mercoledì 8 luglio 2015

TERREMOTO IN ABRUZZO, RICOSTRUZIONE E CONSIDERAZIONI MORALI

Alle ore 3.32 del 6 aprile 2009 si è abbattuto con violenza sul capoluogo abruzzese e su parte della sua provincia un terremoto devastante provocando quasi trecento morti, circa 1500 feriti, 55 mila sfollati. Secondo stima approssimative sarebbero necessari almeno 12 miliardi di euro solo per la ricostruzione della città. Nella massa degli italiani tanto fu il cordoglio, esemplare la solidarietà tempestiva. Ma ora, rientrate le prime forti emozioni vengono anche archiviate le presenze di cerimonia e le passerelle elettorali. Nei tre giorni successivi al sisma si sono visti una dozzina di ministri alternarsi sui balconi della sciagura, circondati da tanto di guardia del corpo e da fotografi, da giornalisti e cortigiani di ogni sorta. Anche qualche uomo di chiesa sarebbe stato meglio si fosse presentato in veste non ufficiale, meno reclamizzato. Certe presenze sembrano accorciare le distanze, mentre invece le mantengono se non addirittura le aumentano. E subito è iniziato il balletto delle proposte per reperire quote di denaro pubblico da destinare a l'Aquila. Prima di elencarne qualcuna vanno premesse due domande, che forse stanno alla radice del problema. Con quali soldi lo Stato finanzierà la ricostruzione, con quelli dei ricchi o con quelli dei poveri? Come mai si continua a investire miliardi di euro per gli armamenti e si fa una fatica di Ercole a programmare una finanziaria con qualche spicciolo in più per emergenze umanitarie? Questi sono interrogativi morali che dovrebbero stare alla base di uno stato etico, non continuando a lisciarci la bocca con l'Italia Stato cattolico. Una delle proposte: introdurre il terremoto abruzzese nell'elenco delle casuali di destinazione del 5x mille della tassazione Irpef che il cittadino può devolvere spontaneamente alle associazioni no profit, cioè di volontariato. Va detto subito che questa è purtroppo un'operazione sbagliata e offensiva perché sottrae risorse alla solidarietà. Invece di prenderle dalle spese militari, dalle rendite finanziarie, dal ripristino dell'lci sulla prima casa per i ceti più abbienti, oppure dalla rinuncia a inutili faraonici progetti di spesa come il ponte sullo Stretto di Messina, o dalle fasce più ricche della popolazione. E poi lo Stato che viene messo in concorrenza con le associazioni no profit rischia di scatenare una guerra fra i poveri.
                                    Otto per mille: sostenere la chiesa, ma anche lo Stato
 Oltre al 5x mille esiste anche l'8x mille. E su questa aliquota nessuno si espone a dare un'adeguata informazione. Quando questa viene destinata dal contribuente allo Stato deve essere impiegata con precisi scopi. 1) Per calamità naturali 2) per la conservazione dei beni culturali. Ora invece in Italia succede che chi non specifica per iscritto destinazione "Stato", destinazione valdesi ecc. e lascia in bianco la casella corrispondente, il suo contributo non va da nessuna parte, ma viene devoluto alla chiesa cattolica. Se il Governo, com'è giusto che sia, attivasse una campagna di sensibilizzazione per destinare l'8x mille allo stato, andrebbe a ledere gli interessi della chiesa che grazie al meccanismo della ridistribuzione delle quote inespresse raccoglie circa un miliardo di euro all'anno. Qui non si mette in nessun dubbio la bontà delle finalità che parrocchie e associazioni cattoliche portano a compimento, si sta parlando di trasparenza e di adeguata informazione. Queste gherminelle sanno di furbizia all'italiana e dovrebbero essere bandite prima di tutto dalla chiesa. Chi vuole sostenere la chiesa cattolica ha tutto il diritto, ma lo dica e certifichi nel formulario dei redditi. Diversamente registri la sua quota in favore dello Stato e così si ha la garanzia che dovrebbe essere impiegata per la ricostruzione post terremoto, se si resta nell'ambito del nostro caso. Invece abbiamo da una parte la chiesa che ramazza tutto e dall'altra lo Stato che non parla e non si spiega perché quel fondo venne già depauperato per tappare falle di bilancio o per finanziare azioni di guerra in Afghanistan. Si preferisce dunque che lo Stato entri in competizione con le già povere associazioni di volontariato piuttosto che con la chiesa cattolica italiana sull'8x mille.
                             14 miliardi di euro per gli aerei F35? Su quelli non si discute.
Si sa che nel lontano 1954 Raoul Foullerau chiese agli Usa e alla Russia un corrispettivo in denaro di due soli aerei da guerra sufficienti a risanare tutti i lebbrosi del mondo. Venendo a conoscere le varie cifre di offerte, collette, autofinanziamenti, ecc. come non pensare ad un'altra cifra quella di 14 miliardi che l'Italia dovrebbe spendere da qui al 2026 per gli aerei da guerra F35. Aerei che non servono per combattere il terrorismo e per normale difesa dei confini, ma avrebbero lo scopo di colpire gli obiettivi e ridurli come le case che abbiamo visto ad Onna e all'Aquila: un cumulo di macerie. Bloccare queste operazioni sarebbe semplicemente un gesto di buon senso e di non spreco. E poi sempre per non gravare sulle spalle dei poveri sarebbe opportuno varare un decreto legge con urgenza, magari dalla sera alla mattina (come si voleva fare dopo la morte di Eluana Englaro allo scopo di proibire e penalizzare l'eutanasia, il testamento biologico ecc.) per ridurre e tagliare a dimensioni meno scandalose lo stipendio dei parlamentari.
Ma qui si tocca un nervo scoperto e quindi maggioranza e opposizione tutti bellamente d'accordo perché non si metta mano alle loro tasche. E completiamo il quadro: in riferimento alla predica del Cardinal Tettamanzi di Milano nella notte di Natale 2008 rendere più sobri gli svolazzi setacei dei cardinali, vescovi, prelati, uomini di chiesa e devolvere il ricavato a necessità impellenti, come nel caso dell'Abruzzo. Non basta raccogliere collette alle porte delle chiese e riservare una domenica per le elemosine ai sinistrati: è uno stile di vita che si dovrebbe inaugurare. E poi un'astuzia ancora: quella di nascondere ai cittadini l'operato delle "Banche" armate, intendiamoci "banche" e non "bande". Nessuna informazione sulle attività degli Istituti di credito che appoggiano le ditte costruttrici di armi e gli armamenti in genere. Fiumi di euro che sfuggono al controllo degli italiani e che potrebbero essere impiegati per queste emergenze. Una riflessione si può fare anche per quanto riguarda le priorità. Certo i monumenti, le chiese, i musei sono espressioni dello Spirito di alto valore umano e religioso. Però andrebbe pure ricordato al nostro popolo che i finanziamenti di prima necessità vanno per costruire le case e gli edifici abitativi. Pubblicizzare in continuazione che a l’Aquila le chiese diroccate sarebbero un centinaio, poco più poco meno, e quindi sarebbe pressante il loro ripristino e si sollecitano privati, enti, istituzioni a questo scopo è alla fine svalutare l'uomo e la sua dignità. Se Gesù è nato: Povero in una stalla, non credo si disturbi ritornare fra la gente nelle messe celebrate in tende di emergenza, anziché nei templi rinascimentali splendenti di ori e di luci. Questo non è un discorso dissacrante, non è laicismo becero, ma sana laicità, cioè dare priorità alle necessità dell'uomo. E chi è credente lo faccia ovviamente in nome di Dio.

Autore:
Albino Michelin
29.05.2009

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