mercoledì 8 luglio 2015

NELLA BIBBIA DI TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO?

Viviamo in un mondo più complesso del passato, ma non possiamo né ignorarlo né sfuggirlo. Guardare indietro e sognare com'era bello 50 anni fa non serve. Fino a quel periodo tutta la cultura del tempo era stata rielaborata in categorie cristiane, ignorando se non condannando tutti gli altri impulsi provenienti dal mondo extracristiano. Persino la giornata non si conteggiava secondo l'orario cronologico, ma religioso. Non si diceva: ci alziamo alle sei del mattino ma al Padre Nostro. Non si pranzava a mezzogiorno ma all'Angelus. Non si faceva la merenda alle 15 ma al Vespro. Non si cenava alle 20 ma all'Ave Maria. Oggi non è più così. Le due sfere sono distinte e necessita una mediazione tra fede e cultura, fra religione e costume. Il che non è facile né scontato. Noi siamo usciti o stiamo uscendo da una società teocratica, dove cioè tutto veniva pensato secondo l'autorità di Dio, o del padre, o del maschio, del re, del Papa considerati investiti da Dio. Le cose, la vita, il cibo, il denaro, il commercio, tutto veniva giudicato buono o cattivo, lecito o illecito, morale o immorale in base a quello che dettava l'autorità della chiesa. Esempio pratico ci viene da quanto affermava S. Ignazio di Lodola, nel 1500, fondatore dei Gesuiti: "se tu sei convinto che quest’oggetto sia bianco, ma la chiesa te lo dice nero, tu deve rinunciare alla tua afferma zione, alla tua conoscenza, alla tua coscienza, devi dire nero". Cioè, la verità delle cose nasceva dall'autorità di chi bene o male s'identificava con Dio, e non dalla realtà’, dall'evidenza delle cose stesse verso le quali il soggetto doveva porre attenzione e stare in ascolto. In effetti, non esisteva il mondo laico, l'approccio laico alla realtà, ma solo il mondo religioso con i suoi dogmi, i suoi precetti, i suoi paletti. E la società civile doveva essere docile strumento, anche coercitivo e punitivo, al suo servizio. Nell'ultimo mezzo secolo questa logica è saltata perché attraverso le scienze, la democrazia, i dritti del l'uomo, la dignità della persona umana, la libertà religiosa, il valore della ragione (tutti elementi messi in evidenza dallo stesso Concilio Vaticano II del 1965) è sorto un altro mondo, quello della laicità. Non intendiamo laicismo cioè atteggiamento contro la sfera del sacro. Ma per laicità intendiamo un nuovo metodo, una nuova mediazione fra la Bibbia, la Chiesa, l'autorità della stessa da una parte e la validità di tutto ciò che ha un rapporto con l'umano dall'altra. Per cui non va ripetuta la Bibbia tale quale con le sue asserzioni estrapolate, ma vanno nella Bibbia cercati dei criteri per affrontare i problemi d'oggi.
                                   Ispirati sono i criteri di giudizio, non le singole parole.
Si, la Sacra Scrittura non dà soluzioni, ma dei criteri per essere fedeli ai due mondi, o alle due componenti dello stesso mondo: quello di Dio e quello dell'uomo. Nel senso: che cosa direbbe Dio attraverso la Bibbia (Parola di Dio) all'uomo d'oggi? Allora mettiamo subito le mani avanti perché c'è un pericolo da evitare e si chiama ideologia: precompressione, pretesto, pregiudizio. Sempre in agguato è un'interpretazione "ideologica" della Bibbia. Cioè se io parto dall'idea che in America Latina la miseria si risolve con la scelta in favore dei poveri e quindi con una guerra di liberazione (o giù di li), io troverò nella Bibbia tutti i testi che difendono i poveri, e perciò i metodi violenti per la loro liberazione sociale. Ma se io invece parto dal l'idea che il problema si risolve mettendo al governo un capo forte, un dittatore (tipo Franco in Spagna negli anni 30 del secolo scorso) io troverò nella Bibbia tutti i testi ché difendono la dittatura definendola addirittura protettrice del proprio popolo. E se parto dall'idea che Io stesso problema si risolve in un altro modo ancora troverò nella Bibbia tutti i testi che difendono la mia ipotesi.  Cioè la tentazione di cercare in essa conferma alle mie scelte e alle mie prevenzioni è molto forte. Nel suo piccolo ciò avviene anche per esempio nella messa. Se un tizio frequenta con la pretesa di sentirsi confermato nella sua fede (vera o presunta che sia) e poi si trova davanti ad un prete che fa delle riflessioni un po' sopra le righe, come si suol dire, anticonvenzionale e contro corrente (anche se oggettivamente ineccepibili), si sente sfasciare tutta la sua impalcatura e quindi si corazza ben bene dando dell'eretico a quel predicatore ed iniziando  addirittura una caccia all'uomo per rimuoverlo, in quanto devia secondo lui, il popolo devoto dalla retta strada. Il potere equivoco dell'ideologia nel trattare le realtà sacre, il verbo di Dio, e quindi la realtà umana ed etica del nostro tempo.
                            E le affermazioni della bibbia in contraddizione fra di loro?
La gente anche comune, non addetta ai lavori, si fa sempre più questo tipo di domande. E qui bisogna in parte dare loro ragione perché delle contraddizioni esistono, anche se poco più sotto daremo un criterio di spiegazione. Qui vale la pena citare degli esempi, tralasciando i versetti di riferimento per non appesantire il testo. Gesù dice: "Non andate fra i pagani, perché io sono venuto solo per le pecore della casa d'Israele". Ed altrove: "Andate in tutto il mondo e convertite tutti i popoli alla mia causa". Domanda: Gesù è venuto solo per i suoi del casato ebreo o per tutti? E' un patriota oppure un cittadino del mondo, un multietnico? Gesù dice: "non giudicate per non essere giudicati". Ed altrove: "Dai frutti conoscerete l'albero". Allora rispettare la privacy oppure divulgare informazioni sui comportamenti umani? Affermava un politico italiano: "a pensare male si fa male, ma si indovina sempre". Gesù dice: "Guai a voi ricchi". Ed altrove in una parabola elogia i dipendenti che hanno trafficato ben bene i cinque o dieci talenti, mentre biasima colui che avendone ricevuto uno solo fa il furbetto e lo nasconde sotto terra. Domanda: ma qui Gesù è un capitalista od un marxista? Indubbiamente la domanda non me la faccio io, la pongo in bocca ad un ipotetico interlocutore. Però ci si metta nei panni di un commercialista credente oggi che si trova con delle regole economiche oggettive da una parte e dall'altra un "beati i poveri", quante alchimie deve fare costui con il Vangelo? E come ne esce? Gesù dice: "Chi non è con me è contro di me e chi è contro di me disperde". Ed altrove agli apostoli: "Chi non è contro di voi è con voi". Il Maestro è intollerante o pacifista? Gesù dice: "Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi perseguitano". Ed in un altro passo: "Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. A separare i genitori dai figli e i padri dalle madri". Ma il Signore opera unità o divisione? Gesù dice: "Venite a me che sono mite ed umile e di cuore."Ed altrove prende la frusta e caccia fuori i mercanti dal tempio oppure minaccia la fine del mondo: "Andate via da me maledetti nel fuoco eterno “. Altra espressione: "io sono il buon pastore e vado in cerca della pecora smarrita!" Ma altrove si legge: "Dio castiga le colpe dei padri nei figli fino alla terza e quarta generazione". La domanda: ma Dio è buonista a secondo degli umori? Misericordioso o vendicativo? Passiamo alla figura di Maria essa dice: "Sia fatta di me, Signore, secondo la tua parola"   Ed altrove proclama: "Il Signore depose i potenti dai troni ed innalzò gli umili". Ma qui Maria è un ancella del Signore oppure una femminista no global? In riferimento al sesso si legge: "Abramo, padre dei credenti, stante la sterilità della moglie Sara, si accoppiò con la schiava Agar". Ed altrove si ribadisce il contrario: "Non commettere atti impuri". Andiamo all’apostolo Paolo: in una lettera proibisce alle donne di parlare in pubblico e le obbliga a sottostare ai propri mariti. Ma nella lettera ai Romani saluta alcune donne che definisce apostole e animatrici di comunità. Paolo è per l'uguaglianza dei sessi oppure un misogino? Mi sono limitato ad alcune citazioni e, ripeto, gli interrogativi del dubbio non partono dal sottoscritto, ma da molte persone che hanno una certa dimestichezza con la Bibbia.
                                                       Istruzioni per l’uso
 Prima di leggere la Bibbia bisognerebbe conoscere a sufficienza l'ambiente, il tempo gli usi e costumi, la morale, il concetto di famiglia, di denaro, la pratica della schiavitù di allora. Nonché il significato delle parole sia del Vecchio come del Nuovo Testamento, fra i quali, non si dimentichi, ci passa qualche secolo di distanza e quindi un certo cammino anche positivo si desume sia stato fatto. Inoltre approfondire e capire in quale situazione è stata proferita un'espressione, una proibizione, una beatitudine, una condanna. E poi apprendere a distinguere quali sono i brani storici, letterali, e quali invece “letterari", cioè simbolici, mitici, leggendari, metaforici, trasfigurativi, sapienziali, apocalittici... Qualcuno potrà anche obbiettare: ma qui è proprio un rompicapo. No, sono solo istruzioni per l'uso. Una volta in possesso della chiave di lettura, il cosiddetto passpartout, si può accedere a tutte le stanze, cioè comprendere le varie componenti del libro sacro, nonché la storia della chiesa, eventuali intuizioni o manipolazioni. Ma continuare a citare brani della Bibbia senza "relativizzare" cioè relazionare il detto e il fatto alla mentalità del tempo, significa confondersi e confondere. Opera controproducente. E concludere a torto che nella Bibbia c'è di tutto e il contrario di tutto.

Autore:
Albino Michelin
26.06.2009 

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