Nel recente periodo natalizio 2002 sono stati riportati dalla stampa diversi casi di presepi
non convenzionali che in modo originale e per certi versi discusso hanno evidenziato messaggi di attualità e risposte a situazioni sociali emergenti. In modo particolare nel Nord-est d’Italia, nel Veneto, ambiente di forte accelerazione industriale ed occupazionale: presepi in tal senso sono stati numerosi, hanno inte ressato più di una parrocchia, richiamato un numero consistente di visitatori ritornati nelle loro case coinvolti molto di più che dalle consuete commoventi liturgie tradizionale. Nel breve periodo di pausa postnatalizia approfittai dell'occasione per visitarne alcuni, considerati fra i più alternativi. Iniziai da Montecchio Maggiore (Vicenza): a tutto presepio una gigantesca insegna MC Donald, muri di case diroccate, attraversate da proiettili, il ponte di Mostar segno di divisione fra i popoli. Attorno alla mangiatoia statuine multietniche
con donne e bambini ceceni, talebani, africani. Il tutto corredato da un
depliant esplicativo per i visitatori a sottolineare che la ricchezza di cui
noi occidentali godiamo nasce in buona parte dalla povertà e dallo sfruttamento
dei popoli più poveri. Proseguii per Albisagnego (Padova): qui un presepio costruito di immondizie fra cui nasce Gesù Bambino nella paglia
insanguinata dalle violenze e dalla guerra. Plastica accartocciata, vecchie
lattine, scarti di ogni genere per rappresentare il consumismo, usa e getta.
Gesù non si è fermato all'antico, questa sarebbe oggi la sua Betlemme. Rientrai
nel vicentino a Pozzoleone. Qui un presepio di tutt'altro genere allestito dentro
ad una carcassa di panda, marca auto Fiat, sull’esemplare di quello di Termini
Imerese. L'allusione ad un natale tra licenziamenti e disoccupati è lampante,
evidenziando come ai pastori andrebbero sostituiti
operai e metalmeccanici di questo e di altri settori industriali, rimasti con
le loro famiglie in mezzo alla strada. Infine a Bassano del Grappa, nello
stesso territorio, città nota ai turisti fra l'altro per il suo ponte di legno
del Palladio, per l’arte ceramica, nonché per le sue
distillerie di grappa. Qui ha sede un Istituto missionario della Congregazione
Scalabrini, nella chiesa del quale la notte di natale si assistette ad una
celebrazione che il Corriere della Sera del 27 dicembre definì provocatoria. Un
Gesù Bambino che anziché nel Presepio nasce in una panchina. Certo, spiegano i
responsabili, è una provocazione in favore dell'accoglienza. La decisione è
nata quale risposta agli atteggiamenti xenofobi delle popolazione trevigiane e
vicentine, rappresentate dai loro rispettivi sindaci. In effetti, si ricorda in
tutto il mondo, Tv purtroppo conferma, che nel 97 l'allora ed attuale sindaco
di Treviso G. Gentilin dall’appellativo lo sceriffo, dette la stura, fece spiantare
tutte le panchine situate nei giardini della stazione per non vedersi quel
territorio diventare terra d'occupazione degli extracomunitari. Dalle sue genti
in parte contestato ed in parte applaudito, fu rieletto l'anno seguente al grido
di: "per gli immigrati tolleranza zero, imbastardiscono la razza
Piave". Gentilin fece l'apripista, seguito recentemente dal sindaco di Vicenza
E. Hullweck che emanò un'identica ordinanza. Per questo nella chiesa
Scalabrini, alla mezzanotte del Natale 2002, niente capanna, mente mangiatoia,
niente culla, niente stelle comete e filanti, niente angeli con trombe
d'argento, solo una panchina vuota davanti all'altare. Durante il Canto del
Gloria un corteo dei popoli, con persone di varie nazioni e colore, ha
accompagnato la statua del Bambino Gesù adagiandolo su quella panchina. l
comportamenti e gli interventi xenofobi dell'asse Treviso-Vicenza tradottisi
nell'abolizione delle pubbliche panchine non colpisce solo gli stranieri ma
anche i nostri ceti sociali più deboli per i quali quelle sedie sono l'unico
punto di appoggio durante la giornata. Di qui la decisione degli Scalabrini di
far nascere Gesù in un luogo proibito. Con il messaggio: se Gesù nascesse oggi
verrebbe alla luce su una panchina simbolo dell'accoglienza negata. Questa
iniziativa è stata la conclusione di un rapporto fra cattolici e musulmani
della città. In effetti i primi avevano partecipato all'ultimo giorno del
Ramadan islamico pregando e digiunando insieme, i secondi hanno contraccambiato
intervenendo al natale cattolico. Nel piccolo qui si è realizzato: pace in
terra, festa dei popoli, solidarietà nella reciprocità. Questo presepio, c'è da
sperarlo, può rappresentare un apripista alternativo a quello dei sindaci su
citati, un'inversione di tendenza nei difficili rapporti con gli extracomunitari
missionari della Congregazione Scalabrini non sono nuovi a queste iniziative,
segni dei tempi. Nata nel 1887 per opera dell'allora omonimo vescovo di Piacenza
hanno come scopo l’assistenza ai migranti. Nei primi anni del secolo fino a
qualche decennio fa in favore degli italiani sparsi nel mondo: oltre una
ventina i membri di questo sodalizio operanti attualmente in Svizzera, fra cui
il sottoscritto. Oggi invece ci si riprogetta verso gli stranieri che giungono
in Italia e verso ogni tipo di immigrati che entrano nei vari stati del mondo.
Ovviamente questo gesto profetico del Presepio-panchina che va ad aggiungersi a
quello più consistente e già collaudato nel trasformare un'ala del precedente
seminario di Bassano in una sede di immigrati dal titolo centro accoglienza “Casa
Colori" la dice a sufficienza sulla validità di queste scelte, premessa necessaria
per una nuova cultura ed una legislazione italiana più accogliente e rispettosa
dello straniero e del diverso.
Autore:
Albino Michelin
24.01.2003
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