integrali. Le esibizioni doppia SS (seni + sedere, messaggio televisivo di Luisa Corna) sono solo parziali e perciò sempre morali. Come si vede viviamo in un mondo di ambigue sottigliezze e autogiustificazioni, qui di sesso e di corpo femminile si muore. Per cui non si sa se convenga parlare di due civiltà o di due barbarie diverse. Nel caso Nigeria, fra una minoranza di capi e di oligarchie straricche, abbiamo milioni di persone costrette a misurarsi con la fame, le malattie, l'ignoranza, la violenza e noi ci andiamo ad aggiungere anche questa: lo strano (per loro) commercio del nudo femminile. Ci si dirà che questi da noi indicati sono solo dei pretesti addotti dagli islamici per continuare nel terrorismo contro i cristiani, gli occidentali, i bianchi, gli americani, ecc. Certo la radice ultima è l'odio contro l'occidente. O almeno ciò è vero nel suo ·complesso, ma esso non toglie il nostro dovere di analizzare le ragioni di questo odio, e quindi l'obbligo di evitare l'inasprimento inutile nel difficile equilibrio dei rapporti. Perché dobbiamo ammetterlo, anche se a malavoglia, che questa disgrazia in casa Nigeria ce la siamo per buona parte tirata addosso noi occidentali.

Autore:
Albino Michelin
06.12.2002

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