venerdì 5 giugno 2015

EUROPA UNITA: RIVEDERE GLI INNI NAZIONALI

Qui stiamo predicando bene, e cantando male. Di preciso gli stati che attualmente compongono l’Europa Unita sono 28.Chi con due piedi e chi con uno dentro e l’altro fuori. Per rinfrescarci la memoria: sei stati fondatori nel 1951 Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Cui si aggiunsero nel 73 Irlanda, Inghilterra (Regno Unito). Nell’81 la Grecia. Nell’86 la Spagna e il Portogallo. Nel 95 Austria, Finlandia, Svezia. Nel 2004 Cipro, Malta, Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Cekia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria. Nello 2007 Bulgaria e Romania. Nel 2013 Croazia. Candidati in lista di attesa: Turchia, Macedonia, Islanda, Montenegro, Serbia, Albania. Ciascuno di noi ha nell’ugula canti nazionali gonfi di odio (con eccezione di alcuni stati tipo Croazia) e di retorica, e non contro i Watussi del terzo mondo, ma contro noi stessi, commensali all’unica tavola di recente imbandita. Opportuno quindi un breve e limitato excursus iniziando da casa nostra.
L’inno italiano. Goffredo Mameli, ventiduenne patriota genovese ne scrisse il testo nel 1847, con musica di G. Novaro prima della guerra con l’Austria, chiamato Canto degli italiani e poi inno nazionale. Ci surriscalda tutti, dai lattanti ai pensionati, elmetto in testa, a brandire accette e carabine per difendere i sacri pratrii confini. E’ un canto risorgimentale che lamenta ”non siam popoli, siamo divisi”. Sarebbe anche un anelito all’unità interna, piu’ che a quella esterna europea, come forse sognava in anticipo il nostro Mazzini. Ma stentiamo a ripartire perché anche nei nostri rapporti mediatici di “ fratelli d’Italia” siamo ancora legati alla logica delle cosche locali, alla politica dell’insulto, dell’illegalità’, della ruspa.
L’inno francese. La celebre marsigliese. Autore R. De Lisle 1792 con musica che riprende un motivo di Mozart del 1786. Nato come canto di guerra per l’armata del Reno, venne ribattezzato col titolo passato alla storia dei parigini rivoluzionari che lo adottarono quando lo sentirono cantare dalle truppe di Marsiglia. Ma l’entusiasmo non fu subito condiviso da tutti. C’era chi preferiva il più filosofico “Canto della libertà’ di Voltaire e chi non ritenendolo abbastanza trionfalistico optava per le “Reveil du peuple,” capace di incitare le folle a fare giustizia degli avversari. La Marsigliese è ora amatissima dai francesi che mai si sognerebbero di modificare molti anacronismi di un testo che se la prende con le falangi mercenarie del re, pronto a sgozzare i nostri figli, i nostri amici.
 L’inno tedesco. Risale al 1840 ad opera di H.H.Fallersleben.Un desiderio di democrazia al di sopra di “tutto”, cioè di tutti gli staterelli interni, l’anelito di uno Stato unitario. ”Germania al di sopra di tutto, nel mondo al di sopra di tutto” canta il suo incipit. E il seguito ricalca: ”se ci si tiene sempre uniti per la difesa e per l’attacco” A suo favore resta la musica splendida di Haydn. Di recente qualcuno dopo l’unificazione del 1989 ha proposto di sostituirlo con uno nuovo, capace di miscelare anche musicalmente le due Germanie. Per il momento nulla di fatto.
L’inno inglese (Regno Unito). Inaugurato nel 1745 è il piu’’ antico, nonché il piu’ famoso e diffuso, in quanto cantato dall’Australia al Sudafrica, al Canada. Se quello italiano non se la passa bene, questo inglese rischia di far soffrire chiunque non abbia un cuore fervidamente monarchico con l’invito a salvare la “graziosa” regina, di renderla vittoriosa felice e gloriosa. “Dio salvi la regina e disperda i suoi nemici”. Da sostituire con “Dio i salvi il re” quando al trono siede un rampollo maschio. Passando dalla prima alle strofe successive i toni si fanno decisamente piu’ minacciosi. “Disperdi i nostri nemici e falli cadere, confondi i loro trucchi infantili, le loro politiche.” Insomma un’invocazione al Dio degli eserciti, pronto all’occasione a menar le mani.
L’inno spagnolo. Il piu’ antico dopo quello inglese, data 1761. È una marcia reale, senza testo, con musica composta dall’ammiraglio Perez Casas.Lo spirito che ci stava sotteso poteva esprimere ”venite spagnoli, Dio salvi il Paese”. A dire il vero durante la dittatura di Franco(1939-1975) gliene aveva appiccicate alcune espressioni di circostanza. ”Gloria alla Spagna, alzate le braccia figli del popolo spagnolo” prontamente cancellate alla caduta del dittatore. Si vede che ogni inno ha le sue croci, le sue retoriche, le sue anticaglie.
L’inno portoghese. Ricco di punti esclamativi” A Portoguesa”. Alle armi, alle armi. Sulla terra e sul mar. Alle armi alle armi. Per la patria lottare, invita il testo di Enrique Lopez di Mendonca.Roba da far impallidire Pavarotti e il suo “Vincerò’”.
L’Inno belga. Detto anche Canzone del Brabante, 1830 ad opera di A. Dechet. Combattivo e fiero. “Nobile Belgio a te i nostri cuori, a te le nostre braccia. Per il sangue puro sparso per te, patria noi giuriamo, tu vivrai”.  E chiude esaltando il re, la legge, la libertà
L’Inno irlandese. 1907, autore Keamey. Canzone di un soldato che chiama invoca il celo stellato sopra di noi, luccicante non per richiami morali kantiani, ma impaziente per il combattimento che sta per venire. Interessante, ma troppo prolisso sarebbe elencare ed analizzare tutti gli altri inni degli Stati Europei specie quelli dell’Est. 
L’Inno svizzero. Non possiamo tralasciare quello elvetico anche se la Svizzera non appartiene all’Europa unita. E’ un salmo per nulla bellicoso e rancoroso, poetico, mistico e mitico. In un’atmosfera agreste, bucolica. ”Quando l’aurora il mattino indora l’alma mia ti adora ”Paesaggio da Heidi. Con la benedizione del patrio suol perché Dio lo vuol. Composto dal monaco cistercense A. Zwyssig nel 1841 lo si ritiene superato e non piu’ di attualità’. Perciò’ la Confederazione ha lanciato un concorso nel 2014 per un nuovo inno e la scelta verra’ effettuata nel presente anno.
Fra le tante minacce e i tanti proclami dei vari inni nazionali, in una Europa che tenta un processo storico di unità, dalla quale non si puo’ piu’ tornare indietro, perché irreversibile è il futuro che avanza non si puo’ fermare, non ostante sporadici tentativi di autonomia e secessione destinati ad abortire, un’oasi di bellezza e di saggezza potrebbe risuonare soltanto dal beethoviano “Inno alla gioia” adottato dal Parlamento europeo. ”Siate uniti milioni (di persone) in questo bacio dell’intero universo” invitano i versi di Schiller. Pure nel rispetto storico degli inni-identita’ nazionali, per un’Europa unita non soltanto dall’euro questo potrebbe essere l’inno del terzo millennio.

Autore:
Albino Michelin
29.05.2015

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