sabato 20 giugno 2015

ORGOGLIO VENETO: SI DIMETTANO CORROTTI E CORRUTTORI DELLA SERENISSIMA

Quanto successo nella Regione Veneto ai primi di giugno di quest’anno ha indignato ancora una volta gli italiani, ma specialmente noi veneti che fra nativi e discendenti siamo circa 4 milioni sparsi nel mondo. Quando il mattino del 6 giugno leggemmo sul Blick, quotidiano Svizzero e su tutti gli altri, l’enorme scandalo del Mose di Venezia, io pure veneto residente da anni in terra elvetica mi sentii umiliato e offeso. Il Mose è una grande opera, una diga per arginare l’acqua alta della Laguna di Venezia. Ideata nel 1987 per circa l’equivalente di 5 miliardi di euro si dovrebbe inaugurare nel 2015 al costo reale di 7 miliardi. Un po’ per la lievitazione dei prezzi, il resto, un fiume di milioni finiti in tangenti, sparite fra politici, amministratori, appaltatori, funzionari, controllori dei controllati, finanzieri compiacenti. Un’abbuffata, una corruzione durata decenni. Cento indagati, di cui 25 in carcere,10 agli arresti domiciliari. E questo è forse solo un assaggio. G.Galan, per anni Governatore del Veneto, un milione all’anno di tangenti, il sindaco di Venezia Orsoni mezzo milione per farsi pubblicità’ elettorale, e poi una sfilza che non vale la pena elencare. Espressione da tutti i partiti ma tutti ugualmente ladri. Una prima osservazione: noi veneti abbiamo bisogno di un ridimensionamento e di un bagno di umiltà. Indubbiamente ottimi lavoratori, sparagnini, abbiamo sempre rivendicato la nostra onestà e superiorità nei confronti delle genti del sud: scansafatiche, falsi invalidi, mafiosi. Da 30 anni abbiamo fatto anche circolare un logo leghista a sostegno della nostra bandiera insignita del leone di S. Marco:” Viva el leon che sbrana el teron” e da mezzo secolo circola fra di noi un proverbio. ” santo Dio, che mia figlia non sia un Ciccio che se la piglia.” Inutile lamentarsi, questi politici e amministratori li abbiamo voluti e votati noi, rappresentano ciò che siamo noi. Fare skei (=soldi), tanti skei, subito skei. Il modo non importa, importante è farsi furbi. Busterelle, favoritismi, nepotismi, amicizie, evasioni fiscali (con tutto rispetto agli imprenditori delle piccole aziende suicidatisi). E chi se ne frega. Chi non sa destreggiarsi in Lombardia viene chiamato pirla, da noi nel Veneto “cojon”. Dalla Lombardia con l’Expo al nostro Mose il Regno Lombardo-Veneto non ha dimenticato il suo bicentenario gemellaggio. Noi veneti non abbiamo mai affrontato il problema dell’onestà civica in termini morali. Non c’è spazio per i talenti, ma quasi sempre e solo per i raccomandati. Per ottenere un diritto bisogna chiedere per favore o prostituirsi. Cortigiani, omertosi del sistema. Ribattiamo che anche gli altri in tutta Italia fanno cosi’. Qui gli altri non c’entrano. Sappiamo solo che noi ci siamo sempre definiti i “pi mejo”, Cioé i piu’ meglio, i migliori di tutti. E ci si permetta una seconda analisi e osservazione. ll Veneto viene definito la sagrestia d’Italia. In effetti da subito dopo la guerra le nostre canoniche parrocchiali funzionavano come sede del partito della democrazia cristiana, indiscutibile la scomunica dei comunisti, lì si sceglievano il sindaco e consiglieri comunali. Da trent’anni sarà cambiato il luogo, ma non la mentalità. E anche nell’ultimo ventennio la maggioranza della chiesa veneta ha sostenuto la destra e il berlusconismo. Sulla linea degli alti prelati Ruini, Fisichella, Bagnasco. Reciproci servigi. Tu chiesa mi garantisci voti, io Berlusconi ti foraggio le tue iniziative. Una cultura, quella del berlusconismo, fondata sulla illegalità, sulla deprivazione della coscienza personale, sulla narcosi dello spirito critico. La maggioranza del clero veneto ha preferito questa morale individualista (salva l’anima tua in cielo) anziché una predicazione capace di rifondare il rispetto delle leggi, il senso civico, il rispetto della “roba” di tutti. E così si sono visti sovvenzionare il piazzale della chiesa, il campo da calcio parrocchiale e opere del genere. Alla posa della prima pietra di un settore del Mose al Cardinal Scola, patriarca di Venezia, il Governatore Galan consegnò per la benedizione con due segni di croce una busterella da cento mila euro. Dove si è abituati od obbligati a pagare il sacro nemmeno si dubita che questo sia denaro tangente proveniente dai soldi dei cittadini. E’ tutto il sistema da rifondare, premessa una inversione di cultura. Di diversa opinione è solo Papa Francesco quando disse:” non rubare allo Stato per dare alla chiesa.” Ma anche lui su questo tasto a molti veneti comincia a dare fastidio. Sagrestia d’Italia: politici, amministratori, faccendieri del Mose da questa sagrestia sono usciti come loschi figuri escono dai deprecati covi delle mafie del sud. Solo una differenza di distanza geografica. Ovviamente i corrotti di questa retata vi diranno che non tutti sono uguali, che non si devono criminalizzare gli indagati prima della condanna, che bisogna attendere primo, secondo, terzo grado, cassazione e gargarismi del genere. Come in tutti i paesi civili fuori d’Italia: i sospettati ladri si dimettono e si fa pulizia. Diversamente noi siamo costretti a mantenerci le volpi nel pollaio per decenni. Tutto va in prescrizione e si ricomincia da capo come prima, peggio di prima. Una sola cosa a noi veneti nel mondo resta da fare: richiesta chiara e ferma di dimissioni dei responsabili inviando a: www.regioneveneto.it e www.comunedivenezia.it Grazie a internet colleghiamo tutti i circoli veneti nel mondo e tutti i singoli veneti cui sta a cuore l’onestà e il buon nome dei nostri politici, amministratori, rappresentanti. Della nostra storia!

Autore:
Albino Michelin
11.06.2014

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