mercoledì 8 luglio 2015

A 500 ANNI DALLA MORTE DI CALVINO: ATTUALITÀ

Quando sentiamo parlare di protestantesimo o di riforma protestante condotta dai tre fondatori Lutero, Zwinglio e Calvino non si deve pensare ad una specie di generazione spontanea, sorta un bel mattino del 1517. No, è stata una presa di coscienza, una svolta epocale maturatasi dopo una serie di sintomi, situazioni sociali, politiche, economiche e religiose. Diamo qui una breve sindrome dei fenomeni di crisi. Cambiamento del quadro politico, cioè l'affacciarsi degli Stati Nazionali di Francia, Inghilterra, Spagna. Il passaggio da un'economia naturale ad una finanziaria. Una sfrenata politica finanziaria e la resistenza ad ogni riforma di questo settore. L'ideologia del fasto e dei privilegi tipici del Rinascimento.  Il centralismo assoluto della chiesa romana e la sua interna divisione con papati doppi e tripli. Il fallimento dei precedenti concili riformatori, richiesti dalla maggioranza della cristianità del tempo. L'immoralità di buona parte del clero. L'invenzione della stampa e l'esigenza di una formazione cristiana basata sulla Bibbia, tradotta in lingua popolare. Ed infine il traffico delle indulgenze (oggi diremmo di condoni e di indulti) per la costruzione della nuova Basilica di S. Pietro. Come si vede un quadro ed un orizzonte generale tutt'altro che consolante. In reazione a tanto malessere sono sorti i cosiddetti riformatori nelle persone di Lutero in Germania (1483-1546), di Zwinglio nella Svizzera tedesca (1484-153 l), di Calvino nella Svizzera francese (1509-1564).
Al di là delle loro varianti locali essi convengono in una costante di fondo e di riferimento. Priorità e valore assoluto alla sovranità di Dio, alla sua parola espressa nella Bibbia indipendentemente dal divieto di lettura posto dalla chiesa. Quindi dissenso dalla normativa diretta ai cattolici: proibito capire, obbligo di assentire. Rivalutazione della coscienza personale, come ultimo criterio di comportamento, quindi in controtendenza alla autoreferenzialità della chiesa e alla sua identificazione tout court con la verità e con Dio. Come dire: solo la chiesa cattolica romana ha il diritto e il dovere di gestire la coscienza dei singoli. Pure una costante fra i tre riformatori è la condivisione della dottrina di Lutero sulla Giustificazione. Cioè il Signore ci giustifica non perché noi siamo buoni, ma perché lui è buono. Indipendentemente dalle nostre opere buone. Le quali tuttavia sono necessarie perché dimostrano il nostro amore nei confronti di Dio. L'accusa che spesso si muove contro perché non crederebbero nella Madonna, nei santi, nel Papa, ecc. spesso è frutto di polemica in quanto essi credono che Maria è la prima cristiana, punto di riferimento per tutti. I santi sono testimoni del vangelo senza tanto metterli sugli altari. Il Papa è il "primo fra pari" nel senso che espressione e rappresentanza dell'unità è pure necessaria. Ma su tutti costoro sta la centralità di Gesù Cristo. Sono come rami e foglie delle piante che hanno senso in quanto legate al tronco, Gesù di Nazareth.
                                           La goccia che fa traboccare il vaso
In tutto questo contesto ecco che si inserisce la questione delle indulgenze, goccia che fa traboccare il vaso. Il tariffario sulle indulgenze, il commercio delle realtà sante per ottenere il perdono dei peccati e la liberazione delle anime dal purgatorio è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Di qui è partita ufficialmente nel 1517 la riforma, cui 30 anni più tardi è seguita con il Concilio di Trento la controriforma dei cattolici. Calvino nasce nel Nordovest della Francia il 10.7.1509, quindi cinque secoli fa. Non è un monaco come Lutero, non è un parroco come Zwinglio, ma un appassionato del diritto, cioè un giurista. Però a Parigi, già a 14 anni, si dedica agli studi della filosofia, della teologia, della lingua greca e della Bibbia. Per Calvino la lingua greca era fondamentale per interpretare i libri sacri che erano stati scritti in greco. Giustifica la sua passione per la lingua originale della Bibbia in quanto che non sempre la verità insegnata è la verità più importante. A 25 anni si converte alla Riforma, alla nuova confessione cristiana di Lutero. 26 anni più giovane di lui, afferma: “ci siamo dovuti allontanare dalla chiesa cattolica per rivolgerci e ritornare a Gesù.” Egli si considera perciò non un traditore fuoriuscito, non un pervertito, ma un convertito. L'enciclopedia cattolica invece gli affibbia addirittura l'epiteto di eresiarca. Come carattere e costume di vita Calvino è estremamente rigido. Tipo portato anche alla contemplazione all'interno di una vita alquanto tormentata. A 28 anni diventa predicatore nella città di Ginevra. Impressionato dal malcostume e dall'immoralità dilagante fa giurare ai credenti convertiti la professione di fede, tanto che una certa insofferenza popolare costringe il Gran Consiglio della città a mandarlo in esilio. Ma dopo un anno il popolo sente la sua mancanza e lo richiama. Si spende tutto per una cristianizzazione della vita e decide persino di proibire il ballo e il gioco delle carte. Impone di apprendere a memoria i 1O comandamenti per limitare i guasti di un mondo peccatore, Manda persino al rogo M. Servito, medico spagnolo che negava l'esistenza della SS. Trinità.
                               I protestanti italiani costretti a rifugiarsi in Svizzera
A quei tempi in Italia i protestanti venivano braccati e giustiziati, perciò cominciarono a rifugiarsi in Svizzera, in particolare a Ginevra. Esistono ancora nome di famiglie, discendenti, come i Caracciolo napoletani, i Pallavicini e Paravicini. Un frate agostiniano Piero Martire Vermigli, fuggì pure a Ginevra quindi a Zurigo, ove esiste tuttora una Scuola a lui dedicata e in lingua italiana. Si legge che dal 1554 al 1784, arco di 230 anni vi risiedessero a Ginevra circa 5 mila italiani. In così lungo periodo si registra un solo figlio illegittimo, risalante al 1591, ma il colpevole venne anche decapitato. A parte un po' l'esagerazione, così ci sembra, il fatto testimonia il clima di severità morale istaurato da Calvino e dai suoi seguaci. Per 5 secoli noi cattolici italiani abbiamo diffamato i protestanti, cacciati o usciti dalla chiesa cattolica perché libertini, di facili costumi, interessati a godersi la vita. Nulla di più gratuito: tutti e tre i riformatori (Lutero e Zwinglio già appartenente allo stato sacerdotale) sono vissuti in condotta integerrima ed irreprensibile. Non andarono alla ricerca né di veline, né di escort, né bigami, né poligami. D'altronde il loro concetto in materia lo conosciamo bene: il matrimonio è un diritto di natura, il celibato sia esso clericale o meno, è un'eccezione al diritto di natura. Quindi a differenza del divorzio fra sposati, il celibato di preti e frati può sempre essere ripensato.
                                               Ogni professione è vocazione.
Calvino fra gli innumerevoli fatti del Vangelo rimase colpito soprattutto dalla parabola dei talenti. Gesù paragona il Padre suo ad un datore di lavoro, il quale consegna ad un dipendente 10 talenti, ad un altro cinque, ad un terzo uno. Quest'ultimo per pigrizia andò a sotterrare il suo nel campo, mentre gli altri fanno fruttificare al doppio quanto ricevuto. E Gesù loda l'impegno, l'intraprendenza, il risultato. Di qui la conclusione: a chi (ha fiducia e coraggio) sarà dato, a chi non ha (fiducia e coraggio) sarà tolto (va in deperimento) anche quel poco che ha. Questa interpretazione è indubbiamente un po' forzata ma si sa che tutti i grandi pensatori e illuminati, accanto a indiscutibili carismi, prestano il fianco anche a qualche lato debole e relative conseguenze da esaminare con intento critico. Come ad esempio la convinzione che il successo economico sia tutta grazia di Dio, segno della sua benevolenza e che una società basata su queste idealità vada definita "Popolo eletto" mentre invece un popolo povero e sottosviluppato soggiacerebbe alla punizione e al castigo di Dio. E' un po' la tentazione dell'America e degli Usa, nazione in cui il Calvinismo si è diffuso e ha avuto veloce accoglienza. Identificandosi con l'antico popolo ebraico (eletto, appunto) si è permesso cose giuste e cose deplorevoli. Ovvio anche il capitalismo, dottrina del profitto, sia sorto con lo scozzese A. Smith (1723-90) nell'ambito del calvinismo. Molti hanno fatto notare che i paesi di estrazione calvinista negli ultimi 4 secoli siano progrediti e abbiano raggiunto benessere e civiltà a differenza dei cattolici rimasti arretrati. Qui le motivazioni sono molte, ma e certo che anche la dottrina di Calvino ha avuto il suo peso. In effetti al di là delle condizioni del suolo, della penuria di materie prime ecc. nei paesi cattolici si è maggiormente insistito sulla "valle di lacrime", sulla pazienza, sul sacrificio per amore di Cristo in croce, sul distacco e finanche sul disprezzo delle cose della terra in vista del Regno dei cieli dopo la morte.

Autore:
Albino Michelin
15.01.2014

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