venerdì 3 luglio 2015

SINODO DEI VESCOVI: L'IMPORTANZA DI PRENDERSI LA PAROLA

Dal 2 al 23 ottobre 2005 ha avuto luogo a Roma il Sinodo dei vescovi, assemblea inaugurata nel 1965 da Paolo VI, al termine del Concilio Ecumenico, come verifica e stimolo permanente alle riforme. Veramente nell'arco di questi 40 anni ha detto poco, caratterizzato da rigidità dottrinale e scarsa sensibilità pastorale, arretrando l'evento piuttosto verso il Concilio di Trento di 4 secoli fa, anziché affrontare con coraggio le domande complesse di un mondo che va verso la globalizzazione. Duecentocinquanta vescovi a rappresentare la cattolicità delle varie nazioni, una decina di suore per contorno, una quindicina d'esponenti di altre confessioni religiose protestanti e ortodosse per decorazione o poco più. Un'assemblea meramente consultiva, clericale, maschile, con valore decisionale minore di un Consiglio parrocchiale o pastorale. Tutto scrupolosamente preordinato e ripetitivo. Non si poteva pretendere di più, essendo l'assise già stata fissata da Papa Wojtyla, predecessore di Ratzinger, con il tema scelto da lui stesso (l'anno dell'Eucaristia), con l'oratore ufficiale predestinato nella persona di Angelo Scola, Cardinale di Venezia. Il tutto accuratamente bloccato, blindato, sigillato, a conclusione già definite e preconfezionate. Scongiurato in tal modo   ogni   eventuale   dissenso. D'altronde così è stato Giovanni Paolo Il, che scrive nel 1995 un’enciclica «Ut sint unum» a favore della collegialità e della corresponsabilità dei vescovi, rimasta per 10 anni fino alla sua morte pura utopia. In effetti, il suo carattere di monarca sacrale, dogmatico e assoluto, era questo. I cattolici più bravi l'hanno seguito ossequienti, i più irrequieti l'hanno rispettato silenti. Estremamente affabile fuori casa, in trasferta, comunicativo, sorridente mediatico su mondovisione e in occasione dei viaggi intratterresti, era altrettanto inflessibile ed incomunicabile in casa, all'interno dell'istituzione chiesa. Con una serie di problemi lasciati irrisolti da un pontefice che aveva fatto altre scelte. D'altronde anche il papa è un uomo, non un robot alla merce di correnti dell'ultima moda, e lo Spirito Santo non lo obbliga certo ad uscire dalla propria pelle.
                                            Ratzinger non sta a piangere su Wojtyla
Ma Benedetto XVI al di là delle citazioni devote e d'obbligo verso il predecessore ti fa nel Sinodo una mossa impensata e spiazzante. Cioè: ogni giorno si riservi un'ora destinata a liberi interventi. Ogni partecipante prenda la parola su argomenti di propria scelta, non iscritti nell'agenda dei lavori. Però tutto questo non come maestro e superiore, ma nella linea di un uomo di cultura pari suo. Gli uomini intelligenti e colti non temono il dialogo, il confronto, la conversazione a ruota libera. Lo si era già visto allorché Ratzinger aveva accettato di buon grado un'intervista privata con la giornalista Oriana Fallaci, atea conclamatasi, e con il teologo Hans Kung, rappresentante dal dissenso cattolico e da Wojtyla sospeso quale docente universitario ribelle. Ratzinger che ha stigmatizzato fin dal primo giorno del suo pontificato il relativismo moderno, non teme di aprirsi al pluralismo culturale, perché ogni uomo è portatore di una particella di verità. Di qui l'invito ai vescovi del Sinodo di parlarsi a ruota libera. E ovviamente si è scoperchiata la pentola. Non battibecchi e contrasti, ma indubbiamente sono emersi grossi scollamenti di opinioni, soprattutto sui temi caldi e risaputi. Il celibato del preti e la comunione ai divorziati. Alcuni vescovi hanno ribadito posizioni tradizionali. Preti solo celibi, niente sacerdozio a uomini sposati, sia pure di evidenziata probità. Uno per tutti, il relatore ufficiale Cardinale Scola: «Il celibato è la perla del sacerdozio ad imitazione di Gesù celibe». Gli nega l'asserto Gregoire lII Loham patriarca di Antiochia sostenendo che non esiste nessuna ragione teologica (cioè che Dio voglia così), ma solo una tradizione ed un'abitudine di carattere culturale. Vale a dire, questione di mentalità. Ribatte il chiodo e non molla l'osso il Cardinale ucraino Lubonry Husar che dichiara con orgoglio di provenire da una famiglia cattolica di rito orientale. Suo padre è sacerdote sposato, riconosciuto dalla chiesa di Roma. Sostiene che i preti sposati potrebbero anche avere dei figli che seguono la via tracciata dal padre e nella vocazione ecclesiastica. Per comprendere tale intervento si deve ricordare che nel 1596 la chiesa cattolica fece un regalo d'eccezione (concessione del matrimonio ai preti) agli ortodossi ucraini e loro discendenti qualora avessero riconosciuto l'autorità del papa. Ecco perché per esempio anche oggi in tre paesi del Sud Italia: Castroregio (CS), Firmo (CS), San Paolo degli Albanesi (PZ) vi sono parroci sposati in quanto provenienti da quel ramo. Quindi qui non e la gemma preziosa, qui vi è stato un interesse anagrafico di reclutare preti, rilevandoli da una confessione cristiana concorrente. Sul divorzio il dibattito si è ancora più animato. Un buon numero di interventi si sono espressi non soltanto per snellire le cause di nullità di matrimoni presso la Sacra Rota, ma addirittura per aumentare tali cause, in quanto molto pochi sarebbero i matrimoni (inclusi quelli celebrati in chiesa) ritenuti indissolubili. Molti sono nulli alla radice anche se stipulato davanti al prete con la stola. E per il permesso alle seconde nozze sufficiente sarebbe il giudizio del sacerdote del luogo o di quello che ha accompagnato gli sposi all'altare. Un secondo matrimonio costituirebbe anche l'occasione di rifarsi una vita, maturata da una fallimentare esperienza precedente. Sulla comunione poi ai divorziati altro dibattito serrato. Sempre il Cardinale Scola sostiene che va vietata, perché la comunione è un dono agli onesti, non un diritto. Di tenore tutto all'opposto l'intervento del Cardinal Herranz, curiale dell'Opus Dei, che ritiene invece essere la comunione un diritto. Se la comunione fosse un dono, difficile sarebbe indovinare il metodo per farselo regalare. Diritto invece lo è. Gesù disse: «venite a me voi tutti che siete stanchi e tribolati». E S. Agostino aggiunge: «inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Dio». Significa che l'uomo è creato con il diritto di andare a Dio. E qui ha ragione Paolo Ricca, valdese di alzarsi e affermare: «è l'eucaristia che fa la chiesa, non soltanto l'inverso. Quindi ognuno esamini se stesso, come dice la Bibbia, e lui stesso prenda la decisione di farsi la comunione». L'atteggiamento attuale della chiesa di obbligare i cristiani a frequentare la messa e proibire loro la comunione dimentica che la messa è andare a prendere e dividere il pane. Non si può invitare una persona in trattoria e proibirle di mangiare. Atto punitivo, metterla alla berlina, segnarla a dito, obbligarla allo sciopero della fame!
                                     Non più “sia lodato Gesù Cristo, ma arrivederci”
E' il consueto saluto di Ratzinger ai pellegrini dopo gli incontri di Piazza S. Pietro. Dal «Sia Lodato Gesù Cristo» di Wojtyla all'«arrivederci alla prossima occasione» di Benedetto XVI. Rapporto meno sacrale, meno pontificale, più cordiale e fraterno. E nel caso «arrivederci al prossimo Sinodo» che sarà di tutt'altro spessore, meno celebrativo ed onorifico, più costruttivo e dialogico. Come ebbe a dire il Cardinal Kasper, altro eccezionale teologo tedesco, bavarese e corregionale del Papa: «il Sinodo non ha tratto delle conclusioni, ed eventuali conclusioni non rappresentano il risultato finale». Già il 25 luglio durante le vacanze in Val d'Aosta Papa Benedetto era stato fermato lungo la strada da una coppia di sposi che gli chiesero se permetterà la Comunione ai divorziati. Egli rispose: «non prendetemi alla sprovvista. Sono argomenti importanti sui quali studieremo e rifletteremo insieme». Tra l'ala dei cattolici che vorrebbero le riforme tutte e subito, e l'altra ala che preferisce discussioni e approfondimenti in vista di soluzioni sia pure rinviate, forse meglio arruolarsi alla seconda categoria. La gente avrà tempo di maturare di più.

Autore:
Albino Michelin
04.11.2005

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