sabato 20 giugno 2015

SOLO LA SVIZZERA TEDESCA NON AMA I DISABILI?

Tutti siamo a conoscenza che l'Organizzazione internazionale della Croce Rossa è sorta in Svizzera nel 1862 per iniziativa dello scrittore H. Dunant con lo scopo iniziale di organizzare soccorsi ai militari feriti degli eserciti belligeranti. Divulgatasi poi in tutto il mondo è diventata sinonimo di solidarietà verso le vittime delle disgrazie, delle catastrofi, delle sopraffazioni. Orbene i cosiddetti disabili fanno pure parte di queste categorie che meritano la nostra attenzione. Perciò l'anno in corso è stato a loro dedicato. In un mio articolo apparso su "Rinascita" del 7.3.2003 dal titolo: "2003, anno dell'acqua (indetto dall’'Onu), e del Rosario (indetto dal Papa), della Bibbia (indetto dall'episcopato svizzero)" ho tralasciato intenzionalmente di aggiungere anche quello dei disabili, allo scopo di riservargli una considerazione a parte. A metterci troppa carne al fuoco si diventa dispersivi, più opportuno sarebbe stato che le diverse istanze su citate avessero richiamato l'attenzione mondiale su di un'unica tematica, certo con risultati più visibili e concreti.
                                          La Svizzera tedesca non ama i disabili
 Il 18 maggio u.s. nella Confederazione elvetica ha avuto luogo una serie di iniziative popolari tra le quali anche quella dal titolo: "Parità di diritti per i disabili.” In molti eravamo convinti che la proposta venisse accettata a pieni voti. Invece ha vinto ancora una volta la paura di spendere, sconfitti gli ecologisti e i sostenitori dei diritti umani. Nella bocciatura determinanti sono stati i voti dei tedescofobi. Mentre nel territorio italiano, Ticino, il testo sarebbe stato accettato con il 54%, nel territorio francese, Giura, con il 55%, Ginevra con il 59%, nei cantoni germanofobi invece il testo è stato respinto: 58% a Basilea, 60% nei Grigioni, 80% nell'Appenzello interno. La culla della Croce Rossa ha in materia profondamente deluso. Tante le motivazioni o le scuse addotte: il testo chiedeva troppe cose e troppo in fretta, i costi sarebbero stati elevati e si sarebbero ripercossi sugli affitti e sui prodotti. Nonostante ciò la legge garantirà agli handicappati i loro diritti: gli edifici pubblici verranno nell'arco di 20 anni equipaggiati in modo da garantire l'accesso ai disabili. Cosi promettono i vincitori del referendum. Intanto campa cavallo, ci possiamo rispondere. Di fatto il popolo svizzero ha dimostrato di non voler fare sul serio nel campo delle pari opportunità con i disabili.
                                            In Italia è termometro di (in)civiltà
Il nostro fra gli Stati del Continente è quello che trascura di più questa categoria di persone, gli invalidi. Sembrerà strano in un paese dove esiste un massiccio volontariato valutato oltre i due milioni. Ma si sa, il nostro è il paese dei paradossi e delle contraddizioni più macroscopiche. In apparenza non ci manca la sensibilità. Visti da lontano noi italiani sembriamo affettuosi e caritatevoli. Le nostre leggi sarebbero anche buone, ma poi vengono disattese e non trovano finanziamenti adeguati. Basta leggere le lettere spesso disperate scritte ai giornali per costatare le umiliazioni, le ingiustizie, le truffe subite dai disabili. Gli invalidi “confinati" completamente non autosufficienti sono piu’ di un milione in Italia. Trecentomila di loro sono praticamente reclusi in un Istituto o in casa. Sono concittadini che la società allegra tende a dimenticare, cancellare dal programma urbano, dove c'è posto solo per gli spettacoli di eleganza e di efficienza. Se vogliamo ricuperare un po' di dignità in questa dimensione il nostro Paese dovrebbe: 1) Prevenire l'insorgere dell'invalidità, informare sulle terapie disponibili, esigere nuove strutture, promuovere diagnosi precoci fra i neonati, sostenere a domicilio le famiglie allo scopo di evitare nei casi estremi l'eutanasia e l'omicidio per amore. 2) Impedire gli incidenti sul lavoro, gli infortuni domestici, i disastri del traffico. Non rassegnarsi di fronte a queste minacce che fabbricano ogni giorno centinaia di invalidi. 3) l disabili occupati in Italia sono meno del 20% contro i 47% della media europea. Non si tratta di elargire posti come elemosina, ma comprendere che anche i portatori di handicap possono rendersi utili e che per esempio il telelavoro è alla portata di chi ha difficoltà motorie. Caso tipico a Roma la "Trattoria degli amici" promossa dalla comunità S. Egidio ha vinto il premio "Ristorante dell'Anno”, dove lavorano disabili psichici. 4) Intervenire sulle carenze dei trasporti. Basta guardare come sono fatti gli autobus, i treni, le metropolitane per accorgersi ·che la comunità finge di ignorare i problemi dei più deboli. Persino il nuovissimo Auditorium di Roma risulta scomodo per gli invalidi, i vecchi, per chiunque non sia in grande forma. 5) Ricordare le scuole. La finanziarie 2003, anno del disabili, ha addirittura tagliato il numero degli insegnanti di sostegno, già nel passato insufficienti e niente affatto specializzati. Chi aiuterà i bambini handicappati? Si rischia di ritornare al medioevo, alle confraternite, agli istituti dei preti e delle suore, alla carità pubblica. 6) Abbattere le barriere culturali. Le ditte italiane in genere non vogliono assumere disabili e molte famiglie si vergognano di mostrarli in pubblico. Da noi tutti devono essere giovani e belli. Persino negli alberghi si verificano episodi di autentico razzismo quando gli invalidi vengono invitati ad andarsene per non disturbare i sentimenti estetici degli avventori. 7) Vigilare sui bambini che possono diventare spietati contro i "diversi”, con la benevola protezione dei genitori. Come lo dimostra un recente caso, capitato in una nostra città, dove un gruppo di alunni umiliava un compagno Down. Il preside sospese i discoli dalla scuola. Non l'avesse mai fatto, male ne incolse. La madre di uno di loro invece di punire il figlio si è presentata con un avvocato per difendere l'innocente pargoletto dalla presunta ingiustizia.
Conclusione: nell'Europa scandinava i semafori emettono anche segnali sonori per agevolare il passaggio dei disabili. Piccola cosa, ma sintomo di notevole sensibilità. Da noi? Devono in tutto mobilitarsi gli interessati senza aspettarsi regali. Figli di San Francesco noi ci commuoviamo solo per cani e gatti abbandonati, dimenticando che il frate di Assisi baciava e fasciava i lebbrosi, i disabili del tempo. E non tanto per guadagnarsi un pezzo di paradiso, ma perché mosso da sentimenti profondi di giustizia e dal rispetto a tutti dovuto. Sempre e non solo nell'anno del Signore 2003.

Autore:
Albino Michelin
13.06.2003

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