venerdì 10 luglio 2015

CENTENARIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE: RIELABORARE L'INUTILE STRAGE

Il 28 luglio1914 l’impero austroungarico dichiara guerra alla Serbia. L’anno successivo il 24 maggio pure l’Italia vi si aggiunge con alcuni paesi amici. La cessazione delle ostilità viene firmata il 4 novembre 1918. Da allora le nazioni europee vengono coinvolte chi da una parte chi dall’altra e saltano tutti gli assetti internazionali. Molti comitati si sono già costituiti per celebrare l’evento. Ma ambiguo e discutibile resta il senso da attribuirvi: nostalgia di gloria patriottarda o lezione di pace per le nuove generazioni? Fuori luogo che quella fu, come disse il Papa di allora Benedetto XV, Giacomo Della Chiesa, una inutile strage. Le cifre sono drammatiche: dagli 8 ai 65 milioni fra militari caduti e deceduti per malattie conseguenti. Per limitarci all’Italia: 700 mila soldati morti, 500 mila mutilati, 300 mila prigionieri abbandonati perché considerati disertori. Il numero dei civili non fu registrabile. Il territorio teatro della prima guerra mondiale è stato la Venezia Giulia, il Veneto, il Trentino. Cioé la zona montana e pedemontana del Norditalia. Innumerevoli sono i sacrari o cimiteri di guerra. Da Redipuglia, a Nervesa, a Pederobba, al Monte Grappa, ad Asiago, a Tonezza del Cimone, al Monte Pasubio. Alcuni solo italiani, solo austriaci, solo francesi, altri misti. Con nome, oppure anonimi con inciso sul marmo ”Presente”. Molti e forse giustamente tendono a rielaborare il senso dell’evento, sia a livello di linguaggio, di letteratura, di musica, e di urbanistica. Le nostre fanfare e corpi bandistici eseguono ad esempio spesso con enfasi marziale l’inno Monte Grappa e Piave. Il testo del primo in succinto dice: ”Monte Grappa tu sei la mia patria…contro te già s’infranse il nemico...le tue cime vietate all’odiato stranier.” Il resto del secondo: ”Il Piave mormorava…non passa lo stranier…Il Piave rosso del sangue dei nemici mormorò, indietro o stranier…” Sempre sulla rielaborazione del linguaggio pure la preghiera dell’Alpino (con ogni rispetto ad un corpo solidale e altruista) andrebbe riveduta: ”Madre di Dio concedi alle nostre armi il giusto premio della vittoria…benedici e sorridi ai nostri battaglioni. Amen” Recitata nelle messe non fa certo un bel sentire. Scritta nel 1935 dal Colonnello Sora non rispecchia troppo spirito evangelico. Ci riporta all’epoca in cui ogni nazione cattolica benediceva armi e cannoni per eliminare altre nazioni cattoliche al motto ”Dio con noi”. Da aggiungere anche la teologia cattolica del tempo, interpretata da Agostino Gemelli, frate francescano, al cui nome sono stati dedicati diversi ospedali italiani, profondo psicologo, il quale si espresse stranamente a favore della guerra. In qualità di consigliere  del General  Cadorna, condottiero delle Forze Armate,  e padre spirituale dell’esercito  nei suoi due libri ”La filosofia del cannone” e “Psicologia militare” scrisse che la guerra ha un valore provvidenziale ed  espiatorio. Lo spargimento di sangue innocente è una forma di espiazione delle colpe del genere umano. Egli teorizza anche sul cannone quale catechismo di educazione religiosa. ”La patria ha il diritto di reclamare il sacrificio dei propri figli.” Inoltre va pure rielaborato il linguaggio dei monumenti religiosi e civili. E’ stata costruita qualche anno dopo una maestosa chiesa a Montebelluna di Treviso dedicata a nostra Signora delle Vittorie. I turisti stranieri si domandano: vittoria contro chi? Non apparteniamo tutti allo stesso genere umano? Da che parte stanno le Madonne? Per non citare tante feste patronali del Veneto dedicate alla Madonna per aver protetto le loro popolazioni dal barbaro tedesco. Una   ulteriore rielaborazione ancora è quella concernente la toponomastica, cioè la dedica dei monumenti e delle strade. A Bassano del Grappa si è fatta la proposta di abolire la via dedicata al Generale Cadorna. Conduttore dell’esercito, figura discussa, con nessuna considerazione della vita dei sodati che mandava all’assalto senza protezione e inzuppati di superacoolici, o che decimava senza pietà i dissenzienti e i pavidi della prima linea. Follia trattare gli esseri umani come carne da macello. Dedicargli questa via a suo tempo fu un errore, mantenerla oggi è connivenza e colpa imperdonabile. Sono degne di encomio alcune rielaborazioni già iniziate che manifestano una maturazione etico-morale-religiosa nel riconsiderare l’inutile strage. Un esempio è quello di Moriago della Battaglia-Treviso dove accanto alla stele degli Arditi si è costruito già nel 1965 un monumento dedicato alla Vita e alla Pace. Pure quello di Tonezza del Cimone, Vicenza, dove il cimitero militare austriaco con mille sepolti è stato ribattezzato nel 2006 “Monumento della Concordia e della Pace“. Occasione opportuna infine per rielaborare il centenario è quella di organizzare accanto alle tante escursioni e pellegrinaggi ai santuari di cui gli italiani vanno sempre più ghiotti, anche degli itinerari per visitare i luoghi e sacrari della Prima Guerra mondiale. L’orrore di quella inutile strage non va solo celebrato, ma soprattutto ricordato, riconosciuto e condannato.  Per non ripeterlo.

Autore:
Albino Michelin
09.07.2014

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